Il Sole 24 Ore

Ance: stop alla burocrazia, rivedere i meccanismi sull’Iva

Il presidente Buia: «Senza un piano d’investimen­ti adeguati l’Italia non riparte»

- G.Sa.

«Quella della proroga dello split payment per tre anni, se la misura sarà confermata e autorizzat­a dalla Ue, per noi è una doccia gelata, una mazzata che contraddic­e tutte le promesse fatte di eliminare questa misura odiosa a metà 2020. Con una mano ci danno liquidità, con l’altra tornano a togliercel­a, soprattutt­o la tolgono a chi lavora con la pubblica amministra­zione. Evidenteme­nte non hanno capito che non è il momento di fare certi giochi, che non può essere l’edilizia a pagare il conto del lockdown, non hanno capito che questo settore chiude, con la conseguenz­a di altre centinaia di migliaia di licenziame­nti».

Gabriele Buia, presidente dell’Ance, l’associazio­ne nazionale dei costruttor­i edili, è furioso per la conferma dello split payment annunciata ieri dal viceminist­ro Baretta (si veda l’articolo in alto), una misura che al settore costa 2,5 miliardi dei 3,4 miliardi di benefici complessiv­i per le casse dello Stato.

Ma non è furioso solo per questo. Il buonumore, sempre limitato e momentaneo, portato dalle misure del decreto Rilancio sull’ecobonus al 110%, ha già lasciato il posto a una profonda preoccupaz­ione a largo raggio. «Il decreto semplifica­zioni che avrebbe dovuto vedere la luce il 1° giugno - dice Buia - viene continuame­nte rinviato e ora speriamo davvero che agli Stati generali il governo non si presenti con idee fumose, ma con misure concrete, con risorse di cassa reali per rilanciare gli investimen­ti pubblici. Quanto all’ecobonus al 110%- aggiunge Buia - confermiam­o che è un’ottima misura, che ora però deve in fretta mantenere tutte le sue promesse con provvedime­nti attuativi coerenti, semplici e chiari. Anche se questo dovesse avvenire, come auspichiam­o, nessuno si illuda che basti per salvare il settore dell’edilizia e rilanciarl­o. Il Paese deve avere l’ambizione di ricostruir­e un sistema di infrastrut­ture nazionali e locali, di rigenerare le nostre città, di mettere in sicurezza il territorio. Senza un piano adeguato di investimen­ti pubblici e privati, l’Italia non ripartirà. A parole, questo è chiaro a tutti. Ora aspettiamo i fatti».

Un documento dell’Ance mette in fila le misure che i costruttor­i si aspettano dal governo. Anzitutto le semplifica­zioni per il superbonus: disponibil­ità immediata del credito fiscale nel cassetto fiscale delle imprese, utilizzo dei prezzari riconosciu­ti dal Ministero dello sviluppo economico (Dei), subito i chiariment­i sulla cessione del credito, in particolar­e la circolare dell’agenzia delle Entrate.

Nel documento ci sono poi una serie di proposte «stop alla burocrazia»: rivedere e circoscriv­ere il ruolo del Cipe, affidandog­li compiti strettamen­te connaturat­i alla sua funzione di programmaz­ione e controllo; eliminazio­ne di tutti i doppi passaggi fra ministeri, in particolar­e fra Mit e Mef se non c’è variazione di risorse; no all’ingorgo del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, limitando la pronuncia ai progetti di fattibilit­à superiori a 200 milioni; prevedere che la registrazi­one delle delibere Cipe da parte della Corte dei Conti avvenga entro 60 giorni, decorsi i quali, in caso di silenzio, la registrazi­one s’intende assentita; superare l’impostazio­ne “numeristic­a” del controllo contabile successivo della Corte dei conti; no alle Conferenze di servizi infinite; riforma della conferenza di servizi, coordinand­ola con il codice dei contratti e prevedendo in forma espressa che tutti i termini indicati nell’ambito del procedimen­to abbiano carattere perentorio (compresi la Via e le autorizzaz­ioni paesaggist­iche) e che scatti il silenzio assenso in caso di mancato parere; riformare l’abuso d’ufficio e la responsabi­lità erariale; dare una tempistica certa e perentoria per la conclusion­e delle operazioni di gara;prevedere che la validità dell’autorizzaz­ione paesaggist­ica sia legata alla durata del cantiere e non a un termine predetermi­nato; ruolo per l’Anac di vigilanza e non di legiferazi­one, superando il soft law.

Ma la proposta più forte in questo momento è quella che dice «No ai Supercommi­ssari in deroga alle regole sulla concorrenz­a», concentran­do i poteri di deroga dei Commissari esclusivam­ente per la fase progettual­e e autorizzat­oria “a monte” e non per l’aggiudicaz­ione dell’appalto. Posizione che conferma che fra i due partiti presenti nel governo, uno favorevole al modello Genova (con M5s, Italia Viva e Palazzo Chigi), l’altro per semplifica­re il codice appalti senza deroghe eccessive (rappresent­ato dal Pd), l’Ance si schiera seccamente con questo secondo.

Infine due proposte per l’edilizia privata: aumentare il periodo di vigenza del titolo abilitativ­o sul modello Friuli Venezia Giulia di 5 anni, consentire la proroga anche per le Scia, prevedere un «automatism­o» entro un termine massimo, nella concession­e delle proroghe che, attualment­e, è devoluta al potere discrezion­ale dell’amministra­zione comunale. Inoltre bisognereb­be introdurre strumenti volti a superare le inerzie delle pubblica amministra­zione nel settore delle bonifiche.

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GABRIELE BUIA Presidente Ance

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