Cerutti chiude il sito di Vercelli, ma resta a Casale Monferrato
Un accordo dimezza la forza lavoro attuale, prospettiva di una newco
Si chiude una fase difficile della storia industriale del Gruppo Cerutti di Casale Monferrato. Si chiude con un accordo che dimezza la forza lavoro attuale e con la prospettiva di una newco. Il testo, votato dall’assemblea dei lavoratori, prevede la chiusura della fabbrica di Vercelli, con 160 esuberi su 288 addetti. La società, in fase di concordato, ha affiancato all’accordo sindacale un piano industriale triennale che prevede la costituzione di una newco a cui faranno capo i 128 addetti e le commesse al momento in mano al Gruppo, che continuerà la produzione nel sito industriale di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria. «È un giorno triste – sottolinea Luigi Cerutti – perché per i dieci anni della crisi abbiamo cercato di ridurre l’impatto sociale, mentre adesso non siamo riusciti ad evitare gli esuberi, però è anche un giorno di rinascita, perché potremo dimostrare al mercato il valore tecnologico dell’azienda e di un brand che ha cento anni di storia».
Durante l’intero 2020 i 160 addetti in esubero resteranno in cassa integrazione. L’accordo prevede, come spiega Ivan Terranova della Fiom di Vercelli, «che l’azienda attivi ogni forma di ammortizzatore disponibile, a partire da gennaio 2021, proprio per continuare a garantire una copertura economica ai lavoratori». Sul tavolo anche un incentivo all’esodo da 15mila euro. Il numero degli addetti al lavoro per la nuova società che nascerà dalle ceneri del Gruppo resterà di 128 e ogni eventuale nuova assunzione sarà realizzata facendo riferimento al bacino di 160 lavoratori rimasti fuori. «Abbiamo lasciato uno spazio per riprendere la discussione con l’azienda una volta avviata la newco – aggiunge Terranova – e ogni 60 giorni è prevista una verifica sulle lavorazioni esternalizzatecon i responsabili società, anche in caso di cessione ad una nuova proprietà». Cerutti dunque riparte con 10 commesse attive e la prospettiva di vendere 13-15 macchinari – packaging – all’anno: in questi numeri c’è l’equilibrio economico e il futuro di una realtà industriale storica in Piemonte.