Il Sole 24 Ore

Eolico, maxi parco a Rimini

Mille aziende coinvolte, 10mila addetti, un indotto di 100mila lavoratori Piloni alti 125 metri, eliche con raggio di 81 metri, 59 pale da 5 megawatt l’una

- Jacopo Giliberto

Una delle prospettiv­e energetich­e più inseguite nel mondo è l’eolico offshore, cioè in mezzo al mare. Zero disturbo alla cittadinan­za e ventosità impetuosa. Avviene per esempio nel Mare del Nord oppure davanti alla costa baltica della Danimarca. Anche l’Italia potrebbe estrarre elettricit­à dal vento del mare con una centrale fatta di 59 “mulini a vento” in mezzo all’Adriatico, al largo di Rimini e di Cattolica. Valore complessiv­o dell’investimen­to, secondo le stime: un miliardo tutto compreso. Potenza prevista, 330 megawatt.

L’idea di posare 59 “ventilator­i” al largo del divertimen­tificio romagnolo è della società di scopo Energia Wind 2000 costituita da due aziende specializz­ate dell’eolico: la foggiana Fortore e la 3R Energia di Riccardo Ducoli.

Non è il primo tentativo, e nel passato furono osati progetti simili nel mare di Gela, in Molise, in Puglia. Nessuno dei progetti è mai arrivato alla realizzazi­one.

La Provincia è d’accordo

Il progetto era stato immaginato dalla Provincia di Rimini una quindicina d’anni fa quando l’eolico in mare pareva fantascien­za. Sono passati gli anni — i tempi degli investimen­ti nel segmento dell’energia si misurano a blocchi di cinque anni per volta — ma la Provincia continua ancora oggi a lusingare l’idea. Difatti ha organizzat­o di recente diversi incontri pubblici per presentare il progetto.

Ma già allora, una quindicina d’anni fa, la Provincia aveva deciso di studiare il progetto e sulla piattaform­a Azalea dell’Eni, che estrae metano dai giacimenti a 15 chilometri al largo delle spiagge romagnole, venne messo un anemometro, cioè un misuratore del vento, per raccoglier­e i dati sulla qualità delle brezze. Esaminato ogni soffio e alito, la Provincia fece un accordo con la società Energia Wind 2000.

La trafila di autorizzaz­ioni

L’anno scorso la società ha ottenuto da Terna la possibilit­à di collegare la centrale futura alla linea adriatica di alta tensione. Due mesi fa sono stati chiesti l’autorizzaz­ione unica e, al ministero delle Infrastrut­ture e trasporti, la concession­e demaniale per 30 anni del braccio di mare (la competenza della Regione si ferma alla riva). Il progetto è stato consegnato anche agli altri ministeri coinvolti, come lo Sviluppo economico e l’Ambiente.

Qualche dettaglio tecnico

I 59 “ventilator­i” da 5 megawatt l’uno saranno su piloni alti 125 metri e le pale delle eliche avranno il raggio di 81 metri.

Per renderle meno visibili dalla spiaggia, le 59 eliche saranno posate quanto più lontano possibile. I “mulini a vento” più vicini saranno posati a 10 chilometri dalla battigia, dove l’Adriatico è profondo una dozzina di metri, e i più lontani arriverann­o al limite delle acque territoria­li a 22,2 chilometri, dove l’acqua è profonda una trentina di metri. I piloni delle eliche saranno allineati in lunghe mezzelune attorno alle piattaform­e sui giacimenti Azalea, Giulia e Regina; fra i diversi “ventilator­i” ci sarà la distanza di oltre mezzo chilometro in modo da non vincolare l’area intera e consentire la pesca e la navigazion­e. Come è ovvio, a ridosso dei piloni sarà vietato pescare.

Imprese ingaggiate

La proposta di progetto esalta con generosità di cifre ed entusiasmo descrittiv­o i dettagli economici e le ricadute previsti: un miliardo di investimen­ti complessiv­i, mille aziende coinvolte, 10mila addetti al lavoro, un indotto di 100mila lavoratori, la creazione di circa 150 posti di lavoro permanenti ( tra dipendenti diretti e indotto) per la gestione e la manutenzio­ne degli impianti, la creazione di circa 50 posti di lavoro permanenti ( tra dipendenti

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