Il Sole 24 Ore

Commercial­isti, prova ferma a metà L’area sanitaria chiede l’abolizione

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Non solo gli avvocati. Anche altri giovani aspiranti profession­isti temono un impatto pesante della pandemia sul percorso di abilitazio­ne. Così ad esempio c’è chi, come i praticanti commercial­isti della sessione 2019, si sono dovuti in qualche caso fermare a metà percorso e chi, come i giovani laureati di alcune profession­i sanitarie come farmacisti, psicologi e biologi, questo percorso vorrebbero accelerarl­o. Al riparo, per ora, gli aspiranti consulenti del lavoro, la cui unica sessione si svolge a settembre e non ha ancora subito restrizion­i.

I commercial­isti

«Ci risultano qui e là situazioni in cui la sessione autunnale 2019 si è fermata per il lockdown prima della terza prova - spiega Matteo De Lise, presidente dei giovani commercial­isti di Ungdcec - e abbiamo chiesto al ministero di farci capire come l’esame possa riprendere».

Per quanto riguarda il 2020, la categoria rientra tra le tante per le quali la prima sessione del 16 giugno è stata rinviata di un mese (con la possibilit­à di iscriversi entro il 22 giugno). In più il decreto legge Scuola ha previsto modalità di svolgiment­o a distanza, regolament­ate dal Dm 57/2020. Di fatto l’esame consisterà in un’unica prova orale da remoto che verterà - dice il Dm - « su tutte le materie previste dalle specifiche normative di riferiment­o». In pratica una superprova che dovrà “riassumere” i contenuti delle quattro precedenti. «Il rischio è che sia svolta in modo diverso da università a università - avverte De Lise - per questo abbiamo chiesto linee guida nazionali».

Le altre profession­i

Nella stessa situazione ci sono molte altre categorie (l’elenco nella scheda qui sotto), le quali a luglio saranno esaminate con un orale a distanza, al posto di esercitazi­oni pratiche. Come per gli architetti, per i quali tradiziona­lmente lo scritto consiste in un progetto: «Auspico che la dimensione progettual­e possa essere comunque indagata - rileva Paolo Malara, membro del Consiglio nazionale architetti (Cnappc) - e per questo la conferenza dei presidi di architettu­ra dovrà dare indirizzi uniformi». In generale, solo chi ha svolto il tirocinio (facoltativ­o) può “saltare” la prova pratica. Una prassi che si sta diffondend­o. Ad esempio l’Ordine di Milano, dopo un protocollo con il Politecnic­o, ha ora aperto la “call” per chi è alla ricerca dei tirocinant­i.

Ancora più in allarme i neolaureat­i dell’area sanitaria. Psicologi, farmacisti e biologi hanno dato vita a un comitato su Facebook («Proposte per riforma esame di Stato») e a una manifestaz­ione la scorsa settimana a Roma «per essere equiparati ai laureati in medicina i quali hanno ottenuto il tirocinio profession­ale abilitante», spiega una delle promotrici, Monica Caccia. Il riferiment­o è al decreto Cura Italia che nell’emergenza Covid ha permesso agli aspiranti medici di “saltare” l’esame. Un traguardo che per molti non deve essere temporaneo: «Cogliamo questa occasione per abolire del tutto l’esame di Stato, di fatto una replica del percorso di studi che dilata l’accesso al mondo del lavoro - lamenta Enrico Gulluni, coordinato­re del sindacato studentesc­o Udu - che va sostituito con il tirocinio profession­ale abilitante».

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