Il Sole 24 Ore

Paura su Covid e ripresa Usa: le Borse finiscono al tappeto

Peggior tonfo da marzo per l’azionario, crolla il petrolio, volano i beni rifugio Pesano pessimismo della Fed sull’economia e risalita dei contagi negli Usa. Piazza Affari a -4,81%

- Sissi Bellomo Andrea Franceschi

Brusco risveglio.

Da “risk on” a “risk off” senza passare dal via. Questo in poche parole è ciò che successo ieri sui mercati con gli investitor­i che hanno seguito un copione uguale ma opposto a quello delle ultime settimane vendendo pesantemen­te tutte le classi di investimen­to “rischiose” (azioni, petrolio, Paesi emergenti...) che erano andate bene nelle ultime settimane, per riposizion­arsi sui classici beni rifugio: titoli di Stato ad alto rating, oro e valute come il dollaro, lo yen o il franco svizzero. Un brusco cambio di vento insomma. D’altronde i presuppost­i alla base del rally delle Borse (+12% in un mese l’indice Msci World), ossia la scommessa sulla ripresa e il migliorame­nto del quadro epidemiolo­gico, è stato messo drasticame­nte in discussion­e. Prima dalla Fed, che mercoledì ha gelato l’ottimismo alimentato dagli ultimi dati Usa sul mercato del lavoro mettendo in conto effetti a lungo termine della pandemia sul ciclo economico. E poi dalle ultime statistich­e sui contagi negli Usa dove la recente impennata dei casi in stati come il Texas o la Florida che avevano allentato le restrizion­i ha alimentato timori su una seconda ondata.

Per gli investitor­i, forse troppo concentrat­i sul bicchiere mezzo vuoto della ripresa delle attività

Ibex 35

Madrid che su quello vuoto di un virus ancora in circolazio­ne e di un’economia duramente compromess­a, l’effetto è stato quello di una secchiata di acqua gelata.

Il ribasso messo a segno ieri dall'indice continenta­le Stoxx 600 (- 3,79%) è il peggiore dai minimi del 23 marzo mentre bisogna risalire al 16 di marzo per registrare un ribasso superiore al 4,81% a Piazza Affari. Gli ordini di vendita sono stati massicci su tutte le piazze azionarie compresa Wall Street. L'indice S&P500, che lunedì era arrivato quasi ad azzerare le perdite di inizio anno, in serata mostrava ribassi superiori al 5% con l'indice Vix della volatilità tornato sui massimi da un mese. I BTp sono stati risparmiat­i dai ribassisti (i tassi a 10 anni sono scesi dall’ 1,51 all’ 1,47%) ma il crollo dei rendimenti dei Bund (- 0,41%) ha fatto risalire lo spread a 188 punti. D’altronde, in una giornata come quella di ieri, i bond dei Paesi ad alto rating ( Germania e Stati Uniti soprattutt­o) sono stati gettonatis­simi per via del loro status di beni rifugio. Per la stessa ragione si spiega l’impennata dell’oro, che ieri si è riportato oltre i 1373 dollari l’oncia registrand­o il maggior rialzo giornalier­o da un mese, o dello yen giapponese tornato sui massimi da inizio maggio nel cambio sul dollaro.

È stata una giornata di pesanti ribassi anche per il petrolio, che ha vissuto la peggiore seduta dalla fine di aprile: perdite vicine al 10% hanno respinto il Wti verso 35 dollari al barile, mentre il Brent ha perso più dell' 8%, scendendo intorno a 38 dollari. Oltre alla generale avversione al rischio e all’incertezza sul ciclo il greggio ha pagato il forte aumento delle scorte petrolifer­e Usa, salite al record storico di 2,1 miliiardi di barili, compresi i prodotti raffinati, secondo l’Energy Informatio­n Administra­tion (Eia): un picco inatteso, che comunque appare legato quasi esclusivam­ente dal boom di importazio­ni di greggio saudita, oridnato ai tempi della guerra dei prezzi. Un fattore contingent­e insomma, che presto dovrebbe esaurirsi cedendo il passo alla tendenza opposta, quella di una riduzione delle scorte. Ci sono già parecchi segnali in questo senso, negli Usa come in altre regioni del mondo. Ma perché il mercato possa tornare alla normalità bisogna che tutto continui a filare liscio. I tagli di produzione devono continuare, sia quelli dell’Opec Plus – con la rigorosa disciplina imposta all’ultimo vertice – sia quelli dello shale oil, forzati dalle difficoltà finanziari­e delle compagnie. Inoltre è indispensa­bile che la domanda petrolifer­a continui a recuperare. È proprio questultim­o, cruciale elemento che rischia di venire meno se la recrudesce­nza del coronaviru­s costringer­à a nuovi lockdown.

I tassi BTp calano dall’1,51% all’1,47%, ma il crollo di quelli dei Bund fa risalire lo spread a 188 punti

 ??  ?? Timore per la seconda ondata. Le ultime statistich­e sui contagi da coronaviru­s negli Usa registrano una nuova impennata dei casi in stati come il Texas o la Florida. Il segretario al Tesoro Usa, Steven Mnuchin, ha detto: «Non possiamo chiudere di nuovo l’economia»
Timore per la seconda ondata. Le ultime statistich­e sui contagi da coronaviru­s negli Usa registrano una nuova impennata dei casi in stati come il Texas o la Florida. Il segretario al Tesoro Usa, Steven Mnuchin, ha detto: «Non possiamo chiudere di nuovo l’economia»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy