Digitale, l’Italia arretra nella Ue Ultimo posto sulle competenze
Cesare Avenia: «Disastro annunciato. Serve colmare il ritardo tecnologico»
Una notizia così lascia ancora di più l’amaro in bocca dopo i mesi di lockdown con tutto il loro portato di smartworking, collegamenti a distanza, e-commerce e tanti dibattiti sul digitale come chiave del futuro.
Dalla Ue arriva l’ennesima doccia fredda per l’Italia digitale che, anziché avanzare, arretra. E lo fa con un ultimo posto sulle competenze digitali che è la macchia più nera in una classifica generale che vede il Paese al terzultimo posto per grado di digitalizzazione in Europa: 25esimo su 28 (Anche il Regno Unito è nel ranking). Finlandia, Svezia e Danimarca guidano il gruppo. Agli ultimi tre posti ci sono Bulgaria, Grecia e Romania. L’Italia ha perso due posizioni rispetto al 2019.
«È un disastro annunciato. I nostri allarmi – commenta Cesare Avenia presidente di Confindustria Digitale – sono rimasti inascoltati, nonostante esattamente un anno fa avessimo presentato un Piano straordinario per accelerare la trasformazione digitale del Paese attraverso misure strutturali atte a colmare il ritardo tecnologico e di competenze».
A fotografare lo scontento dell’Italia digitale è l’indice Desi della Commissione Ue. Il quale in realtà ci attribuisce un terzo posto nell’avanzamento sul 5G. Peccato che in questo periodo si siano moltiplicati i Comuni (saliti a quota 500) che stanno cercando di mettere i bastoni fra le ruote con ordinanze più o meno restrittive e in alcuni casi giustificate con la fake news del legame fra 5G e Covid. Male invece, come detto, sulle competenze: «Solo il 42% delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base (58% nell’Ue) e solo il 22% dispone di competenze digitali superiori a quelle di base (33% nell’Ue)». E in più: «Anche il numero di specialisti e laureati nel settore TIC è sotto la media Ue».
Quello della connettività (che vede l’Italia al 17esimo posto) è il capitolo che più avvicina l’Italia alla media Ue. L’incremento è stato però di 4 punti nella connettività over 100 Mbps (dal 9% al 13% econunamediaUedel26%) conuna coperturainfibradal24% coperturain fibradal24% del2018al30% nel 2019 (34% la media Ue). Diretta sul punto la Commissione Ue che riferendosi al piano di Open Fiber vincitrice di bandi pubblici per portare la fibra nelle aree “bianche” del Paese): «L’attuazione pratica del piano è ora in corso, ma è ancora soggetta a ritardi molto gravi e l’obiettivo di implementare l'80% del piano entro il 2020 molto probabilmente mancherà». Critiche, inoltre, le parole dell’ad Infratel (la società del Mise che sovrintende alla realizzazione del Piano banda ultralarga) Marco Bellezza: «L’entità dell’intervento pubblico messo in campo in questi anni ed affidato alla concessionaria Open Fiber avrebbe dovuto condurre a risultati ben diversi» .
In una nota in serata Open Fiber sottolinea come «la copertura Ftth è in costante aumento passando dal 24% del 2018 al 30% del 2019» con un divario con la media Ue che «si va nettamente riducendo. Un risultato frutto dell’ingresso di nuovi operatori come Open Fiber che hanno stimolato la competizione e una maggiore attività dell’incumbent, dopo anni di assenza di investimenti sulla rete di accesso fisso».