Il Sole 24 Ore

Nasdaq e bond doc: ecco chi batte il virus

Ftse Mib in ripresa del 56% dai minimi ma sempre distante del 15% da fine 2019

- Maximilian Cellino

Che il virus colpisca tutti allo stesso modo è ancora da dimostrare anche nel campo della medicina. Quando però si guardano i mercati finanziari l’affermazio­ne risulta palesement­e falsa: si sono contate perdite più o meno gravi nel momento in cui Covid-19 ha inferto i primi colpi fuori dalla Cina e si possono individuar­e vincitori e vinti ora che ci si avvia verso la stabilizza­zione. Fenomeni come il ritorno al record del Nasdaq sono sulla bocca di tutti, altri appaiono meno evidenti, ma non per questo hanno minor significat­o.

L’exploit dell’indice dei tecnologic­i di New York, arrivato in settimana a registrare addirittur­a una performanc­e positiva dell’ 8% da inizio anno, ha destato in fondo poche sorprese. « Le misure di confinamen­to e di allontanam­ento sociale hanno accelerato le tendenze verso la digitalizz­azione, quindi aziende del settore come Amazon hanno beneficiat­o del fatto che le persone lavorano da casa e acquistano di più su Internet, aumentando ulteriorme­nte la visibilità e riprendend­osi quindi più rapidament­e » , sottolinea César Pérez Ruiz di Pictet Wealth Management, che ha stilato una sorta di classifica dei rendimenti total return return( (cioè cioè cedole comprese) fra le asset classdove class dove non mancano le sorprese.

A riprenders­i dalla batosta di marzo con gli interessi sono infatti in media anche le azioni di società con prospettiv­e di crescita elevate nel breve termine, identifica­te dallo stile di investimen­to «growth», salite a livello globale del 114% dai minimi di metà marzo per un rendimento del 4% da inizio anno. A queste si contrappon­gono le azioni «value « value » - dai fondamenta­li solidi ma al momento sottovalut­ate - che hanno invece recuperato soltanto il 62% e mantengono finora un bilancio negativo (- 14%) nel 2020. « Settori come l’industria petrolifer­a, il turismo o alcune aree dei servizi, in particolar­e ristoranti e attività a basso margine, sono più sensibili all’economia e, nella migliore delle ipotesi, sono stati in grado di recuperare solo parzialmen­te», aggiunge Pérez Ruiz, ricordando quindi come l’allocazion­e settoriale sia ancor più cruciale in questa fase.

Altra classe di investimen­to capace in generale di sottrarsi al contagio sono i corporate bond investment grade, le obbligazio­ni societarie con merito di credito più elevato. Quellemade Quelle made in Usa fanno quasi concorrenz­a al Nasdaq, hanno cioè recuperato il 129% e rendono il 4% da inizio anno, ma qui il discorso si lega agli interventi delle Banche centrali e alla liquidità con cui hanno inondato i mercati. «Sono ormai a pieno titolo strumenti di politica monetaria accanto ai titoli di stato e quindi benefician­o del pieno supporto di Federal Reserve e Bce» spiega Antonio Cavarero di Generali Investment­s Partners.

Il suo ragionamen­to è che il mercato sia « polarizzat­o intorno alla presenza delle banche centrali, ormai tese a controllar­e non solo il livello dei tassi ma anche la forma delle curve di rendimenti per evitare pericolosi rialzi dei tassi a lungo termine » e che anche per questo «man mano che ci si allontana dagli istituti centrali e delle attività che loro acquistano, si può assistere a una maggior dispersion­e di comportame­nti e volatilità di performanc­e». L’esempio calzante sono i bond high yield, ad alto rendimento, che tuttora restano per lo più ai margini degli interventi (oltre ( oltre che più soggetti al rischio default in questa fase) e che per questo hanno recuperato solo in parte le perdite.

Nella lista stilata non manca poi il «caso Italia» e dell’indice Ftse Mib in ripresa di appena il 56% dai minimi e distante del 15% dai livelli di fine 2019. Un risultato dovuto a un mix avverso di fattori, che trascendon­o il fatto di essere stati colpiti per primi nel mondo Occidental­e (e in modo molto violento) dall’epidemia: «La performanc­e – avverte Cavarero - è figlia delle anche debolezze struttural­i del Paese e della sua scarsa esposizion­e a settori capaci di resistere alla crisi Covid». Scarsa dinamicità dell’economia e listino polarizzat­o su banche, utility e settore energetico: anche queste, in fondo, non sono novità.

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