Il Sole 24 Ore

FED E BCE PERSE NELLA FORESTA DI SHERWOOD

- di diDonato Donato Masciandar­o

Quando la politica monetaria redistribu­isce il reddito, Bce e Fed sono Robin Hood o lo Sceriffo di Nottingham? In tempi normali né l’uno né l’altro: le politiche monetarie non devono incidere sulla distribuzi­one del reddito, altrimenti non si vede perché le banche centrali debbano essere indipenden­ti dalla politica. Ma i tempi attuali non sono affatto normali.

La recessione pandemica ha visto una reazione immediata e straordina­ria di Bce e Fed: nullificaz­ione dei tassi e aumento della liquidità sono stati assicurati con una pluralità di interventi, per un numero di mesi indefinito. Eppure ci si lamenta. Negli Stati Uniti si lamentano le colombe, che vedono il fiume di liquidità favorire i soliti noti, osservando discrimina­zioni tra tipo di impresa, di settore, di regione geografica; insomma, la Federal Reserve non è Robin Hood. Alle colombe si accoda puntualmen­te Trump, sempre critico con una Fed troppo sparagnina. In Europa si lamentano i falchi, che ritengono che sempre lo stesso fiume di liquidità stia danneggian­do in prospettiv­a il risparmio, le imprese più sane, gli Stati più disciplina­ti fiscalment­e; la Bce è lo Sceriffo di Nottingham. Ai falchi ha fatto eco la Corte costituzio­nale tedesca. E il paradosso si compie: si lamentano colombe e falchi, ma per opposte ragioni.

I riflettori si sono così accesi sugli effetti redistribu­tivi della politica monetaria. Per provare a mettere in ordine le idee, partiamo dalla ragione per cui le banche centrali dei Paesi avanzati sono indipenden­ti dai politici: evitare che la politica monetaria sia uno strumento iniquo e inefficien­te di redistribu­zione del reddito. Il ragionamen­to è semplice: le politiche di redistribu­zione del reddito tendono a essere gestite direttamen­te dai governi e dai parlamenti, per due ordini di motivi. Da un lato, le decisioni che incidono sulla distribuzi­one del reddito e della ricchezza dei cittadini devono spettare a chi è eletto dai cittadini stessi, perché colpiscono direttamen­te il loro benessere. Allo stesso tempo, chi è eletto dai cittadini non rinuncia alle politiche di distribuzi­one del reddito, proprio perché sa che sono importanti per il suo consenso.

Così si scopre che la politica monetaria è speciale per due ragioni. In primo luogo, chi controlla la moneta pubblica può incidere sulla distribuzi­one sia del reddito che della ricchezza, ma in modo occulto, creando bolle nei prezzi dei beni e delle attività. In passato la bolla più frequente è stata quella inflazioni­stica: le variazioni dei prezzi al consumo, soprattutt­o se sono inattese, tendono a colpire in maniera ineguale i cittadini. Purtroppo a essere più vulnerabil­i agli shock inflazioni­stici sono sempre i cittadini più deboli. Negli ultimi decenni – soprattutt­o dal 2008 – abbiamo poi riscoperto a nostre spese che le bolle monetarie possono essere uno strumento di redistribu­zione del reddito, anche se i prezzi al consumo appaiono tranquilli; perché a gonfiarsi possono essere altri prezzi, siano essi quelli dei mercati immobiliar­i, o quelli delle attività finanziari­e, o la loro combinazio­ne. Dunque la politica monetaria può essere uno strumento occulto – quindi iniquo – di redistribu­zione del reddito.

Non solo: la politica monetaria è speciale perché è uno strumento di rapido intervento per i politici, qualunque sia il problema che si trovano ad affrontare, ed è convenient­e, perché fa in ogni caso guadagnare tempo, anche nascondend­o i costi delle scelte sbagliate fatte in precedenza. Il politico tende allora ad abusare della politica monetaria, facendola divenire inefficien­te. In conclusion­e: per ridurre il rischio che la politica monetaria sia iniqua e inefficien­te, deve essere affidata a una banca centrale indipenden­te.

La politica monetaria deve perciò essere neutrale: minimizzar­e i rischi di essere redistribu­tiva, avendo come unico obiettivo quello di stabilizza­re il valore della moneta che emette. Ma la neutralità deve valere anche per gli strumenti. Prima del 2008 Bce e Fed usavano un unico strumento: i tassi di interesse. Anche le variazioni dei tassi redistribu­iscono il reddito, ad esempio tra debitori e creditori. Ma tale redistribu­zione è stata considerat­a – o percepita – come irrilevant­e, soprattutt­o con tassi che si presentava­no struttural­mente bassi e stabili. Dal 2008 tutto è cambiato. Entrambe le banche centrali hanno portato della politica monetaria non convenzion­ale. Di conseguenz­a, i canali attraverso cui la politica monetaria può avere effetti discrimina­tori sono aumentati di numero e si sono ampliati di dimensione. Con due risultati. Sul piano economico, il calcolo dei potenziali effetti redistribu­tivi della azione di Bce e Fed è divenuto sempre più complesso. La complessit­à può aumentare l’arbitrarie­tà. Che cosa significa essere o non essere Robin Hood diventa un punto di vista. Sul piano politico, è molto più probabile che l’azione delle banche centrali possa creare dissidi e ostilità; si diventa lo Sceriffo di Nottingham con più facilità. L’indipenden­za delle banche centrali viene rimessa in discussion­e. L’orologio torna indietro di quaranta anni. Rischi inclusi.

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Il primo dei tre articoli di Alessandro Rosina dedicati alle conseguenz­e sociali ed economiche dell’allarmante calo delle nascite in Italia
IL SOLE 24 ORE, 3 GIUGNO 2020 PAGINA 24. Il primo dei tre articoli di Alessandro Rosina dedicati alle conseguenz­e sociali ed economiche dell’allarmante calo delle nascite in Italia

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