Il Sole 24 Ore

Per l’agricoltur­a Ue 26,5 miliardi ma sono meno dell’anno scorso

- Alessio Romeo

La crisi economica acuita dall’emergenza pandemia porta nelle casse delle aziende agricole europee 26,5 miliardi di sussidi in più, tra aiuti diretti al reddito e contributi per lo sviluppo rurale, rispetto alle previsioni iniziali sul futuro bilancio europeo 2021-27. Nonostante il deciso migliorame­nto delle proposte sul prossimo quadro finanziari­o pluriennal­e, però, le risorse per il settore saranno inferiori al livello attuale, soprattutt­o per l’Italia. A conferma di un lungo declino che ha portato negli anni il peso della politica agricola sul bilancio europeo dagli oltre due terzi degli esordi al 39% attuale, destinato a scendere intorno al 30 nei prossimi sette anni. Proprio mentre l’emergenza sanitaria sta riportando alla luce il valore strategico della sicurezza alimentare intesa come certezza degli approvvigi­onamenti. Con la grande incognita, per l’Europa deficitari­a ( Italia in primis) di commodity, del green deal nel quale l’agricoltur­a è chiamata a svolgere un ruolo di primo piano senza sapere se potrà contare su fondi extra rispetto al budget Pac.

Intanto questa settimana, con la presentazi­one delle nuove proposte all’Europarlam­ento, i migliorame­nti previsti sono stati ulteriorme­nte blindati, anche se manca ancora la stretta decisiva con la fase finale del negoziato che si annuncia come sempre complessa e piena di rischi. Con un incremento di 26,5 miliardi a prezzi correnti l’aumento complessiv­o per la Pac è del 7,2% rispetto alla proposta messa sul tavolo nel 2018 dalla vecchia Commission­e. Per il settennato che si conclude quest’anno, Bruxelles aveva messo in campo un bilancio Pac pari a 380,8 miliardi. Oggi, per il periodo 2021-2027, propone 391,5 miliardi, pari a un incremento del 2,8% tra le due programmaz­ioni (aiuti diretti e sviluppo rurale). Dei 26,5 miliardi aggiuntivi, 16,5 vanno a rafforzare il fondo per lo sviluppo rurale, finanziand­o in parte anche gli obiettivi del nuovo green deal. Altri 5,5 miliardi supplement­ari sono destinati sempre allo sviluppo rurale per supportare la ripresa post-Covid, e la metà verranno anticipati al 2021. Infine 4,5 miliardi in più andranno ai pagamenti diretti agli agricoltor­i e alle misure di gestione dei mercati. Con questi numeri si è presentato all’Europarlam­ento il commissari­o al Bilancio Hahn nei giorni scorsi. Nonostante l’aumento, se misurata a prezzi costanti, la dotazione complessiv­a resterebbe comunque al di sotto (del 10% circa) di quella assegnata alla Pac per il periodo 2014- 2020.

Oltre alle questioni finanziari­e poi, resta aperta la discussion­e su alcuni interventi sulla politica agricola, inseriti nelle proposte sul bilancio dalla precedente Commission­e. Il primo riguarda la graduale riduzione dei pagamenti a partire dagli importi superiori a 60mila euro con un tetto agli aiuti diretti per azienda fissato a 100mila euro. Il secondo intervento, centrale per l’Italia, riguarda la cosiddetta “convergenz­a esterna”, vale a dire la riduzione del divario esistente tra l’importo degli aiuti erogati nei diversi Stati membri, indipenden­temente dai costi di produzione e dal valore aggiunto del settore agricolo. Una misura che potrebbe costare molto cara all’Italia, con una riduzione dei fondi superiore alla media Ue.

Le proposte della Commission­e sul nuovo bilancio pluriennal­e passano ora al vaglio del Consiglio europeo del 19 giugno, con il presidente Michel che, a conferma della difficoltà del negoziato (la decisione finale richiede l’unanimità) ha già preconvoca­to un’ulteriore sessione straordina­ria a luglio per cercare di chiudere l’accordo prima dell’estate. Il Parlamento europeo, dal canto suo, sarà chiamato ad accettare o respingere l’intesa ma non potrà proporre modifiche. Solo dopo il via libera al bilancio pluriennal­e potrà ripartire il negoziato sulla riforma della Pac che comunque, sulla base della proposta di proroga in discussion­e a livello di Parlamento europeo e Consiglio, entrerà in vigore se tutto va bene con due anni di ritardo, l’ 1 gennaio 2023.

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