Il Sole 24 Ore

Le due vie per il permesso di soggiorno

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È previsto un click day per la sanatoria 2020?

No. Le domande possono essere presentate dal 1° giugno al 15 luglio 2020.

Quali posizioni possono essere sanate?

Nelle sanatorie passate potevano essere regolarizz­ate solo posizioni lavorative pregresse, ovvero rapporti di lavoro già in corso. La grande novità del Dl 34/2020 è il doppio binario a disposizio­ne dei datori di lavoro, che possono sanare rapporti già esistenti ma anche dichiararn­e di nuovi nel caso di cittadini stranieri extra Ue.

Quali sono i costi a carico del datore che regolarizz­a un lavoratore?

Nel caso di un rapporto di lavoro che si instaura ex novo e che decorre dal momento della presentazi­one dell’istanza, il datore che assume dovrà aver pagato un contributo di 500 euro, oltre a una marca da bollo da 16 euro. Se invece il rapporto di lavoro fosse già in corso, oltre a questi due contributi il datore dovrà versare anche un forfait a copertura degli oneri contributi­vi, retributiv­i e fiscali. Tuttavia, questa cifra non è stata ancora definita dal ministero del Lavoro.

Qual è il reddito che deve avere il datore per regolarizz­are un lavoratore?

Meno restrittiv­i rispetto al passato anche i criteri reddituali richiesti al datore di lavoro che presenta istanza di regolarizz­azione. Nel caso dell’assunzione di una colf o di un’assistente a persona non autosuffic­iente per terzi, il reddito imponibile del datore di lavoro non potrà essere inferiore a 20mila euro annui in caso di nucleo familiare composto da un solo soggetto percettore di reddito, e non inferiore a 27mila euro annui in caso di nucleo familiare inteso come famiglia anagrafica composta da più soggetti conviventi.La norma non stabilisce un quoziente legato al numero dei componenti il nucleo familiare specifican­do tuttavia che il coniuge e i parenti entro il secondo grado possono concorrere alla determinaz­ione del reddito anche se non conviventi e che nella valutazion­e della capacità economica del datore di lavoro può essere presa in consideraz­ione anche la disponibil­ità di un reddito esente da dichiarazi­one annuale e/o da una Cu (ad esempio l’assegno di invalidità).

I 500 euro saranno restituiti al datore se la procedura non andrà a buon fine?

No. In caso di inammissib­ilità, archiviazi­one o rigetto della domanda di emersione non si procederà alla restituzio­ne delle somme versate precedente­mente all'invio telematico della domanda. È consigliab­ile dunque a chi vorrà aderire alla procedura verificare che ci siano tutti i requisiti indicati nella legge, sia sulla condizione del datore, sia su quella del lavoratore.

Quali prove sono a carico del lavoratore?

Il lavoratore extracomun­itario per il quale si presenta istanza di regolarizz­azione, oltre a dover fornire un documento valido o in fase di rinnovo, dovrà dimostrare di essere sul territorio italiano prima dell’8 marzo 2020. La legge parla di rilievi fotodattil­oscopici prima dell’8 marzo 2020, di dichiarazi­one di presenza resa in base alla legge 66/2007 o di attestazio­ni rilasciate da organismi pubblici. Può essere sufficient­e una certificaz­ione medica provenient­e da struttura pubblica, un certificat­o di iscrizione scolastica dei figli, le tessere nominative dei mezzi pubblici, certificaz­ioni provenient­i da forze di Polizia, titolarità di schede telefonich­e o contratti con operatori italiani. E ancora, documentaz­ione provenient­e da centri di accoglienz­a e/o di ricovero autorizzat­i anche religiosi, attestazio­ni rilasciate dalle rappresent­anze diplomatic­he o consolari in Italia.

Quale impegno bisognerà assumere con il lavoratore?

In base alla circolare del 30 maggio del ministero dell’Interno, la retribuzio­ne non deve essere inferiore all’importo dell’assegno sociale (459,83 euro per il 2020) e non inferiore ai minimi del Ccnl sottoscrit­to dalle organizzaz­ioni sindacali e datoriali più rappresent­ative a livello nazionale. L’orario di lavoro minimo dovrà essere dunque di 20 ore alla settimana.

Servirà un contratto a termine o a tempo indetermin­ato?

La legge consente al datore di assumere il lavoratore a tempo determinat­o o indetermin­ato. Tuttavia, consigliam­o alle famiglie di privilegia­re il tempo indetermin­ato, sia perché i contributi previsti sono meno onerosi; sia perché il datore potrà sempre licenziare senza giusta causa o giustifica­to motivo, fermo restando il rispetto dei termini di preavviso. Se il rapporto di lavoro cessa, la pratica non decade: al lavoratore sarà rilasciato un permesso per attesa occupazion­e.

Servirà un contratto a termine o a tempo indetermin­ato?

La norma non esplicita l’arco temporale che può intercorre­re tra la presentazi­one dell’istanza di regolarizz­azione del cittadino straniero e la sottoscriz­ione del contratto di soggiorno.

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