Capasa: «La sfilata digitale è un ponte verso la normalità»
Il presidente della Camera della moda anticipa gli eventi virtuali o in streaming della fashion week di Milano (14-17 luglio), in attesa di una nuova realtà e fisicità
New York si è chiamata fuori dalla nuova partita del fashion system globale, quella delle settimane della moda digitali. Il lockdown di Manhattan che ora sembra quasi concluso è solo l’ultima delle ragioni. Londra e Parigi invece hanno deciso di giocare, eccome: la capitale francese in particolare non ha aspettato un possibile, auspicabile, coordinamento di calendari con quella britannica e soprattutto con Milano, come da molti anni avviene con le settimane della moda tradizionali, quelle fisiche, le uniche che conoscevamo, fino a prima della pandemia. La Camera della moda francese ha giocato d’anticipo e fissato dal 9 al 13 luglio la sua digital week, nata per sostituire l’appuntamento dedicato alle collezioni uomo che avrebbero dovuto essere in giugno, dopo Milano. Dal 14 al 17 luglio sarà proprio Milano a raccogliere il testimone, con la digital fashion week di cui Carlo Capasa, presidente della Camera della moda italiana, anticipa alcuni dettagli, mentre quella di Parigi è ancora avvolta nel mistero.
Siamo abituati a calendari con centinaia di eventi. E questa volta? Quelli live saranno tra i 30 e i 40: andranno tutti in streaming sul sito della Camera della moda a un orario preciso di uno dei quattro giorni. In alcuni casi si tratterà proprio di sfilate o presentazioni che avvengono in quel momento, come quella di Dolce&Gabbana (si veda l’articolo in pagina). In altri casi saranno video, performance o presentazioni magari girate precedentemente, ma visibili a tutti solo nell’ora indicata nel calendario. Vedremo soprattutto le collezioni uomo della P-E 2021, ma anche qualche pre-collezione donna.
Online ci saranno altri contenuti?
Accanto alla sezione live, sul sito
www.cameramoda.it avremo interviste, showcase di collezioni, riprese fatte in showroom e molto altro ancora. Ricordiamo sempre che a Milano ci sono circa 800 showroom e tutti hanno aderito al progetto di fashion week digitale, mettendo a disposizione il know how tecnologico che già avevano e collaborando per arricchire il nostro progetto.
È una strada senza ritorno?
La digitalizzazione, insieme al sostegno ai giovani e alla sostenibilità sociale e ambientale, è stata uno dei tre pilastri della mia presidenza fin dal primo mandato, iniziato nel 2015. La pandemia ha intensificato l’utilizzo della tecnologia, nella moda e in ogni altro settore e aspetto delle nostre vite. Ma la componente fisica, l’utilizzo dei cinque sensi, il piacere di partecipare insieme ad altre persone a piccoli grandi riti, come sono le sfilate o gli eventi legati alla moda, resteranno fondamentali. Anzi, credo che ne riscopriremo il fascino, l’insostituibilità. Come sta accadendo con il retail: superate le paure, le persone stanno tornando a frequentare gli spazi fisici e fa riflettere il fatto che durante il lockdown l’e-commerce sia cresciuto, ma non alla velocità che qualcuno aveva previsto.
Saltati gli appuntamenti di giugno, la settimana maschile di Milano e il Pitti Uomo di Firenze, cosa prevede per quelli di settembre? Come vediamo anche negli ultimi giorni dalle dichiarazioni a volte spiazzanti delle autorità sanitarie, è praticamente impossibile fare programmi sulla base dell’evolversi – o dello spegnersi – della pandemia. Vale per l’Europa, ma anche per le Americhe e l’Asia. Si tratta di variabili che non possiamo controllare e ovviamente la sicurezza di tutti è la priorità dell’intera filiera del tessile-moda. Siamo pronti però per una settimana della moda donna simile a quella di febbraio. Il digitale è il ponte che copre questo periodo, un ponte che resterà e che potremo sempre riutilizzare. Anche perché finita l’emergenza non sarà tutto come prima. Sarà una nuova normalità: spero che saremo tutti più consapevoli, come persone e come protagonisti della moda.
Camera della moda e molte altre associazioni del settore lamentano però una scarsa attenzione da parte dei piani di rilancio del Governo. Purtroppo è così. Ma non ci arrendiamo, perché è da sempre, potremmo dire, che combattiamo una battaglia che crediamo giusta: far capire alle istituzioni locali e centrali che la filiera italiana del tessile-moda-abbigliamento è volano economico, oltre che di immagine. Una filiera unica, un patrimonio di creatività, capacità artigianale e manifatturiera e un’opportunità per i giovani.