Il giallo di Parvus, veicolo che decide le sorti da Londra
Il fondatore Mercadante e i suoi dante causa decisivi per il futuro della operazione
Il destino della battaglia finanziaria dell’anno in Italia si deciderà anche dentro un’elegante e austera palazzina di Londra: al 7 di Clifford Street, a due passi dalle scintillanti boutique di New Bond Street, che riapriranno la settimana prossima, ha sede Parvus, il misterioso fondo che, con il suo 8% circa, è improvvisamente diventato uno degli aghi della bilancia nella “scalata” della principale banca del paese a Ubi.
Sul citofono non c’è il nome, ma scorrendo la lista si scopre che Parvus è in ottima compagnia: il medesimo palazzo ospita pure TCI-The Children Fund, quello della scalata RBS-Abn Amro. Il portiere conferma che Parvus è un inquilino, ma che non c’è nessuno in ufficio, tutti lavorano da casa. Tantomeno Edoardo Mercadante, che sul registro delle imprese inglesi ha tre nomi (Edoardo Luigi Raphael), lo schivo fondatore e proprietario del fondo: nessuno lo conosce o lo ha mai visto nella business community di Londra. Di lui, nella City, non si sa nulla, nessuna informazione e nessuna foto, nemmeno sul profilo LinkedIn. All’indirizzo nel cuore di Mayfair, il quartiere più lussuoso di Londra, sono registrate quattro società col nome Parvus più un’altra, Suvrap Feeder, la holding del finanziere. Negli ultimi anni i profitti sono andati calando: il bilancio depositato a settembre del 2019 dichiarava 57 milioni di sterline di ricavi, dimezzati dai 108 milioni dell’anno prima. Gli utili sono stati di 10 milioni, crollati dai 109 milioni del 2017. Il tutto generato da appena cinque dipendenti a cui sono stati elargite 550mila sterline. A Mercadante e ai partner sono andati invece 2,3 milioni di compensi. Negli ultimi due anni una piccola parte di dividendi, circa 40mila sterline, hanno preso la volta delle isole Cayman: Parvus ha anche una sede nel paradiso fiscale dei Tropici.
Dal bilancio emerge la stazza del fondo: Parvus ha un portafoglio che a fine 2018 valeva 98 milioni di sterline, meno del doppio dei ricavi. Il valore a mercato dei fondi era di 130 milioni nel 2017, ma sul portafoglio è caduta una tegola da 40 milioni nel 2018, un terzo dell’intero patrimonio investito. Di fronte a questi numeri, spicca la posizione su Ubi: ai prezzi attuali di Borsa quell’8% vale 240 milioni.
Parvus viene descritto come un azionista finanziario di lungo termine entrato nella banca anni fa e col tempo cresciuto. Secondo le informazioni Consob, il pacchetto è detenuto come gestione indiretta non discrezionale del risparmio: in pratica, pur avendo le azioni in portafoglio l’ultima parola sulle decisioni da prendere spetta ai titolari effettivi di quelle quote. Quale che sia la natura del pacchetto, farebbe molto comodo ai pattisti di sindacato di Ubi: il gruppo dei soci storici, che in larga parte rifiuta la proposta di matrimonio, ha il 27%. Con Mercadante, il fronte del No arriverebbe al 35%. Il nocciolo duro bresciano-bergamasco-cuneese potrebbe fare da minoranza di blocco. E ora, alla vigilia di uno scontro sempre più acceso, c’è da chiedersi se i dante causa di Parvus usciranno allo scoperto.