Petrolio, il vertice Opec Plus è oggi Quasi certa la proroga dei tagli
La convocazione anticipata fa capire che c’è un’intesa anche sul rispetto delle quote
L’Opec si riunirà oggi alle 14 e due ore dopo ci sarà il vertice allargato, con la Russia e gli altri alleati: la convocazione anticipata ora è ufficiale. Il che significa che il maxitaglio della produzione di petrolio proseguirà almeno per tutto il mese di luglio e che i Paesi indisciplinati , tra cui Iraq e Nigeria, hanno dato segni di ravvedimento.
Non c’è alcuna certezza ovviamente che tutto vada liscio (e agli ultimi incontri della coalizione le sorprese non sono mancate). Ma il mercato ormai scommette su un esito favorevole: il vertice in origine era in programma il 9 e 10 giugno e nessuno avrebbe modificato l’agenda se le trattative fossero state ancora in alto mare. Le quotazioni del petrolio, grazie anche alla sorpresa positiva sull’occupazione Usa, hanno dunque spiccato il volo: il Brent – più che raddoppiato dai minimi di aprile – ha guadagnato oltre il 5% spingendosi sopra 42 $, mentre il Wti ha sfiorato quota 40 $, cancellando l’effetto coronavirus.
Le indiscrezioni sullo sblocco delle trattative nell’Opec Plus, che avrebbe reso possibile l’anticipo al weekend della decisione sui tagli, circolavano già da qualche ora prima che sul sito dell’Organizzazione degli esportatori di greggio comparisse la nuova convocazione. Una svolta positiva era stata confermata alla Reuters anche dal ministro saudita Abdulaziz bin Salman: «Al momento sperabilmente ci sono le condizioni per garantire che gli incontri abbiano successo».
I dettagli dell’intesa restano vaghi e ufficiosi: nient’altro che rumor, probabilmente diffusi ad arte da russi e sauditi, di nuovo compatti al timone dell’Opec Plus. Ma salvo sorprese dell’ultimo minuto ci sono già almeno due punti fermi. Il primo è che il taglio di produzione rimarrà fermo a 9,7 milioni di barili al giorno anche a luglio: una proroga di un mese è stata accettata da tutti, Russia compresa, anche se Riad potrebbe ancora insistere per prolungarla ulteriormente. Il secondo punto è che non sarà più tollerato un rispetto parziale degli impegni: chi ha ridotto la produzione troppo poco – Iraq, Nigeria, Angola e per i non Opec il Kazakhstan – dovrà allinearsi, forse persino recuperare i tagli arretrati. Un compito sovrumano soprattutto per Baghdad, che – con le finanze dello Stato al collasso e una dipendenza dal petrolio superiore al 90% – questo mese dovrebbe rinunciare a più di 1,5 mbg, un terzo della sua capacità produttiva. Se l’Opec Plus si impuntasse davvero su questi numeri il vertice potrebbe incagliarsi.
In compenso il Messico, che aveva minacciato di mandare a monte gli accordi di aprile, stavolta non dovrebbe creare problemi: puntando i piedi non solo aveva ottenuto di dare un contributo ridotto ai tagli, ma anche di essere assolto dagli obblighi da luglio in avanti.
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