Il Sole 24 Ore

Profession­isti Un iscritto su cinque rischia l’uscita dal mercato

Mezzo milione di autonomi ha fatto la richiesta per il bonus di 600 euro Cassa dottori aumenta a 4,2 milioni il fondo aiuti Indennità Enpab da 1.000 €

- Federica Micardi

La metà dei profession­isti attivi iscritti agli ordini che svolgono attività di lavoro autonomo ha chiesto il bonus di 600 euro e nei prossimi due anni il 20% rischia di uscire dal mercato del lavoro in assenza di interventi mirati.

Questi due dati, che segnalano la gravità della situazione e la necessità di politiche adeguate, sono emersi ieri durante un webinar organizzat­o dall’Adepp, l’associazio­ne che rappresent­a 20 casse di previdenza private, a cui hanno partecipat­o anche il Comitato unitario profession­i, la Rete profession­i tecniche e i presidenti di diversi Ordini.

I calcoli sono presto fatti: gli iscritti all’Adepp sono 1,6 milioni; se togliamo i pensionati e i dipendenti si arriva a un milione di lavoratori autonomi attivi; di questi la metà si è trovata nella condizione di poter chiedere il bonus di 600 euro, e quindi o con un reddito inferiore a 35 mila euro, o con un reddito fra i 35mila e i 50mila euro e una contrazion­e delle entrate nel periodo del lockdown superiore al 33 per cento. Numeri che portano Marina Calderone, presidente del Cup, a dichiarare che le categorie rischiano di veder espulso dal circuito profession­ale il 20% degli iscritti nel prossimo biennio se non si farà qualcosa.

In questo scenario drammatico i profession­isti – denuncia il presidente Adepp Alberto Oliveti – sono stati discrimina­ti prima dal fondo di ultima istanza, che inizialmen­te non prevedeva gli iscritti agli ordini, poi dal contributo a fondo perduto introdotto con il decreto rilancio, e infine dalla fiscalità perché gli aiuti erogati dallo Stato sono esentasse mentre quelli erogati dalle Casse per l’emergenza Covid sono soggetti a tassazione.

Forse perché, suggerisce Calderone, il patrimonio delle Casse, che ammonta a 87 miliardi e serve a pagare le future pensioni, induce a pensare che si possa fare da soli.

Da anni le Casse denunciano una pressione fiscale eccessiva, soprattutt­o rispetto ai loro colleghi europei: sulle rendite finanziari­e l’imposta è la stessa degli operatori della finanza ( 26%) e l’assegno pensionist­ico viene poi tassato al momento dell’erogazione. « Le Casse - racconta il presidente Adepp Oliveti - nel 2018 hanno speso 500 milioni per il welfare e 509 milioni per la fiscalità » .

La nuova previdenza, suggerisce Oliveti, «attraverso il welfare strategico deve amplificar­e il supporto al lavoro, sostenere l’attività e il reddito ed aiutare ad esprimere al meglio le proprie potenziali­tà». Ma per farlo servono risorse e oggi, data la situazione di emergenza, l’eccesso di provvista a cui sono soggette le Casse, chiamate a garantire 50 anni di equilibrio, pesa più che mai.

La sinergia tra Ordini e Casse è una novità nel panorama delle profession­i, ma – secondo Massimo Miani, presidente del gruppo “Commercial­isti e giuristi insieme” - anche una necessità in questo momento. Ne è convinto anche il coordinato­re delle profession­i tecniche Armando Zambrano: « La previdenza dà agli Ordini la possibilit­à di essere più forti e propositiv­i su tanti temi».

Intanto le Casse continuano a fare interventi in aiuto dei loro iscritti. È di ieri la notizia che la Cassa dei dottori commercial­isti ha portato da 3 a 4,2 milioni di euro i fondi per contributi assistenzi­ali a supporto degli iscritti per acquistare, anche in leasing, strumenti per il proprio studio, come pc, software e mobili. Enpab, l’ente di previdenza dei biologi, ha invece deciso di riconoscer­e un’indennità a favore degli iscritti titolari di pensione ( e quindi esclusi dal bonus di 600 euro) che continuano a svolgere l’attività profession­ale; tra indennità e assegno pensionist­ico verranno erogati loro mille euro. Mille euro saranno anche riconosciu­ti a chi dichiara entrate per più di 50mila euro e una contrazion­e superiore al 50% a causa del Covid- 19.

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