Gas, per l’Aie calo dei consumi senza precedenti
La contrazione sarà doppia rispetto a quella del 2009 e la ripresa molto lenta
Il coronavirus lascia cicatrici profonde sul mercato del gas, che quest’anno subirà il maggiore calo della domanda mai registrato nella storia – addirittura doppio rispetto a quello provocato dalla recessione globale del 2009 – e che potrebbe non tornare più a correre come un tempo. È questo lo scenario tratteggiato dall’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), convinta una decina d’anni fa che il mondo stesse entrando nell’«età d’oro del gas» e oggi piena di dubbi sul futuro.
Senza dubbio il 2020 è stato segnato da circostanze eccezionali: la pandemia, sommata all’ennesimo inverno mite nell’emisfero nord del pianeta, ha rappresentato uno «shock senza precedenti», osserva l’Aie nel rapporto annuale dedicato al gas, prevedendo una contrazione della domanda del 4% (ossia circa 150 miliardi di metri cubi) a livello globale, per due terzi nei mercati maturi, come l’Europa, in cui nei primi 5 mesi dell’anno i consumi di gas sono crollati addirittura del 7%.
«Ci aspettiamo una ripresa graduale nei prossimi due anni, ma questo non significa che presto sarà di nuovo business as usual», avverte il direttore dell’Agenzia, Fatih Birol: siamo di fronte a «un drammatico cambio di circostanze per un’industria che era diventata abituata a forti aumenti della domanda».
Proprio questa “abitudine” ha spinto nel 2019 ad approvare investimenti record nel settore del gas naturale liquefatto – ben 65 miliardi di dollari (in termini di capex) – che adesso rischiano di rivelarsi una scelta avventata. «Nuova produzione e progetti infrastrutturali rischiano di vedere la luce in un periodo in cui i trend di crescita sono decisamente al di sotto delle attese, rafforzando la prospettiva di un eccesso di capacità e di prezzi bassi», si legge nel rapporto Aie.
La metà dei consumi perduti nell’anno del Covid non tornerà almeno fino al 2025, secondo l’agenzia dell’Ocse: l’onda lunga della pandemia in pratica decurterà l’espansione della domanda di 75 Bcm l’anno nei prossimi tre anni, volumi pari all’intero incremento registrato nel 2019, fa notare la stessa Aie. A trainare la crescita – che sarà comunque asfittica rispetto al passato, appena l’1,5% l’anno – sarà soprattutto l’Asia, in primis Cina e India, dove però le sorti del gas sono legate al «forte sostegno politico» e ai consumi industriali, che a loro volta dipendono dalla salute dell’economia e dai livelli di esportazione. Fattori aleatori, insomma, soprattutto in questa fase di incertezza. L’Aie avverte di non aver incorporato il rischio di un ritorno della pandemia nelle sue previsioni. E comunque, anche al netto del Covid, la domanda di gas aveva già iniziato a raffreddarsi, crescendo solo dell’1,8% nel 2019.
Le difficoltà del settore sono superabili, assicura Ben van Burden, ceo di Royal Dutch Shell, che con l’acquisto di Bg Group nel 2016 è diventata il numero uno mondiale del Gnl: «La redditività e l’outlook per questo business torneranno ad essere buone come prima della pandemia», ha dichiarato il manager, convinto che, almeno per gas in forma liquida, il mercato nonostante tutto «crescerà con tassi vicini al 4% l’anno».
La frenata sarebbe comunque notevole rispetto all’anno scorso, quando secondo l’International Gas Unione (Igu) il commercio di Gnl ha raggiunto 354,73 milioni di tonnellate, con un aumento record del 13%. Il crollo dei consumi e la caduta dei prezzi del gas, addirittura ai minimi storici in Europa, in realtà sta pesando su tutti i produttori. Al punto da averli costretti a ridurre la produzione: un fenomeno che si sta verificando soprattutto negli Usa, dove grazie allo shale gas c’è stato finora il maggiore sviluppo dell’offerta.