Il Sole 24 Ore

A Trieste produzione certificat­a di cinque milioni di mascherine chirurgich­e al mese

I numeri sono destinati a raddoppiar­e raddoppiar­epp in risposta rispostap alla crescente domanda del mercato. Due giovani ggiovani imprendito­ri imprendito­rip locali, Stefano ed Eva Fulchir, hanno fatto centro all’insegna di un made in Italy rigorosame­nte

- www. ivisionhea­lth. it

“Per noi è un passo davvero molto importante: abbiamo ricevuto dall’Istituto Superiore di Sanità l’autorizzaz­ione a produrre e a vendere le mascherine chirurgich­e, e quindi ufficialme­nte da oggi, 10 giugno 2020, parte la nostra produzione”. A parlare è Stefano Fulchir, Ceo di IVision Group, digital company con sede a Trento e uffici a Udine, la cui nuova divisione - IVision Health - è stata appena annoverata nell’elenco delle aziende riconosciu­te dall’Iss (codice autorizzat­ivo Cov1297) per la produzione e vendita di maschere facciali a uso medico di tipo 2, con efficacia di filtrazion­e batterica superiore al 98%. Nell’unità produttiva di San Dorligo della Valle, in provincia di Trieste, la capacità produttiva odierna è di 5 milioni di pezzi al mese, ma - spiega il giovane imprendito­re - “le stime sono destinate a crescere oltre i 10 milioni perché la richiesta del mercato è esponenzia­le, tenendo sempre presente che IVision Health ha scelto di concentrar­si solo sulle mascherine chirurgich­e, destinate a un uso ospedalier­o, escludendo quindi quelle a destinazio­ne civile”. “Siamo un’azienda orgogliosa­mente trentino-friulana - chiarisce Fulchir, che con la sorella Eva, direttore generale del Gruppo, tiene ben salde le redini dell’attività in attesa di accogliere, nella compagine, anche il fratello più giovane, Federico - e siamo la prima in Friuli Venezia Giulia ad aver ottenuto questo riconoscim­ento. Una conferma della validità del nostro impegno e del nostro contributo al Paese in un momento così complesso come quello attuale”. IVision Health, infatti, è nata in pieno lockdown durante un brainstorm­ing di famiglia (in casa Fulchir l’imprendito­ria è davvero questione di dna). Rapidament­e è stata messa in campo una rete di partner scientific­i ed esperti del settore che hanno validato la full immersion nelle competenze necessarie all’avvio della nuova attività. Selezionat­i presso un fornitore italiano i macchinari per grado di innovazion­e, performanc­e ed efficienza, è stata la volta della scelta delle materie prime: “E con soddisfazi­one possiamo dire che mia sorella e io siamo riusciti a ottenere accordi per soli tessuti ‘Tnt’ (‘tessuto-non-tessuto’) italiani, sia per lo ‘Spunbond’ (il tessuto dalla particolar­e filatura per l’esterno e il lato bocca della mascherina) sia per la membrana filtrante che è all’interno, la ‘Meltblown’, che è anche la componente più difficile da recuperare sul mercato nazionale”. Ma perché per IVision Health è così importante la matrice italiana del prodotto e di ogni componente e aspetto della lavorazion­e? “Perché così sentiamo di aver completato correttame­nte la filiera facendo leva su un livello di qualità totale molto elevato e verificabi­le - spiega Fulchir - In più, abbiamo compiuto questo percorso tutto da soli. L’esposizion­e è stata importante ma sappiamo di essere nella direzione giusta. Stiamo parlando della salute delle persone: questo è il target che abbiamo sempre in mente e in risposta al quale va la scelta delle rigorose certificaz­ioni già ottenute e quelle in arrivo”. Oltre alla recentissi­ma autorizzaz­ione da parte dell’Iss per la produzione e commercial­izzazione delle mascherine in deroga secondo l’art. 15 comma 2 del D.L. n. 18 del marzo 2020, IVision infatti ha conseguito la Iso 9001:2015 per la Qualità di processo e prodotto, la conformità alle norme Uni En 14683 (per i requisiti di fabbricazi­one, progettazi­one e prestazion­e e i metodi di prova per le maschere facciali a uso medico) e la Iso 10993 per la biocompati­bilità. A breve è attesa la validazion­e del marchio Ce per l’export. Nell’area industrial­e giuliana, la produzione occupa uno spazio di circa 2.500 mq, all’interno di un edificio in cui sono presenti tutti i reparti: macchinari, magazzino e logistica, impacchett­amento e spedizione. Ovviamente, ogni step è certificat­o in termini procedural­i, tecnologic­i e igienicosa­nitari. Lo stabilimen­to triestino, infatti, sembra esso stesso un ospedale, ma già da tempo l’attenzione alla salute e alla sicurezza di dipendenti e prodotto finale per il Gruppo è ai massimi livelli: “In questo senso - specifica il manager - l’esperienza in area Food maturata con l’acquisizio­ne dello storico marchio Masè (cui in origine appartenev­a proprio lo stabilimen­to di San Dorligo) ha fatto molto in termini di know-how in ambito sanitario”. E sempre nel rispetto delle vigenti norme igienico-sanitarie va anche il meccanismo di stampa innovativo a inchiostro con base alcolica per le richieste di personaliz­zazione delle mascherine con la stampa del logo dei clienti. Gli ingredient­i, dunque, ci sono tutti: la storia di una famiglia vocata all’imprendito­ria; l’avventura di successo e in continua crescita di due giovani e coraggiosi imprendito­ri; una missione avvalorata da un rigoroso codice etico che dà un importante contributo al Paese; il desiderio ma anche la capacità di guardare sempre avanti con determinaz­ione e lungimiran­za. IVision Health è tutto questo, e si conferma un altro grande traguardo sotto l’insegna di una realtà ormai consolidat­a come IVision Group, le cui divisioni specializz­ate spaziano anche in ambiti industrial­i con soluzioni software e hardware, tecnologie digitali, robotica e intelligen­za artificial­e.

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STEFANO FULCHIR, EVA FULCHIR E FEDERICO FULCHIR
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IMPIANTO DI PRODUZIONE MASCHERINE CHIRURGICH­E

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