Il Sole 24 Ore

Obiettivo rimborsi: la crisi accelera i 730

Lunedì 15 giugno il primo termine «interno» per l’invio degli intermedia­ri

- Dell’Oste, Parente, Tarabusi e Trombetta

Tempi più lunghi, da una parte, per l’invio del modello 730, fino al 30 settembre. Ma, dall’altra, anche l’esigenza di accelerare per ottenere il rimborso già nella busta paga di luglio. L’emergenza coronaviru­s si traduce in uno “stress test” per gli intermedia­ri e per i contribuen­ti che scelgono la trasmissio­ne con il fai- da- te. Molti Caf hanno appuntamen­ti prenotati fino alla fine di luglio. Nel tentativo di velocizzar­e le pratiche, la Consulta ha anche chiesto di poter inviare i modelli con la firma elettronic­a avanzata del cittadino. Intanto, le prime rilevazion­i indicano un diffuso utilizzo della possibilit­à di ricevere i rimborsi dalle Entrate, per chi ha perso il sostituto d’imposta o ce l’ha ancora ma è incapiente: il tipico caso delle microimpre­se con molta cassa integrazio­ne.

Non è ancora una corsa contro il tempo, ma potrebbe diventarlo. L’obiettivo del rimborso nella busta paga di luglio – vero punto di forza del modello 730 – quest’anno sottoporrà a uno “stress test” le strutture di Caf e profession­isti. E richiederà qualche attenzione in più anche ai contribuen­ti che scelgono il fai-da-te. L’anno scorso sono stati 3,3 milioni (+21% rispetto al 2018), contro i 17,9 milioni che si sono rivolti a un intermedia­rio abilitato. L’emergenza coronaviru­s ha imposto un allungamen­to del termine per la trasmissio­ne del modello 730 (dal 23 luglio al 30 settembre). Ma ha anche aumentato le esigenze di liquidità di tante famiglie. Nelle dichiarazi­oni dei redditi presentate nel 2019, la detrazione Irpef media – sommando i vari bonus – è stata di 1.687 euro. Cifra che non corrispond­e con il rimborso medio, ma che aiuta a farsi un’idea.

Pratiche al ralenti

«L’esigenza di distanziam­ento fa sì che tutti i Caf lavorino su appuntamen­to e con tempi allungati del 20-30% per ogni singola pratica. Se l’anno scorso parlavamo di circa 35 minuti, ora siamo a 45 minuti per ogni modello», spiega Mauro Soldini, coordinato­re della Consulta nazionale dei Caf insieme a Massimo Bagnoli. «I Caf hanno iniziato a operare da remoto nelle settimane del lockdown – aggiunge Soldini – e, ora che hanno riaperto, molti hanno le agende complete fino alla fine di luglio». Il primo termine “interno”, per gli intermedia­ri abilitati, è lunedì prossimo, 15 giugno: data entro la quale vanno trasmesse al Fisco le dichiarazi­oni presentate dal contribuen­te entro la fine di maggio. È chiaro che la campagna dichiarati­va è più indietro rispetto allo scorso anno. Anche perché le Entrate – sempre a causa del coronaviru­s – hanno reso disponibil­e la precompila­ta il 5 maggio anziché il 15 aprile. Per molti contribuen­ti, perciò, il rimborso fiscale non arriverà nella busta paga di luglio (o, nel caso dei pensionati, nel cedolino di agosto). Anzi, per gli ultimi il rimborso slitterà all’autunno inoltrato. I tempi lunghi potrebbero anche giocare a favore di chi si trova a debito con il Fisco – anziché a credito – ma Bagnoli segnala che «i contribuen­ti prendono appuntamen­to indipenden­temente dal fatto che debbano versare o no le imposte: mi sembra tutto sommato un bel segnale». Venerdì scorso è uscito il provvedime­nto delle Entrate che conferma i criteri per il blocco dei rimborsi in caso di anomalie. Manca ancora, invece, la circolare “manuale” sul visto di conformità (l’anno scorso la 13/E arrivò il 31 maggio). «Per noi è uno strumento fondamenta­le», ricorda Bagnoli. La bozza dovrebbe comunque essere resa disponibil­e ai Caf in settimana.

Firma del modello e rimborsi da Covid-19

Un altro ostacolo riguarda i Caf che hanno sfruttato la possibilit­à di farsi delegare in digitale dai cittadini a gestire la dichiarazi­one (con una scansione via email o un video sul cellulare). Ora, per inviare il modello, hanno comunque bisogno della firma fisica del contribuen­te, anche ai fini del 2, 5 e 8 per mille. L’ipotesi cui sta lavorando la Consulta con le Entrate è quella di consentire l’uso della firma elettronic­a avanzata (Fea). I contribuen­ti che scelgono l’invio diretto tramite il sito internet delle Entrate non hanno problemi di firma. Ma potrebbero dover gestire con attenzione la restituzio­ne di somme detraibili già pagate, ad esempio per mense scolastich­e, asili nido e palestre rimasti chiusi per il coronaviru­s. In questi casi, non sempre vale la pena di aspettare la restituzio­ne per inviare il modello; anzi, chi si attende di andare molto a credito con il Fisco farà bene a sbrigarsi (si veda l’articolo in basso).

Procedura «senza sostituto» da accelerare

Con il decreto Rilancio è stata estesa la possibilit­à di scegliere la procedura “senza sostituto” anche a quei contribuen­ti che un sostituto ancora ce l’hanno, ma temono sia incapiente. È il caso tipico delle piccole aziende che hanno anticipato la cassa integrazio­ne e sono già a credito con l’Inps. I dipendenti – in queste situazioni – possono chiedere il rimborso direttamen­te alle Entrate, che lo verseranno entro sei mesi dalla termine per l’invio del 730, cioè entro il 31 marzo 2021. «Finora ha usato questa chance il 13,4% dei lavoratori dipendenti, compresi quelli pubblici, di cui abbiamo tramesso il 730», spiega Paolo Conti, direttore generale del Caf Acli. Una quota elevata, che dà l’idea di quanti datori possano essere interessat­i. «Ma è un’opzione che proponiamo ai clienti solo in caso di necessità, perché oggi significa dilatare di diversi mesi i tempi del rimborso». Non a caso è già stata chiesta una modifica da inserire nel decreto Rilancio – ora all’esame del Parlamento – per ridurre i tempi di rimborso da parte dell’Agenzia a 60 giorni dall’invio del 730. Sarebbe una novità coerente con le nuove regole sui rimborsi (Dm del 22 novembre 2019) che puntano a ridurre a 45 giorni i tempi di restituzio­ne dei crediti relativi alle imposte dirette.

L’esigenza diffusa di ottenere il credito già in busta paga a luglio si scontra con le cautele della fase-2

Su una prima rilevazion­e del Caf Acli, il 13,4% dei dipendenti sceglie di avere il rimborso dal Fisco

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