La ricerca del consenso ha bloccato ogni riassetto
Per la Corte dei Conti contribuenti consapevoli solo con altre informazioni
Crescono senza sosta. Sembra un destino scolpito da decenni sulle tavole contabili che fanno da sfondo a entrate fiscali e bilancio pubblico quello delle spese fiscali. Eppure con la precisione di un orologio svizzero i cosiddetti “bonus” sono sistematicamente presenti, o quasi, all’appuntamento primaverile di ogni Def, sotto le voci “razionalizzazione” e “revisione”. Una sorta di rito che nel breve lasso di tempo che intercorre tra la presentazione del Documento di economia e finanza e il varo della legge di bilancio vera e propria vede l’impegno assunto nei quadri programmatici affievolirsi di peso, se non addirittura scomparire, sotto la spada di Damocle del probabile boomerang in termini di consensi elettorali. L’ultimo che ha operativamente provato a intervenire sulla fitta rete di tax expenditures è stato l’ex ministro Giovanni Tria, che nel preparare la manovra per il 2019 aveva ipotizzato un riordino da almeno 5 miliardi, ma con la caduta del Governo Conte 1 il piano è rimasto in un cassetto del ministero dell’Economia. Che con l’ultima manovra del Conte 2 ha rispolverato una “sforbiciata” sulle detrazioni al 19% per chi ha redditi superiori a 120mila euro.
E così al contatore azionato di anno in anno dall’apposita commissione del Mef per la redazione annuale del rapporto sulle spese fiscali non resta che salire.
Dall’ultimo report, quello dell’autunno del 2019, elaborato con una pre-selezione a monte, sono emersi 533 bonus fiscali per un valore, in termini di minor gettito, di 62,4 miliardi nel 2020. Quasi un terzo di questi sconti ha un costo per le casse dello Stato inferiore ai 10 milioni, 13 invece sono quelli che superano quota un miliardo. E proprio questi numeri fanno capire che un monitoraggio, seppure necessario, da solo non basta per affrontare di petto la questionesconti fiscali. A farlo notare è la stessa Corte dei conti: «se il monitoraggio della spesa fiscale non costituisce una base di partenza per analisi di impatto e di efficacia finisce con il fornire solo una immagine fallace del gettito potenzialmente recuperabile», sostengono i magistrati contabili.
Per aprire il Vaso di Pandora degli sconti fiscali è indispensabile far prima comprendere ai contribuentielettori la necessità e l’opportunità di ridurre la tendenza a ricorrere in senso generalizzato allo strumento del bonus fiscale. Perché c’è una chiara differenza, come sottolinea la stessa Corte dei conti, tra le agevolazioni che rispondono a obiettivi di policy condivisi, come ad esempio le politiche della famiglia, gli incentivi alla ricerca e all’istruzione o per l’accelerazione della transizione energetica, da quelle che rappresentano non giustificabili riduzioni del carico fiscale a beneficio di pochi soggetti. Il passaggio obbligato è quello di una nuova consapevolezza. Per i magistrati contabili ci si può arrivare ripensando il ciclo con cui vengono diffuse le informazioni sulle spese fiscali. Ma è forse anche necessario che il Governo faccia una scelta definitiva sugli strumenti necessari per avviare la promessa potatura uscendo dall’incertezza tra l’approccio orizzontale, con la revisione del regime un po’ caotico di franchigie e tetti massimi di deducibilità, il taglio lineare delle detrazioni e le operazioni mirate per settore. Dopo aver sminato il terreno dai rischi di bocciature elettorali e aver fatto chiarezza e sullo strumento da utilizzare, l’eliminazione dei bonus fiscali potrebbe diventare davvero possibile. Anche se per centrare finalmente l’obiettivo potrebbe essere necessario rispettare un preciso paletto evocato in passato dall’Ufficio parlamentare di bilancio: la soppressione dovrebbe essere preceduta non solo dalla quantificazione dell’impatto finanziario complessivo e dei beneficiari coinvolti, ma soprattutto da un’analisi ex-post degli effetti redistributivi che la cancellazione di ogni agevolazione determinerebbe.
Con le ultime misure salgono a oltre 550 le agevolazioni fiscali che determinano un onere per le casse dello Stato