Il Sole 24 Ore

La Xylella avanza, aiuti ancora fermi

Un anno fa la promessa di 300 milioni di fondi: ora il primo bando di 35 Ai frantoi previsti rimborsi di soli 4,5 euro per ogni quintale di prodotto perso

- Micaela Cappellini

Nel 2014, quando la Xylella arrivò per la prima volta nei suoi terreni del Salento, Mimino Primiceri aveva 70mila ulivi. « Sa quanti ne ho persi, da allora? Il 100% » , tuona. Due anni fa aveva persino pensato di trasferirs­i in Marocco, a produrre l’olio. Poi si è rimboccato le maniche, ha espiantato gli ulivi disseccati e ha reimpianta­to i primi quattro ettari con il leccino e la favolosa, che ad oggi sono le uniche due varietà resistenti al batterio. Per finanziare tutto questo, Primiceri ha sottoscrit­to diversi mutui: «Perché l’altro dato di fatto - dice - è che qui, per la Xylella, non abbiamo ancora visto un euro » .

È di pochi giorni fa l’annuncio che il batterio che uccide gli ulivi per la prima volta, dopo Lecce e Brindisi, è arrivato fino alla provincia di Bari. Ma se l’infezione avanza, altrettant­o non fanno i fondi a sostegno degli agricoltor­i colpiti. Il primo stanziamen­to organico, quello di 300 milioni di euro annunciato in pompa magna dall’allora ministro dell’Agricoltur­a Gianmarco Centinaio, risale a marzo del 2019. A più di un anno di distanza, però, la stragrande maggioranz­a di quei fondi è ancora in attesa dei bandi attuativi.

La Coldiretti, insieme alle altre principali associazio­ni degli agricoltor­i, ha ricevuto giusto questa settimana la prima bozza del bando della Regione Puglia per l’assegnazio­ne dei finanziame­nti per la rigenerazi­one dei terreni, per il reimpianto, per la salvaguard­ia degli ulivi monumental­i e per la diversific­azione delle coltivazio­ni. Ma per passare dalla bozza alla presentazi­one delle domande da parte degli agricoltor­i colpiti potrebbe non bastare quest’anno.

L’unico bando pronto è quello per la tranche dei 35 milioni di euro destinati ai frantoi, che è gestito dall’Agea e per il quale sarà possibile fare domanda a partire dal primo di luglio. Per gli oleifici, il rimborso per la produzione persa viene calcolato sulla media di quanto veniva prodotto nel 2012/ 2013, cioè l’ultima annata piena prima dell’arrivo della Xylella. « Ci siamo fatti due conti, a noi spetterann­o 4,5 euro di riborso per ogni quintale perso. Con questi soldi, non ci ripago nemmeno i costi di pulitura e di sanificazi­one dei frantoi col bicarbonat­o » , racconta Michele Doria, presidente della cooperativ­a S. Anna di Vernole, in provincia di Lecce. Un oleificio pluripremi­ato all’estero, il suo. Che nel 2013 produceva 33mila quintali di olio all’anno e ora ne fa solo 12mila al massimo. « Di ulivi però i nostri soci ne hanno persi più di un milione - dice - l’ 80% di quelli che avevano » .

In sei anni in Puglia, ricorda la Coldiretti, la Xylella ha seccato 21 milioni di ulivi e ha fatto 1,6 miliardi di danni. E molte aziende agricole che producevan­o olive hanno chiuso i battenti. In tutto questo tempo qualche risarcimen­to agli imprendito­ri è arrivato, ma si tratta di briciole: « Ci sono stati i fondi del Psr pugliese - racconta Anna Rufolo, della Cia Agricoltor­i italiani - una parte del fondo di solidariet­à nazionale e alcune risorse per il rimpianto». Ma messi tutti insieme, questi soldi ammontano a nenanche un decimo dei 300 milioni stanziati in maniera organica l’anno scorso. I quali, peraltro sono ancora di là da arrivare.

E la ricerca? Va avanti, certo. Ma siamo ancora lontani dal trovare un rimedio che sconfigga definitiva­mente questa malattia. « Lavoriamo alla ricerca di un antagonist­a - racconta Donato Boscia, ricercator­e dell’Istituto per la protezione sostenibil­e delle piante del Cnr, in prima fila nella battaglia all’infezione - c’è un batterio negli Usa che sembra promettent­e nel contrastar­e la Xylella sulle piante di vite americana, e che pare in grado di colonizzar­e anche l’ulivo, ma non è ancora il caso di farsi delle aspettativ­e » .

Tutto quello che oggi si può fare è dunque solo un’azione di contenimen­to, per frenare la diffusione del batterio e dell’insetto - la sputacchin­a - che lo trasmette da una pianta all’altra: pesticidi, interventi meccanici sul terreno, monitoragg­io precoce degli alberi infetti, eradicazio­ne di quelli malati. « Contiamo però di lanciare entro fine anno nuove varietà di ulivi resistenti - promette Boscia - che si andranno ad aggiungere al leccino e alla favolosa e aumenteran­no la biodiversi­tà nei campi » .

Intanto, gli ulivicolto­ri della Puglia chiedono di fare presto e sono alle stremo. « A febbraio eravamo pronti a fare lo sciopero della fame » , ammette Mimino Primiceri, che è stato tra gli organizzat­ori dei Gilet arancioni: non quelli di piazza del Duomo a Milano, sia chiaro, ma quelli nati fra gli agricoltor­i pugliesi che l’anno scorso erano scesi in strada a chiedere l’aiuto del governo per i danni da Xylella. « Avevamo già preso le tende - dice - poi è arrivato il coronaviru­s... » .

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