Londra cede alle imprese: controlli più soft sull’import
Il lockdown di aprile ha condotto al maggior crollo della storia: - 20,4% Marcia indietro del Governo sulle rigorose procedure doganali nel dopo-Brexit
L’economia britannica è in caduta libera. Nel mese di aprile il Pil ha subìto il crollo maggiore mai registrato nella storia: -20,4%, in netta accelerazione rispetto al -5,8% di marzo, secondo i dati resi noti ieri dall’Ufficio nazionale di statistica (Ons).
L’impatto del lockdown per contenere l’epidemia di coronavirus è stato particolarmente negativo per un’economia basata sui consumi. Tutti i settori, con l’unica eccezione della farmaceutica, hanno subìto una contrazione. Come paragone, l’Ons ha rilevato che il dato mensile peggiore della crisi finanziaria era stato il -1% registrato nel marzo 2009.
Nonostante la difficile situazione economica, il Governo di Boris Johnson ha confermato ieri che non intende chiedere un allungamento del periodo di transizione, come richiesto dalle imprese e dai Governi autonomi di Scozia, Irlanda del Nord e Galles per avere più tempo per raggiungere un accordo commerciale con l’Unione Europea.
Il premier intende invece mantenere la promessa elettorale di «concludere Brexit» e finire il periodo di transizione il 31 dicembre di quest’anno, anche se non ci sarà un’intesa. «La Ue ha accettato la nostra decisione finale - ha fatto sapere ieri Downing Street -. Riprenderemo il controllo delle nostre leggi e dei nostri confini».
C’è però un “contentino” per le imprese, che avevano chiesto a gran voce un rinvio. Per attutire il doppio colpo di Brexit e Covid-19 per il business, il Governo britannico ha annunciato ieri un’inversione a U sui controlli alla frontiera.
Contrariamente a quanto proclamato in febbraio, le merci in arrivo dai Paesi Ue non verranno soggette a rigorosi controlli al confine britannico per sei mesi, anche in caso di “no deal”. I controlli a Dover e altri punti di ingresso verranno introdotti in modo graduale tra gennaio e luglio per dare tempo alle imprese di abituarsi alla nuova realtà. Anche il pagamento delle tariffe sarà differito.
Il Governo riconosce che le imprese non possono gestire contemporaneamente l’impatto dell’epidemia e code alle frontiere. «Saremo pragmatici e flessibili», ha detto ieri il vicepremier Michael Gove.
Il “tocco leggero” alle frontiere riguarda solo le merci in arrivo dai 27, non l’export britannico verso i 27. La Ue ha già fatto sapere ieri che non intende reciprocare: i controlli scatteranno come previsto dal primo gennaio.
« Per la Ue sarà solo un vantaggio, ma prevedo che altri Paesi extraUe protesteranno per la situazione di svantaggio competitivo nella quale si troveranno», ha commentato ieri Meredith Crowley, docente di economia internazionale all’Università di Cambridge.
La Confindustria britannica ha comunque accolto con favore il cambiamento di strategia. « Introdurre facilitazioni unilaterali al confine per un periodo in caso di no deal è logico e pragmatico, dato che le imprese non sono pronte a cambiamenti caotici con il nostro maggiore partner commerciale a fine anno » , ha detto Josh Hardie, vice-direttore generale della Cbi.
Sarà una delle questioni che verranno discusse lunedì nel summit virtuale tra Johnson e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, per tentare di sbloccare l’impasse.I negoziati bilaterali si sono interrotti senza risultati, ma le due parti hanno concordato di riprendere gli incontri con maggiore frequenza in luglio.
Il premier si dichiara ottimista sia sulle possibilità di raggiungere un accordo con la Ue entro l’autunno che sulle prospettive dell’economia, nonostante il dato negativo di ieri .«Sarà dura per qualche mese ma ce la faremo - ha detto ieri Johnson -. Siamo incredibilmente creativi e resilienti e ci riprenderemo».
Molti economisti avvertono invece che la crisi durerà a lungo. «I costi del crollo stanno cominciando a emergere solo ora - ha detto Andrew Wishart, UK economist di Capital Economics - . La ripresa sarà molto più lenta della caduta».