Ecobonus, percorso ancora in salita
Attesi i chiarimenti delle Entrate, emendamento Raduzzi apre alla possibilità di cedere i crediti sulla base dei Sal Baretta: chiesta alla Ue proroga di tre anni dello split payment
Le modalità dello sconto in fattura e i tempi in cui potrà avvenire la cessione a banche e intermediari finanziari del credito di imposta dell’ecobonus sono tra i nodi principali che l’agenzia delle Entrate dovrà sciogliere per far decollare il credito d’imposta al 110% per le ristrutturazioni edilizie. Su tutto pesano le incertezze dei tempi di conversione del decreto legge Rilancio in cui è contenuto l’incentivo e sui relativi provvedimenti di chiarimento e di attuazione. Tra le preoccupazioni delle imprese c’è anche il nodo della congruità delle spese.
Le modalità dello sconto in fattura e i tempi in cui potrà avvenire la cessione a banche e intermediari finanziari del credito di imposta, la possibilità di accelerare il rilascio di permessi e autorizzazioni necessari per i lavori (soprattutto in edifici vincolati), i prezzari da usare per la congruità dei costi dei lavori scaricabili fiscalmente, i materiali e gli impianti che dovranno rispondere ai criteri ambientali minimi (Cam). Sono questi alcuni dei principali nodi che devono essere sciolti per far decollare l’ecobonus al 110%.E, su tutti, pesa l’incertezza data dalla conversione parlamentare del decreto legge Rilancio e dai provvedimenti di chiarimento e di attuazione della norma (a partire dal provvedimento dell’Agenzia delle Entrate). Incertezza che, va detto, riguarda soprattutto la possibilità di estendere il perimetro dei lavori agevolati e la potenza della norma che il governo e la maggioranza evidentemente vogliono rafforzare dopo aver colto la diffusa aspettativa prodotta dalla misura nel Paese. Anche con strumenti nuovi che vanno a incidere sempre sui lavori energetici in casa, come quello annunciato dal sottosegretario a Palazzo Chigi, Riccardo Fraccaro, padre della norma sull’ecobonus al 110%: il reddito energetico che «consentirà l’installazione senza costi di pannelli fotovoltaici per i cittadini più in difficoltà», finanziato con uno stanziamento di 200 milioni.
Intanto ieri è arrivata dal sottosegretario all’Economia, Paolo Baretta, la notizia che il governo ha chiesto alla Ue l’autorizzazione alla proroga per tre anni dello split payment, la stretta sull’Iva che pesa soprattutto sull’edilizia. Una norma che pesa sulla cassa delle imprese per 3,4 miliardi (2,5 sull’edilizia).
Tornando al decreto Rilancio, all’attenzione degli operatori c’è in questo momento l’emendamento 121.16 al decreto Rilancio (primo firmatario il cinquestelle Raduzzi), inserito fra i «segnalati» (cioè quelli indicati dai partiti come prioritari) che risolve una questione fondamentale: consente di incassare il credito di imposta prima della fine dei lavori, quindi per esempio all’emissione delle fatture per singoli stati di avanzamento lavori. Questo aiuterebbe, per esempio, le piccole imprese che hanno meno possibilità di accedere a un finanziamento o meno liquidità per realizzare i lavori e poi incassare alla fine.
Una misura del genere, ammesso che abbia la copertura e il via libera del Mef e della Ragioneria, renderebbe più agevole e fluido l’intervento eliminando una delle strozzature che potrebbero trovarsi sul percorso. Non a caso anche l’Ance, l’associazione dei costruttori, batte molto sui tempi di “rilascio” e di utilizzo del credito di imposta e chiede «disponibilità immediata del credito fiscale nel cassetto fiscale delle imprese per evitare alle imprese di dover aspettare mesi per essere pagate». Lo stesso problema visto da una prospettiva più generale, con l’avvertenza che «senza liquidità il superbonus rischia di fermarsi».
Ma la certezza della cessione del credito fiscale passa anche per la tranquillità del sistema bancario. Ecco allora che l’Ance chiede che sia chiarito «anche il tema della responsabilità in solido degli acquirenti dei crediti d’imposta con i fornitori che effettuano lo sconto in fattura».
L’altro tema che assilla le imprese è la dimostrazione della «congruità delle spese». Con quali prezzari si dovrà fare. L’associazione dei costruttori chiede perentoriamente che si eviti lo spezzatino regionale, rinviando a prezzari locali spesso poco rispondenti alla realtà. Bisogna piuttosto «prevedere l’utilizzo dei prezzari riconosciuti dal Ministero dello sviluppo economico (Dei)». Ci vorrà un chiarimento, meglio ancora una indicazione dal Parlamento.
C’è poi il tema della semplificazione dei processi autorizzativi su cui sono impegnati i professionisti. In alcuni comuni, come Milano, aiuta la modalità online di presentazione delle pratiche, imposte dalla situazione ma confermate alla riapertura delle attività. Ma l’obiettivo è però semplificare ulteriormente. «Al fine di snellire le procedure – dice Federico Aldini, consigliere dell’Ordine degli architetti di Milano - l’Osservatorio Edilizio Cittadino (composto da dirigenti degli uffici urbanistici ed edilizi del Comune e rappresentanti degli Ordini e Collegi professionali) sta lavorando per definire nuove modalità di lavoro della commissione Paesaggio. In particolare si vogliono ridurre i casi per i quali è necessario il parere della stessa commissione. Tra questi potrebbero rientrare le modifiche alle facciate o alle coperture di lieve entità dovute a interventi di isolamento termico necessari per rientrare nell’ecobonus».
Pesa l’incertezza sul potenziamento dell’agevolazione in sede di conversione parlamentare