Atlantia crede nell’accordo su Aspi Il primo trimestre paga la pandemia
Nuovi incontri al Mit e al Mef nei prossimi giorni, la società pronta a tutelarsi Chiusi i tre mesi con una perdita netta di 10 milioni e ricavi in discesa del 10%
Ancora nessun passo avanti formale nella trattativa con il governo su Autostrade per l’Italia ma la speranza è che la vicenda possa avere «una rapida e positiva soluzione». Allo stato attuale si sono tenuti diversi confronti tecnici tra esponenti dell’azienda e del governo e nuovi summit, sia al Mef che al Ministero delle Infrastrutture sono previsti nei prossimi giorni. Tuttavia ancora non si intravede il punto di svolta definitivo. Anche per questo Atlantia ha precisato che Aspi «mantiene la facoltà di avvalersi di tutti gli strumenti convenzionali a tutela». Strumenti che, nel caso, la compagnia può far valere entro il 30 giugno, almeno per quanto riguarda la non accettazione dell’articolo 35 del Milleprorghe, e dunque la potenziale risoluzione della convenzione.
Nel mentre, però, la pandemia da Covid-19 si è fatta sentire sui conti di Atlantia che ha chiuso il primo trimestre del 2020 con una perdita netta di 10 milioni di euro e tutte le voci di bilancio in calo rispetto all’anno precedente. D’altra parte il traffico sulla rete autostradale è sceso del 20,7% in
Italia, del 12,1% in Spagna, del 10,7% in Francia, del 13,4% in Cile, e dell’1,9% in Brasile. Allo stesso modo sono sensibilmente diminuiti anche i passeggeri con Aeroporti di Roma che ha registrato un calo dei volumi del 33,3% e Aéroports de la Côte d’Azur del 21%. In questo quadro i ricavi operativi si sono attestati a 2,21 miliardi, in discesa di 381 milioni o del 15% sullo stesso periodo dell’anno precedente. A cascata sono scivolati anche gli altri indicatori con il margine operativo lordo che è sceso a 1,271 miliardi, in diminuzione di 290 milioni (-19% o -16% su base omogenea). Come detto, a fronte di tutto questo la holding che fa capo alla famiglia Benetton ha segnato una perdita di 10 milioni contro i 157 milioni di profitti 2019. Il cash flow operativo si è attestato a 790 milioni, in calo di 236 milioni (-21% su base omogenea).
All’interno di questo contesto gli investimenti operativi sono risultati pari a 361 milioni (+8%) mentre l’indebitamento finanziario netto al 31 marzo 2020 era pari a 35,47 miliardi (-3%). Recentemente la holding ha messo a disposizione di Autostrade per l’Italia un finanziamento fino a 900 milioni stante l’impossibilità della controllata di «reperire fonti di finanziamento sul mercato a seguito delle persistenti incertezze regolatorie e tariffarie e a valle del downgrade del rating a “sub investment grade” conseguente le modifiche, ritenute illegittime e con numerosi profili di incostituzionalità, introdotte in modo unilaterale e retroattivo con l’art. 35 del DL Milleproroghe». Modifiche predisposte anche a causa delle forti tensioni venutesi a creare, come era prevedibile, tra esecutivo e azienda dopo la tragedia del Ponte Morandi. In proposito, giusto ieri la Cassazione ha confermato la misura cautelare della sospensione dall’esercizio di pubblici uffici e congiuntamente, sempre per 12 mesi, il divieto di svolgere attività per concessionari di pubblico servizio per tre funzionari e l’ad di Spea (Antonio Galatà, ora dimissionario e collocato in quiescenza), la società del gruppo Autostrade incaricata della manutenzione della rete autostradale. Alla base della misura l’accusa di «falso ideologico continuato in atto pubblico di fede privilegiata» per aver contraffatto i rapporti ispettivi sui viadotti di Bisagno e Veilino ma con una responsabilità anche per il viadotto sul Polcevera, il cosiddetto Ponte Morandi.