Super Bce sui BTp: a fine anno ne avrà il 20%
La quota in Bce sale più velocemente del debito: era al 18% a fine 2019
Ufficialmente non è ancora il maggior «creditore» del Governo italiano, ma presto lo diventerà, a maggior ragione dopo la decisione presa due giorni fa di incrementare di ulteriori 600 miliardi di euro il programma legato all’emergenza pandemica (Pepp) e di estenderlo almeno fino al giugno 2021. Il ruolo fondamentale assunto di recente dalla Bce a sostegno del nostro debito pubblico non si scopre certo ora, e il contenimento dei rendimenti dei BTp lo dimostra, ma i dati che potrebbero emergere da qui a qualche mese sono davvero rilevanti.
Entro fine anno l’Eurotower potrebbe infatti far posto nei propri forzieri ad almeno un quinto del debito pubblico italiano, sopravanzando quindi ogni altra categoria di detentore e in particolare gli investitori esteri che fino a qualche mese fa (prima di darsi alla fuga) possedevano la maggioranza relativa dei titoli. «La quota del debito delle amministrazioni pubbliche italiane detenuta da Bce e Banca d’Italia potrebbe essere ben al di sopra del 20% entro la fine del 2020» conferma Dennis Shen, analista capo per l’Italia di Scope Ratings,che confronta il dato con il circa 18% della fine del 2019 e il 5% precedente l’inizio del piano di riacquisti del marzo 2015.
Nel 2020 gli acquisti di Francoforte avverranno quindi a una velocità ancora più rapida della crescita del debito italiano, che per far fronte alla crisi Covid-19 sarà già di per sé rilevante. Difficilmente però la storia è destinata a concludersi a dicembre, come ha fatto intendere il presidente Bce, Christine Lagarde. «Entro giugno 2021 - avverte Shen - la quota del debito italiano nel bilancio dell’Eurotower potrebbe facilmente aggirarsi o superare il 25%, in particolare se il Pepp dovesse essere ancora aumentato».
Tre sono gli scenari disegnati da Scope Ratings: in quello basato sulle decisioni di giovedì scorso e sul rispetto del criterio delle partecipazioni al capitale Bce nella distribuzione degli acquisti, l’Eurosistema potrebbe possedere entro il 2021 circa 675 miliardi di debito italiano, il 25% del totale. Se invece vi saranno ulteriori ritocchi al Pepp, che il mercato non esclude, la quota è destinata inevitabilmente a lievitare. «In caso di estensione dall’attuale dimensione di 1,35 miliardi fino a 1,85 miliardi, le posizioni sui BTp potrebbero raggiungere 735 miliardi e quindi il 25-30% del debito pubblico e se poi la Bce dovesse derogare in modo significativo alle quote di capitale a favore dell’Italia - aggiunge Shen - l’ammontare di titoli detenuti salirebbe a 820 miliardi per aggirarsi quindi attorno al 30%».
In ogni caso si tratta di numeri importanti e destinati ad avere un inevitabile riflesso non soltanto sui rendimenti dei BTp, ma anche sullo stesso occhio attraverso cui le agenzie di rating guardano il debito italiano. «Le crescenti posizioni detenute dalla Bce rallentano la velocità di deterioramento del merito di credito sovrano italiano, anche se i livelli di debito aumentano notevolmente», sottolinea l’analista di Scope Ratings, che tre settimane fa ha confermato il giudizio «BBB+» sull’Italia abbassando però l’outlook da «stabile» a «negativo».
L’altra faccia della medaglia, a detta di Shen, è che il trasferimento «temporaneo» di una quota crescente del debito italiano nel bilancio dell’Eurosistema «permette al Paese di guadagnare tempo per affrontare le crescenti sfide della sostenibilità del debito, ma non risolve certo le sue fragili dinamiche». Ancora una volta la Bce è sì necessaria, ma purtroppo non sufficiente a toglierci dai guai.
Secondo Scope Ratings, a fine 2021 la quota di debito italiano in Bce salirà oltre il 25%