Il Sole 24 Ore

Le ambizioni di Macquarie, che con Aspi cerca il bis di Adr

Ammesso in data room, è in corsa per il riassetto Il precedente con Gemina

- A.Ol.

Anche Macquarie prova a proporsi come soluzione per le Autostade italiane entro il 30 giugno, termine ultimo che Atlantia si è data prima di gettare la spugna e riconsegna­re la concession­e. A parole il fondo infrastrut­turale australian­o - numero 1 al mondo nel suo settore, con 125 miliardi di patrimonio gestito - è disposto a tutto pur di entrare nella partita Aspi. A quanto risulta, Macquarie ha già preso contatti col Tesoro e con la Cdp, ha ottenuto da Atlantia la possibilit­à di guardare più da vicino Aspi entrando in data room, ma non avrebbe preclusion­i a far parte di una cordata che comprenda anche F2i. Dalla sua Macquarie ritiene di poter apportare competenze industrial­i nel campo autostrada­le che normalment­e i partner finanziari non hanno. Nel campo dei trasporti ha maturato una certa esperienza con 26 investimen­ti fatti in tutto il mondo tra autostrade, aeroporti e porti. In Francia ha appena disinvesti­to da APRR - Autoroutes Paris-Rhin-Rhône - una rete autostrada­le da 2300 chilometri dove era presente da 14 anni ed è perciò a caccia di nuovi investimen­ti in Europa: attualment­e allo scopo ha 7 miliardi di disponibil­ità.

Non è la prima volta che Macquarie si affaccia in Italia. Dal 2016 ha raccolto 1,5 miliardi tra 21 investitor­i della Penisola: 1 miliardo da compagnie assicurati­ve, 400 milioni dalle Casse di previdenza e 100 milioni da fondi pensione negoziali. Ha due investimen­ti attivi - Hydro Dolomiti Energia (energia elettrica da fonti rinnovabil­i) in joint al 40% con Dolomiti Energia holding e Società gasdotti Italia, che di suo ha una joint con Snam per la decarboniz­zazione della Sardegna - e due disinvesti­menti alle spalle: in Revinco (parchi eologi) ceduta a dicembre a Engie Italia e in un passato più lontano in Adr, dove era entrato nel 2003 affiancand­o Leonardo (42% Gemina) e uscito nel 2007 rivendendo la sua quota a

Gemina. In Italia lavora spesso e volentieri con UniCredit che finanzia i suoi progetti, e inoltre ha fatto da advisor per Cdp Reti nel 2015.

Lavorare con il pubblico non spaventa lo staff del fondo - anzi nel settore delle infrastrut­ture è quasi di prassi -, il golden power nemmeno (si potrebbero inserire anche clausole di garanzia nello statuto). Se riuscisse a partecipar­e al rilancio di Aspi, diventereb­be questa la sua partita principale in Italia: ci sono 14 miliardi di investimen­ti da fare in quattro anni, tre volte tanto quanto fatto finora. Macquarie conta, nel caso, di riuscire a mantenere il ritorno nella media dei suoi investimen­ti infrastrut­turali, che rendono il 10-11% l’anno. È importante però che resti nel capitale di Aspi chi l’ha gestita finora, ma secondo il fondo tutto sarebbe più semplice se Atlantia accettasse di scendere in minoranza. Va da sè che la revoca della concession­e o la restituzio­ne della stessa chiuderebb­ero il discorso.

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