Germania, il piano di rilancio delude l’industria dell’auto
Aiuti limitati a otto miliardi su 130 e circoscritti solo ai veicoli elettrici Le ricadute negative del Dieselgate condizionano le misure del governo
Gli aiuti dallo Stato all’industria automobilistica sono diventati “politicamente scorretti” in Germania da quando è scoppiato il Dieselgate. E questo freno, che il governo di grande coalizione ha tenuto tirato negli ultimi anni ben prima dello scoppio della pandemia e durante l’ascesa del partito dei Verdi, ha finito per condizionare il pacchetto di misure di stimolo varato da Berlino per combattere la dura recessione del Covid-19. La VDA (associazione dell’industria automobilistica tedesca), nel lanciare l’allarme per «la più grande crisi degli ultimi 70 anni», ha espresso disappunto per la quota “auto” nel Konjuncturpaket da 130 miliardi. La GroKo, dopo un dibattito acceso tra e-mobilità, diesel e benzina, ha stanziato alla fine molto meno di quanto il settore automobilistico aveva chiesto, circoscrivendo gli aiuti diretti, tra domanda e offerta, alle sole auto elettriche per circa 8 miliardi. Ma la ripresa economica tedesca, per spiccare il grande salto all’insù nel 2021, avrà comunque bisogno del rimbalzo delle auto.
Gli ultimi dati sull’andamento dell’industria dell’auto in Germania sono stati resi noti lo scorso giovedì: a maggio, le immatricolazioni sono diminuite del 50% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente: un totale di 168100. Dopo il calo del 61% in aprile, la VDA ha lamentato che il mercato «rimane molto debole anche dopo l’apertura delle concessionarie». Nei primi cinque mesi dell’anno sono state immatricolate 990.300 vetture (-35%), il peggiore andamento dalla riunificazione. Male anche gli ordini, -46% in maggio, da inizio anno -34% sul mercato interno e -32% dall’estero. La produzione da inizio anno è stata di poco inferiore a 1,2 milioni di unità (-44%), il livello più basso dal 1975. E il crollo delle esportazioni per VDA è stato «eccezionalmente debole»: a maggio 105.100 autovetture sono state consegnate nel mondo (-67%) mentre nei primi cinque mesi 2020 sono stati esportati 904.900 veicoli (-43%).
L’industria automobilistica ha accolto con favore il raddoppio degli incentivi per l’acquisto di vetture elettriche con un prezzo di listino netto fino a 40.000 euro. E il taglio dell’Iva, dal 19% al 16% per sei mesi, darà un contributo aggiuntivo: i grandi produttori si sono già impegnati a fare in modo che il taglio arrivi totalmente nelle tasche degli acquirenti privati, e sconteranno a loro volta i prezzi. La Volkswagen, che è arrivata in ritardo nel mercato elettrico, punta ora a sfruttare al massimo le misure di sostegno del governo. Prima dello scoppio della pandemia, VW mirava a conquistare la leadership sul mercato mondiale della mobilità elettrica con 33 miliardi di investimenti a livello di gruppo fino al 2024, di cui 11 miliardi solo sul marchio Volkswagen, con 1,5 milioni di auto elettriche entro il 2025. Lo stabilimento di Zwickau, tra l’altro, dovrebbe produrre fino a 330.000 veicoli elettrici l’anno a partire dal 2021, per diventare il più grande produttore di auto elettriche a livello europeo.
Ma per la VDA, lo sforzo richiesto in pandemia resta colossale perchè colpisce anche l’indotto, le piccole e medie imprese, dove nove fornitori su dieci hanno un fatturato inferiore ai 50 milioni. La crisi Covid è talmente ampia e profonda da attaccare gli investimenti in R&S: l’industria auto tedesca ha speso 27,1 miliardi nel 2018 in ricerca e sviluppo, tanto quanto fatto dall’ingegneria meccanica, elettrica e l’industria chimica messe tutte insieme. Non è chiaro se riuscirà ora a mantenere questo passo. La VDA è rimasta delusa perchè l’intervento dello Stato nelle infrastrutture per l’auto elettrica si è fermato al pubblico, senza prevedere sostegni all’infrastruttura a carico dei privati.Le aziende del settore automobilistico avevano chiesto a Berlino «uno stimolo ampio», perchè l’industria prima della pandemia stava già attraversando «una trasformazione senza precedenti, dai produttori ai fornitori, dalle concessionarie alle officine per la riparazione». La maxi-manovra è molto verde. L’industria dell’auto seguirà.