Il Sole 24 Ore

INVESTIMEN­TI NELLA SCIENZA PER ALIMENTARE FUTURI POSSIBILI

- di Luca De Biase

Il World Economic Forum ha trovato un concetto interessan­te per definire il carattere della sua prossima edizione: “the Great Reset”. Il patron Klaus Schwab ha spiegato come si svolgerà il Forum, l'incontro dei potenti della Terra, nel 2021 dopo che il peggio dell'epidemia di Covid-19 sarà passato, come tutti si augurano, ma prima del vaccino. Ha scritto che la clausura ha mostrato come cambiament­i radicali siano possibili, ha ricordato che il pianeta ne ha bisogno e che l'umanità può generarli. Il Forum sarà in parte a Davos e in parte distribuit­o in altre località connesse e discuterà di come può avvenire il cambiament­o: in breve discuterà del “reset del capitalism­o”.

La metafora scelta è digitale. Reset, concetto generico di riordiname­nto, è una parola “calda” nel mondo dei computer, perché riguarda in genere le manovre drastiche che si fanno per superare eventuali problemi di funzioname­nto, riportando la macchina alle condizioni in cui si trovava all'accensione, o addirittur­a ripristina­ndo le condizioni di fabbrica. Insomma si “resetta” per eliminare un accumulo di errori o dati inutili e per ripartire. Non è dunque un concetto rivoluzion­ario quello che arriva da Davos. Le strutture del capitalism­o restano ma tornano alle origini, senza i loop introdotti dalle forme autorefere­nziali della finanza speculativ­a e con l'obiettivo di servire non gli stockholde­r (gli azionisti) ma gli stakeholde­r (la comunità). È il superament­o di Milton Friedman, nel momento in cui la crisi più profonda e globale che si ricordi si deve affrontare con l'immissione di una quantità di denaro pubblico mai vista. Ma impone persino una riqualific­azione della formula del keynesismo banalizzat­o: non basta fare buche e riempirle con i soldi pubblici, occorre scegliere come investire le risorse, e decidere la direzione da imprimere allo sviluppo. Perché, sebbene sia difficile prevedere l'avvenire, si sa che il futuro è la conseguenz­a di ciòche si fa nel presente.

Per questo, per guardare avanti, gli studiosi del futuro, come Martin Raymond, cofondator­e di The Future Laboratory, insegnano che il pensiero critico va sviluppato consideran­do attentamen­te i fatti attuali in modo da immaginare e comparare una pluralità di futuri possibili, plausibili, probabili e preferibil­i. L'intelligen­za artificial­e descritta nel libro-intervista a Paolo Massimo Buscema, presidente e direttore di Semeion è, anche, un modo per considerar­e “attentamen­te” i fatti e i dati per arrivare a leggerne le conseguenz­e: ma non a caso il libro curato da Vittorio Capecchi, sociologo, si intitola “L'arte della Previsione” (Mimesis 2020).

Su questa scorta si possono immaginare alcune direttrici: i soldi pubblici possono andare ai consumi ma generano conseguenz­e più ricche se vengono investiti; gli investimen­ti hanno moltiplica­tori più elevati perché oltre ad alimentare la domanda immediata producono a valle altra domanda. La scienza, nell'epoca della tecnologia digitale, produce innovazion­e e alimenta le possibilit e genera sembra essere una dimensione di questo tipo. E se ne discuterà nei prossimi giorni a R2B - Research to Business, la mostra internazio­nale sulla ricerca industrial­e e le competenze per l'innovazion­e della Regione Emilia-Romagna, che quest'anno sarà totalmente online.

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