Intercettare nuovi traffici con l’integrazione porti- porti-ferrovieferrovie
Porti e ferrovie. La scheda numero 39 del piano di rilancio messo a punto dalla task force Colao afferma con chiarezza che l’ammodernamento dei porti, l’espansione della rete ferroviaria per il trasporto merci e soprattutto l’integrazione tra i porti e il sistema ferroviario (specialmente nel Mezzogiorno) potrebbero dare una forte spinta alla ripresa dell’economia e alla creazione di un sistema logistico più efficiente. La premessa è che la logistica deve rappresentare non un fattore di costo ma un motore di sviluppo dell’economia. Oggi l’Italia, nota la task force Colao, è solo al 17° posto nel mondo per competitività delle infrastrutture di trasporto: 53° per qualità delle strade, 56° per efficienza del trasporto aereo, 46° per i porti, 36° per il servizio ferroviario. Negli ultimi 10 anni il sistema portuale italiano ha perso il 2% di quote di mercato continentale rispetto ai porti del Nord Europa, mentre gli altri porti del Mediterraneo hanno guadagnato il 7 per cento.
I nostri scali, a differenza di quelli del Nord Europa, sono per lo più ubicati all’interno delle città. L’accessibilità stradale è spesso ardua, dovendo superare numerosi colli di bottiglia e ciò rappresenta un sicuro svantaggio competitivo rispetto ad altre realtà concorrenti. Pensiamo al porto di Genova, che dopo il crollo del ponte Morandi e i gravi problemi di staticità di viadotti e gallerie evidenziati lungo il nodo autostradale ligure è in piena emergenza. Tuttavia la modalità prevalente per il trasporto delle merce o dei container da e verso i porti italiani resta quella stradale (Tir): la quota modale delle ferrovia è inferiore al 13%, fatta eccezione per Trieste (30%) e La Spezia (27%). Ora la sfida è potenziare l’accessibilità ferroviaria verso i porti italiani, velocizzando i collegamenti con i mercati di destinazione delle merci e invogliando i traffici e le spedizioni internazionali a scegliere i nostri approdi e non quelli di altri Paesi. Pertano si rende necessario investire nel cosiddetto ultimo miglio ferroviario, con l’obiettivo di portare i binari lungo le banchine e nel cuore delle aree portuali.
Il gruppo Ferrovie dello Stato, attraverso Rete ferroviaria italiana (Rfi), ha avviato un robusto piano di investimenti per lo sviluppo del trasporto merci e per agevolare il trasferimento modale dalla gomma al ferro nel nostro Paese. Il piano, del valore di 4 miliardi di euro, prevede l’ammodernamento tecnologico e infrastrutturale delle linee ferroviarie per adeguarle agli standard europei dei Corridoi Ten-T e per realizzare un moderno e competitivo traffico merci su ferro. Di questi 4 miliardi, circa 1,4 miliardi sono dedicati in particolare al potenziamento delle connessioni tra linee ferroviarie, porti e interporti. Parte fondamentale del piano di interventi sono gli accordi siglati con gli enti locali, le istituzioni e le associazioni di categoria. Tra questi: l’accordo con l’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale per ampliare la quota di traffico merci a servizio del porto di Trieste, di importanza strategica per la sua posizione lungo il Corridoio Baltico-Adriatico e la via della Seta; il piano di sviluppo infrastrutturale e tecnologico degli impianti ferroviari nel porto di Venezia; il potenziamento ferroviario del porto di Genova, il più importante nel nostro Paese per il volume di traffico merci. Interventi di miglioramento e adeguamento della rete nazionale sono in corso e pianificati anche nel Sud del Paese: per il nodo intermodale di Brindisi, nello scalo merci di Bari Lamasitana e nel porto di Taranto, mentre è stato siglato un accordo con l’Autorità di sistema portuale del Mare Tirreno Centrale, per valutare la realizzazione di una nuova stazione e di un terminal ferroviario, con modulo di 750 metri, in prossimità dell’attuale impianto di Napoli San Giovanni Barra.
Piano di Rfi ( (gruppo gruppo Fs) da 1,4 miliardi per potenziare le connessioni tra linee ferroviarie, porti e interporti