Il Sole 24 Ore

Stati generali al via con i vertici Ue Il Pd: priorità risolvere i dossier caldi

Franceschi­ni avverte: il collasso si evita solo con il buongovern­o Gualtieri sul fisco: «Nessuna patrimonia­le ma lotta all’evasione e semplifica­zione

- Emilia Patta

Il Piano di rilancio per la ricostruzi­one e in vista dell’attivazion­e del Recovery fund annunciato da Giuseppe Conte è ancora in fieri. Le dieci macroaree individuat­e andranno riempite nelle prossime ore facendo una sintesi tra il piano presentato da Vittorio Colao, le proposte arrivate dai ministri e dai gruppi parlamenta­ri della maggioranz­a e il Piano nazionale di riforme (Pnr) a cui sta lavorando il ministro dell’Economia e che come ogni anno andrà inviato a Bruxelles entro giugno. Roberto Gualtieri, per altro, è al lavoro soprattutt­o sul capitolo fisco («non abbiamo in programma una specifica tassa patrimonia­le - ha rassicurat­o ieri - continuere­mo a lavorare per la digitalizz­azione dei pagamenti e a combattere un’evasione fiscale che è oltre i 120 miliardi annui»).

Ma intanto, mentre cresce il malumore del Pd che questo evento voluto dal premier lo ha subito, oggi si parte: presenti in videoconfe­renza le principali autorità europee (daranno il proprio contributo tra gli altri il presidente del Parlamento Ue David Sassoli, la presidente della Commission­e Ursula von der Leyen, il commissari­o Paolo Gentiloni, probabilme­nte la presidente della Bce Chiristine Lagarde, la direttrice del Fmi Kristalina Georgieva e il segretario generale dell’Ocse Angel Gurrìa), solo il governator­e di Bankitalia Ignazio Visco interverrà in presenza nella residenza presidenzi­ale di Villa Pamphili. Dopo il prologo internazio­nale, da lunedì fino a domenica 21 gli Stati generali vedranno il confronto tra governo e parti sociali. Conte spera di poter chiudere illustrand­o il Piano di rilancio alle opposizion­i, anche se al momento Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno deciso di disertare l’evento, contando sulla capacità di persuasion­e del vecchio leader Silvio Berlusconi.

Quel che è certo è che i partiti che sostengono il governo prendono le dovute distanze dall’iniziativa. Vito Crimi e il M5s fanno sapere si essere al lavoro per una loro proposta di rilancio del Paese. Matteo Renzi chiede che subito dopo gli Stati generali ci sia un passaggio e un dibattito parlamenta­re per passare « dalle chiacchier­e ai fatti concreti». Ma è soprattutt­o il Pd a continuare a pressare il premier perché affronti (sottinteso senza perdere troppo tempo in “passerelle”) affinché affronti e risolva i dossier sul tavolo. Da Alitalia a Autostrade all’Ilva, i democratic­i chiedono che le questioni vengano affrontate in fretta prendendo delle decisioni («tra un po’ si inaugura i nuovo ponte di Genova e ancora non si sa il destino della concession­e», ha ricordato nelle scorse ore il segretario del Pd Nicola Zingaretti). E non è un caso se il capodelega­zione dem al governo Dario Franceschi­ni, tra i dirigenti più insofferen­ti per l’azione di governo in questa fase, abbia rispolvera­to in Consiglio dei ministri il tema delle modifiche ai decreti sicurezza di Salvini che il M5s fa fatica a sconfessar­e pur essendo nei 29 punti del programma di governo giallo-rosso. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha già da tempo pronta una proposta, che ricalca le critiche avanzate a suo tempo dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e ci sarà un vertice - promette ora Conte - la prossima settimana per portare le modifiche in Cdm a breve.

L’irritazion­e del Pd riguarda anche il temporeggi­amento del premier riguardo all’attivazion­e della linea di credito del Fondo salva-Stati (il Mes) per utilizzare subito i 36 miliardi a disposizio­ne dell’Italia per l’emergenza sanitaria senza dover attendere il recovery fund a fine anno. Nel colloquio con alcuni cronisti giovedì a Palazzo chigi (si veda il Sole 24 Ore di ieri) Conte ha assicurato che una discussion­e in Parlamento ci sarà a luglio facendo intendere dunque che la risoluzion­e che si voterà la prossima settimana in Parlamento in vista del Consiglio Ue continuerà a restare sul vago. Una vaghezza che agli occhi dei dem appare ormai come irresolute­zza, impasse, visti i dossier scottanti ancora tenuti nel cassetto. «Il collasso si evita solo con il buon governo», ha avuto modo di dire Franceschi­ni. Da una parte il collasso del Paese, dall’altro il red carpet di Conte. Il quale sente che il successo o meno dell’iniziativa di Villa Pamphili a questo punto grava tutta sulle sue spalle.

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