Reti e coronavirus: quanto vale il tuo consulente Conte: «Il Piano di rilancio darà priorità al digitale Sul Mes decide il Parlamento»
«Dagli Stati generali piano di rilancio per usare al meglio i fondi europei» «Modello Genova e norme temporanee per sbloccare 120 miliardi e avviare i cantieri»
Le case di consulenza e di distribuzione di prodotti finanziari hanno retto l’urto dei mercati, parcheggiando 7,3 miliardi di liquidità sui depositi per poi reinvestirla in fondi e cogliere così il rimbalzo. Domani Plus24 in edicola con il quotidiano.
«Quello che serve ora al Paese è un vero e proprio Piano di rilancio. Abbiamo il dovere e la responsabilità di recuperare una visione strategica che vada oltre le misure immediate per superare la grave emergenza sanitaria ed economica, misure in parte già prese e in parte da implementare. Questa crisi rappresenta una grande sofferenza per l’Italia, dobbiamo tramutarla in opportunità per rilanciare l’economia con un rigore di più ampio respiro in modo da utilizzare al meglio i finanziamenti in arrivo dall’Europa».
Come accade da molte settimane a questa parte la giornata a Palazzo Chigi è un susseguirsi e sovrapporsi di impegni. Giuseppe Conte incontra singolarmente alcuni ministri, si riunisce assieme al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri con i capigruppo dei partiti della maggioranza (solo quello con Graziano Delrio e Andrea Marcucci del Pd occupa quasi due ore), presiede il Consiglio dei ministri che nel pomeriggio vara il Family Act tanto caro alla ministra renziana Elena Bonetti. Nel mezzo, e con qualche intervallo, il premier riceve alcuni cronisti dei principali quotidiani per allontanare da sé le accuse, arrivategli anche dagli alleati di governo, di voler sfruttare l’occasione degli Stati generali dell’economia convocati a partire da domani nella residenza presidenziale di Villa Pamphili a Roma per una ribalta mediatica personale. «Non ci sarà nessuna passerella, tanto è vero che voi giornalisti resterete fuori dai cancelli della Villa e nessuna discussione sarà trasmessa in streaming». L’intento è quello di iniziare una fase di ascolto - da lunedì si avvierà il confronto con le parti sociali - che si concluderà solo a settembre, quando l’Italia dovrà presentare i progetti per accedere ai cospicui fondi del Recovery fund. «Piani che vanno preparati per tempo e con cura, pena non accedere ai fondi», sottolinea Conte in sintonia con quanto ricordato proprio ieri dal commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni («l’uso dei fondi Ue è una sfida per l’Italia»).
Durante il week end sarà dunque messo a punto quello che Conte chiama il Piano di rilancio per l’Italia dei prossimi anni. Un Piano che il premier annuncia essere molto «concreto» e in cui una parte di primo piano sarà dedicata alla digitalizzazione: una rete nazionale unica in fibra ottica, la promozione di pagamenti elettronici e a un piano cashless, incentivi alle imprese che si predisporranno per la “svolta” digitale e robotica: «Oltre alla conferma di Industria 4.0, ci sarà una Industria 4.0 plus dedicata proprio alla digitalizzazione».
Il documento-guida è diviso in dieci macroaree che andranno “riempite” con i contributi di tutti i ministeri e anche con alcuni dei suggerimenti del piano messo a punto dalla task force guidata da Vittorio Colao. Un contributo che il premier giudica «buono e utile» ma la cui sintesi andrà trovata in sede politica. Il fatto che il piano Colao sia un lungo elenco di cose da fare senza che siano indicate cifre - come facciamo notare - è ritenuto «normale» da Conte: «Altrimenti avrebbe fatto un decreto legge», dice scherzando. Il Piano di rilancio che uscirà dagli Stati generali sarà dunque una sintesi originale di vari contributi che coinciderà naturalmente con il Piano nazionale di riforme (Pnr) che come ogni anno il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri invierà a Bruxelles. «Ma quest’anno il Pnr assume una valenza speciale - sottolinea Conte - non solo perché prelude ai progetti per il Recovery Fund ma anche perché arriverà immediatamente dopo la chiusura degli Stati generali, dunque dopo il 20 giugno».
Certo, immaginare una settimana di Stati generali per rilanciare l’economia senza aver sciolto la riserva sull’utilizzo o meno dei 36 miliardi circa del Fondo Salva-stati (il famigerato Mes) a disposizione dell’Italia per le spese sanitarie è un po’ un azzardo: con o senza, la “ricostruzione” assumerà contorni diversi, gli facciamo notare. E Conte per la prima volta sembra aprire, nonostante la forte opposizione di una parte del M5s che fin qui ha “congelato” la questione: «Presumibilmente entro luglio - dice - sarà il Parlamento ad esprimersi sull’intero pacchetto di aiuti europei e sarà in quella sede che valuteremo se per l’Italia sarà necessario e conveniente attivare anche la linea di credito del Mes. Come ogni buon padre di famiglia, prima di recarmi in banca voglio valutare bene».
Il Piano di rilancio andrà in ogni caso oltre l’utilizzo del Recovery fund, del Sure e eventualmente del Mes, perché conterrà molte riforme e molte misure che non saranno finanziate con i fondi Ue: o perché riforme senza voci di spesa come le semplificazioni o perché, come nel caso delle infrastrtture, si tratterà di sbloccare risorse già stanziate. Oltre 100 miliardi - spiega Conte - da scongelare con una sorta di estensione del modello Genova: «Non si tratta di cambiare il codice degli appalti - dice scandendo bene le parole, vista la divisione sul tema all’interno della maggioranza -. Si tratta di introdurre norme temporanee per superare i vincoli burocratici in modo da far partire subito i cantieri». Si va dalla Roma Pescara alla Roma-Ancona, dall’Alta velocità Roma-Venezia all’emergenza Sicilia fino alla Ionica (Reggio Calabria-Taranto). Né il premier esclude il Ponte sullo stretto rilanciato pochi giorni fa dal leader di Italia Viva Matteo Renzi, anche se nel suo schema ci sono prima altre priorità. «Vanno create le infrastrutture necessarie per arrivare a Reggio Calabria e le infrastrutture in Sicilia. Dopo sarà inevitabile ragionarci».
Oggi non è solo la vigilia degli Stati generali, ma è anche il giorno in cui Conte sarà ascoltato dalla Procura di Bergamo dell’inchiesta sulla mancata istituzione di una zona rossa in Val Seriana a fine febbraio. Se tornasse indietro agirebbe in modo diverso? «No, ho agito in scienza e coscienza». Motivo per il quale il premier non sembra temere di uscire indagato dalla Procura al termine della giornata di oggi. Ma, certo, dietro le quinte qualche preoccupazione a Palazzo Chigi c’è.