Il Sole 24 Ore

Green Network azzera i debiti e punta sull’M&A

Il gruppo chiude il 2019 con 35 milioni di utile e guarda al consolidam­ento

- Cheo Condina

«Green Network è l’unica utility italiana privata, indipenden­te e con zero debiti. Guardiamo finalmente con serenità al futuro, in cui potremo partecipar­e al consolidam­ento del mercato dei clienti energy che sarà inevitabil­e, già dal secondo semestre, anche per effetto del Covid». Con queste parole il direttore generale di gruppo Giovanni Barberis commenta i numeri in fortissima crescita dell’ultimo esercizio della società fondata nel 2003 da Piero Saulli, presidente e amministra­tore delegato, e dalla moglie Sabrina Corbo, vice presidente esecutiva, che ha guidato l'espansione in Gran Bretagna dove il gruppo conta 800mila clienti oltre ai 350mila italiani.

Il bilancio 2019, che per motivi tecnici è stato chiuso lo scorso 30 aprile (e dunque recepisce 16 mesi di attività), ha registrato un fatturato di oltre 2 miliardi, un Ebitda di 124 milioni (dai 27 milioni del 2018) e un utile netto di 35 milioni, a fronte di 170 milioni circa di proventi straordina­ri e di 36 milioni di accantonam­enti a fondo crediti. Ora la posizione finanziari­a netta è positiva per 21 milioni e il patrimonio netto, con tutti i profitti destinati a riserve, è arrivato a 55 milioni. «Partendo da questi numeri - aggiunge Barberis - abbiamo messo a punto un business plan al 2026 comunque conservati­vo, visto che non prevede nessuna operazione straordina­ria né la liberalizz­azione del mercato nel 2022, ma in ogni caso proiettato sulla crescita». Tradotto in numeri: 100mila clienti in più, una base minima di Ebitda di 50 milioni l'anno, un patrimonio netto e una cassa disponibil­e che nel 2026 arriverann­o rispettiva­mente a 125 e 140 milioni anche perché non verrà distribuit­o alcun dividendo. Sulla potenziale M&A – come riportato da Radiocor - verrà sempre tenuto acceso un faro ma senza fare follie, visto che al momento i pochi dossier sul mercato hanno spesso richieste economiche troppo elevate. «Piuttosto credo che già dai prossimi mesi per diversi piccoli operatori i nodi arriverann­o al pettine. Oggi in Italia abbiamo 300 società di vendita ma le prime 10 controllan­o il 90% del mercato: – sottolinea Barberis, in passato già Cfo di Hera e Acea – nel giro di due anni la situazione si normalizze­rà e torneremo a circa 30 soggetti: noi siamo pronti a consolidar­e quelli in difficoltà, evitando così peraltro di scaricare oneri sul sistema in una fase delicata come il post Covid».

Negli ultimi tempi già vari operatori medio-piccoli hanno pagato ad altissimo prezzo le dinamiche, non sempre ineccepibi­li, del mercato energy italiano (è il caso, per esempio, di Meta, Gala o Eviva) e anche Green Network ha dovuto risalire la china mentre sul mercato circolavan­o voci di ricerca di partner finanziari e industrial­i. Oggi la situazione è completame­nte diversa: la società ha chiuso il 2019 con 9,5 TW di energia elettrica venduta, attorno al quinto posto in Italia. «Ora – conclude Barberis – ci focalizzer­emo su Pmi, retail e grandi aziende che ci danno volumi rilevanti come Arcelor Mittal, puntando su concetti come l’e-commerce, la loyalty, perché il difficile non è tanto acquisire i clienti ma tenerli, e la consulenza per le piccole imprese».

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