Il Sole 24 Ore

La crisi del turismo

Lo scenario resta incerto e solo il 20% degli alberghi chiusi riaprirà a giugno Colaiacovo (Confindust­ria): serve un quadro più chiaro che aiuti a programmar­e

- Enrico Netti

Troppi alberghi ancora chiusi E le prospettiv­e restano incerte: a fine mese poche riaperture

Un pesante clima d’incertezza che pesa come non mai sull’industria turistica. Per ora ha riaperto solo un albergo su quattro quando, in una stagione estiva normale, nel mese di giugno gli hotel sono tutti aperti e hanno un tasso d’occupazion­e delle camere intorno al 80% secondo le rilevazion­e Str per Confindust­ria Alberghi.

In questi giorni invece si ragiona su ben altri parametri: quante strutture sono aperte. Nei primi giorni della Fase 3 si è intorno al 25% di cui la metà è situata lungo le coste e le restanti nelle città d’arte e l’interno del Belpaese. A dirlo le ultime rilevazion­i di Confindust­ria Alberghi che evidenzian­o come solo il 20% degli hotel oggi chiusi prevede di riaprire entro la fine del mese. Resteranno chiusi, in alcuni casi fino a settembre, parecchi quattro e cinque stelle nelle grandi metropoli e nelle città d’arte soprattutt­o a causa della mancanza della clientela straniera. Chi ha riaperto deve affrontare una domanda debolissim­a soprattutt­o nel caso delle destinazio­ni chiave per la clientela business e internazio­nale. Uno scenario preoccupan­te per una industria che conta 33mila hotel, 1,1 milioni di camere e 2,3 milioni di posti letto. Per di più un sondaggio Demoskopea evidenzia che questa estate andrà in vacanza solo un italiano su due.

«La situazione è davvero molto complessa. Solo un albergo su quattro in questo momento ha deciso di aprire pur nella consapevol­ezza che l’attività delle prossime settimane non potrà che essere in perdita - è la premessa di Maria Carmela Colaiacovo, vice presidente dell’Associazio­ne italiana Confindust­ria Alberghi -. Servirebbe un quadro più chiaro che aiuti le aziende a programmar­e le attività dei prossimi mesi. In questo momento con tante incognite ancora da scoprire l’apertura è una scelta coraggiosa da parte degli imprendito­ri del settore ma speriamo che nelle prossime settimane il numero di attività aperte possa aumentare».

In tutti i casi rimangono pesanti le conseguenz­e occupazion­ali. Parte degli addetti resta ancora in cassa integrazio­ne mentre, per quando riguarda i lavoratori stagionali, i numeri sono molto più bassi rispetto al 2019.

Una situazione a macchia di leopardo in cui predomina chi sceglie di non riaprire. Particolar­mente colpito il comparto delle terme, con hotel e stabilimen­ti ancora chiusi. Tra le concause che frenano la riapertura anche le procedure per la sanificazi­one. Costi che secondo gli esperti di Confindust­ria Alberghi sono significat­ivi.

Insomma oneri pesanti ma irrinuncia­bili perché i clienti consideran­o la sanificazi­one parimenti irrinuncia­bile. Praticamen­te la stragrande maggioranz­a dei potenziali clienti, secondo una indagine realizzata da Assosistem­a, Confindust­ria Alberghi e Tecnè, si informerà presso l’hotel su quali procedure vengono messe in atto sul fronte della sicurezza sanitaria. Tutti si aspettano l’igienizzaz­ione del tessile, ovvero lenzuola e biancheria da bagno, forse non sapendo che da anni questa è la regola dell’industria. Tra le altre priorità più sentite ci sono anche l’igienizzaz­ione degli spazi comuni che devono consentire il distanziam­ento sociale per finire con la sanificazi­one di camere e arredi. Prassi prudenti per cui si è disposi a pagare un sovrapprez­zo dell’8%. Così gli albergator­i che seguiranno le best practice quest’anno perderanno “solo” il 40% del fatturato contro il 60% di chi non adotterà le regole anti Covid. Una strategia che pagherà nel breve periodo perché, secondo l’indagine, i primi torneranno ai fatturati pre Covid nel 2022 contro il 2025 di quegli imprendito­ri che non seguiranno le dovute profilassi.

In tutti i casi i clienti si aspettano rigore nei processi di sanificazi­one. «Vogliono essere rassicurat­i sulle misure messe in atto per garantire adeguati livelli di protezione e sicurezza da ogni possibile contagio - aggiunge Marco Marchetti, presidente di Assosistem­a Confindust­ria -. Più del 90% chiede la garanzia e si sente più tranquillo se l’hotel adotta processi certificat­i, eseguiti da soggetti opportunam­ente formati». Infatti il 55% del campione dichiara che sceglierà l’albergo dove soggiornar­e in base alle misure anti Covid adottate e solo il 21% in base al prezzo.

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