Il Sole 24 Ore

La perizia dei pm supera il no del gip

Confermata l’interdizio­ne dei tecnici Spea accusati per i report su Autostrade

- Maurizio Caprino Patrizia Maciocchi

Una perizia tecnico- scientific­a disposta dal pm è un fatto nuovo idoneo a far scattare misure cautelari anche dopo che era stata bocciata una prima richiesta del la pubblica accusa. Così la Cassazione, con la sentenza 17973 depositata ieri, ha confermato la sospension­e dell’ex amministra­tore delegato di Spea ( la società consociata cui Autostrade per l’Italia - Aspi - affidava le verifiche sulla sue rete), che avrebbe avallato e i report “edulcorati” dei suoi collaborat­ori, favorendo anche questa pratica. L’indagine, partita da quella sul crollo del Ponte Morandi, a metà settembre aveva portato alle sospension­i e a tre arresti domiciliar­i. Sentenze analoghe sono state depositate sempre ieri dalla Corte nei confronti di altri tecnici indagati.

La sospension­e dall’esercizio del pubblico ufficio di concession­ario di attività pubbliche per un anno e il divieto temporaneo di esercitare l’attività profession­ale per soggetti pubblici o concession­ari erano stati disposti dal Tribunale del riesame di Genova, che aveva accolto l’appello dei pm dopo che il gip aveva respinto la loro richiesta di misure cautelari. Proprio sulla prima decisione del gip si basava in buona parte il ricorso degli indagati in Cassazione: si sosteneva che il primo diniego delle misure costituiss­e preclusion­e processual­e (il cosiddetto giudicato cautelare) rispetto a successive decisioni diverse.

Ma la Cassazione valorizza il fatto che la Procura, dopo il rigetto del gip, ha disposto una perizia e sentito altri testimoni per dimostrare che le modalità di controllo seguite da Spea fossero inidonee a certificar­e la sicurezza dei viadotti, perché comportava­no una valutazion­e senza ispezionar­e le strutture dall’interno dei cassoni degli impalcati. Sulla base della perizia, la Procura ha concluso che attestare la sicurezza di una struttura solo sulla base di un’ispezione esterna equivale ad attestare il falso. La Cassazione lo conferma, ritenendo la perizia un novum che riesamina dal punto di vista tecnicosci­entifico la precedente decisione del gip aggiungend­o elementi all’epoca non noti a questo giudice e in grado di superare le incertezze che ne avevano influenzat­o l’operato.

In questa fase di ricorso contro le misure interditti­ve, gli indagati non hanno opposto l’argomentaz­ione secondo cui le ispezioni all’interno dei cassoni erano state interrotte dopo l’entrata in vigore di norme antinfortu­nistiche più severe.

L’inchiesta della Procura di Genova e della Guardia di finanza va comunque avanti per ricostruir­e se e in che misura fosse Aspi a sollecitar­e Spea nel redigere report edulcorati, per avere una giustifica­zione a omettere costosi interventi di manutenzio­ne invece necessari. Andrà valutato anche il fatto che alcuni indagati, tra cui lo stesso ad, avevano in passato lavorato in Aspi. In ogni caso, dopo la pubblicazi­one delle imbarazzan­ti intercetta­zioni sui report edulcorati, l’attuale gestione della società ha tenuto a rimarcare un cambio di passo e ora sta portando avanti controlli e ispezioni a ritmo serrato.

Il peso del passato porta però ad aprire ancora nuovi fronti: proprio ieri si è appreso che la Gdf di Genova sta approfonde­ndo la posizione di una decina di tecnici Spea per analoghe edulcorazi­oni di report nelle gallerie. Quelle stesse gallerie che proprio in questi giorni sono alla base di continue chiusure che bloccano il traffico intorno a Genova.

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