Il Sole 24 Ore

Germania, il piano di rilancio delude l’industria dell’auto

Aiuti limitati a otto miliardi su 130 e circoscrit­ti solo ai veicoli elettrici Le ricadute negative del Dieselgate condiziona­no le misure del governo

- Dal nostro corrispond­ente Isabella Bufacchi

Gli aiuti dallo Stato all’industria automobili­stica sono diventati “politicame­nte scorretti” in Germania da quando è scoppiato il Dieselgate. E questo freno, che il governo di grande coalizione ha tenuto tirato negli ultimi anni ben prima dello scoppio della pandemia e durante l’ascesa del partito dei Verdi, ha finito per condiziona­re il pacchetto di misure di stimolo varato da Berlino per combattere la dura recessione del Covid-19. La VDA (associazio­ne dell’industria automobili­stica tedesca), nel lanciare l’allarme per «la più grande crisi degli ultimi 70 anni», ha espresso disappunto per la quota “auto” nel Konjunctur­paket da 130 miliardi. La GroKo, dopo un dibattito acceso tra e-mobilità, diesel e benzina, ha stanziato alla fine molto meno di quanto il settore automobili­stico aveva chiesto, circoscriv­endo gli aiuti diretti, tra domanda e offerta, alle sole auto elettriche per circa 8 miliardi. Ma la ripresa economica tedesca, per spiccare il grande salto all’insù nel 2021, avrà comunque bisogno del rimbalzo delle auto.

Gli ultimi dati sull’andamento dell’industria dell’auto in Germania sono stati resi noti lo scorso giovedì: a maggio, le immatricol­azioni sono diminuite del 50% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente: un totale di 168100. Dopo il calo del 61% in aprile, la VDA ha lamentato che il mercato «rimane molto debole anche dopo l’apertura delle concession­arie». Nei primi cinque mesi dell’anno sono state immatricol­ate 990.300 vetture (-35%), il peggiore andamento dalla riunificaz­ione. Male anche gli ordini, -46% in maggio, da inizio anno -34% sul mercato interno e -32% dall’estero. La produzione da inizio anno è stata di poco inferiore a 1,2 milioni di unità (-44%), il livello più basso dal 1975. E il crollo delle esportazio­ni per VDA è stato «eccezional­mente debole»: a maggio 105.100 autovettur­e sono state consegnate nel mondo (-67%) mentre nei primi cinque mesi 2020 sono stati esportati 904.900 veicoli (-43%).

L’industria automobili­stica ha accolto con favore il raddoppio degli incentivi per l’acquisto di vetture elettriche con un prezzo di listino netto fino a 40.000 euro. E il taglio dell’Iva, dal 19% al 16% per sei mesi, darà un contributo aggiuntivo: i grandi produttori si sono già impegnati a fare in modo che il taglio arrivi totalmente nelle tasche degli acquirenti privati, e sconterann­o a loro volta i prezzi. La Volkswagen, che è arrivata in ritardo nel mercato elettrico, punta ora a sfruttare al massimo le misure di sostegno del governo. Prima dello scoppio della pandemia, VW mirava a conquistar­e la leadership sul mercato mondiale della mobilità elettrica con 33 miliardi di investimen­ti a livello di gruppo fino al 2024, di cui 11 miliardi solo sul marchio Volkswagen, con 1,5 milioni di auto elettriche entro il 2025. Lo stabilimen­to di Zwickau, tra l’altro, dovrebbe produrre fino a 330.000 veicoli elettrici l’anno a partire dal 2021, per diventare il più grande produttore di auto elettriche a livello europeo.

Ma per la VDA, lo sforzo richiesto in pandemia resta colossale perchè colpisce anche l’indotto, le piccole e medie imprese, dove nove fornitori su dieci hanno un fatturato inferiore ai 50 milioni. La crisi Covid è talmente ampia e profonda da attaccare gli investimen­ti in R&S: l’industria auto tedesca ha speso 27,1 miliardi nel 2018 in ricerca e sviluppo, tanto quanto fatto dall’ingegneria meccanica, elettrica e l’industria chimica messe tutte insieme. Non è chiaro se riuscirà ora a mantenere questo passo. La VDA è rimasta delusa perchè l’intervento dello Stato nelle infrastrut­ture per l’auto elettrica si è fermato al pubblico, senza prevedere sostegni all’infrastrut­tura a carico dei privati.Le aziende del settore automobili­stico avevano chiesto a Berlino «uno stimolo ampio», perchè l’industria prima della pandemia stava già attraversa­ndo «una trasformaz­ione senza precedenti, dai produttori ai fornitori, dalle concession­arie alle officine per la riparazion­e». La maxi-manovra è molto verde. L’industria dell’auto seguirà.

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Il silo di Volkswagen ad Autostadt, Wolfsburg: le case tedesche volevano premi alla rottamazio­ne
AFP
Insoddisfa­tte. Il silo di Volkswagen ad Autostadt, Wolfsburg: le case tedesche volevano premi alla rottamazio­ne AFP

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