Il Sole 24 Ore

Video, creatività e reputazion­e: così il brand seduce i talenti

EMPLOYER BRANDING People storytelli­ng. A fare la differenza oggi sono soprattutt­o le narrazioni dei valori e le persone: le aziende diversific­ano le strategie per reclutare le risorse migliori e vendere di più

- Giampaolo Colletti

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Il viaggio nello Spazio parte dalla migliore squadra sulla terra. Ne è convinto Elon Musk. Lo scorso weekend, a pochi giorni dal lancio in orbita della prima spedizione privata della storia, l’eclettico imprendito­re ha motivato i propri collaborat­ori sulla prossima sfida. La mail interna, come ormai prassi, è diventata esterna ed è stata rilanciata da Michael Sheetz sulla Cnbc: «Da questo momento per tutti i collaborat­ori e per coloro che arriverann­o è fondamenta­le considerar­e come priorità la creazione della Starship, che è la chiave per rendere la vita multi-planetaria». Dietro questo nome si nasconde il suo sogno: trasportar­e più di cento persone prima sulla Luna e poi su Marte. Un viaggio tra le stelle con una sosta nella Stazione spaziale internazio­nale al costo di 20 milioni di dollari per passeggero. Una sfida spaziale che passa necessaria­mente dal reclutamen­to del team migliore. Da Musk alla nuova normalità dei brand, veicolata con uno storytelli­ng di volti e voci per informare, tranquilli­zzare, vendere. E anche attrarre. Il racconto parte dalle persone dell’impresa, schierate per intercetta­re l’attenzione dei talenti sul mercato. Si fa strada il “people marketing” incentrato sugli individui, sul loro vissuto, sui valori che incarnano. Un riflesso incondizio­nato legato alla perdita del luogo di lavoro, quello spazio fisico sostituito dal virtuale e da uno smartworki­ng esteso. «L’employer branding negli ultimi anni ha registrato un’evoluzione da strumento di recruiting ed engagement a strategia di mercato vera e propria. Agli obiettivi di attrazione dei talenti esterni e di fidelizzaz­ione di quelli interni si sono aggiunti quello reputazion­ale e commercial­e. L’employer branding non è più una pertinenza delle risorse umane, ma coinvolge anche marketing e comunicazi­one», afferma Antonio Incorvaia, autore di “Employer Branding” per Apogeo. Così la caccia ai talenti passa anche da azioni di guerrilla marketing. «Fino a ieri sarebbe stato impensabil­e immaginare che le persone potessero acquistare o meno un prodotto sulla base delle condizioni di lavoro di un’azienda. Oggi è ciò che succede e che è destinato ad incrementa­rsi nel futuro», precisa Incorvaia.

Dalla reputazion­e al business

Intercetta­re i talenti. In gioco c’è la reputazion­e e di riflesso il business. Lo certifica anche The RepTrak Company con una fotografia scattata in questo 2020 su 212 aziende in Italia appartenen­ti a venti settori differenti e viste con le lenti dei talenti che cercano lavoro. Lo studio è stato presentato in un incontro realizzato con Manpower Italia. «Oggi la reputazion­e dell’azienda è un asset strategico che produce impatti diretti sul business e quindi anche nella capacità di attrarre i migliori talenti. Inoltre prendere posizione su temi sociali, ambientali ed economici è fortemente richiesto da parte dei talenti: il 49% della scelta di andare a lavorare per un’azienda è basato sulla sua responsabi­lità e sulla leadership», afferma Sara Fargion, Vp & Hr Practice Leader di The RepTrak Company.

Lo segnala anche l’Harvard Business Review, calcolando come un’azienda con una scarsa reputazion­e è costretta a investire circa cinquemila dollari in più per ogni assunzione rispetto alle aziende con reputazion­e più forte. Ecco perché passare da ciò che il brand fa a ciò che il brand è risulta vincente per attrarre candidati molto più di salario e benefit. «Ambiente di lavoro, sviluppo profession­ale e riconoscim­ento non solo monetario pesano per il 51,3% sulla reputazion­e delle aziende come employer. Il restante 48,7% della scelta si basa su fattori più corporate. Oggi la trasparenz­a, l’eticità e la correttezz­a rappresent­ano elementi essenziali su cui le aziende sono valutate. Il prodotto rimane confinato come mezzo e non come fine», precisa Fargion.

Effetto domino dirompente. E un cambio di passo rispetto al passato, che vedeva come protagonis­tavedeva come protagonis­ta l’ azienda.l’ azienda .« Ora al centro della sensibilit­à di colo roche cercano lavoro c’ è la al centro della sensibilit­à di colo roche cercanolav­oro c’ è la persona: persona: il fattore umano è una prerogativ­a di benessere per il singolo, ma anche di garanzia di continuità del del business. business. Il Il lusso,lusso, leautoe le auto e la tecnologi ala tecnologia fanno capolino trai settori con maggiore reputazion­e. Ferrari e Google sono le aziende con una strategia di contenuto più efficace, mentre Accenture, Luxottica e NaturaSì mostrano una forte capacità di raggiunger­e il talento con i propri canali, stando alla situa zio nep re Cov id stando alla situa zio nep re Cov id 19.19. Il Il tempoci saprà di rese le aziende riuscirann­o a tempoci saprà di rese le aziende riuscirann­o a mantenere la loro mantenere la loro performanc­e anche inperforma­nce anche in futuro», conclude Fargion.

Social che vai, brand che trovi

Così la reputazion­e passa sempre più spesso dai canali digitali. Lo evidenzia sempre RepTrak Company. Ma attenzione: emerge che gli owned media – sito aziendale e profili social – sono quelli che portano maggior valore con +7,5 punti incrementa­li di reputazion­e. Tra i canali spiccano Instagram, Twitter e il website, mentre all’ultimo posto troviamo le sezioni dei siti dedicati al recruting, i career day e LinkedIn con circa 4-5 punti incrementa­li. «Le opportunit­à legate all’employer branding sono molteplici: incrementa­re la produttivi­tà, assicurars­i i talenti migliori, acquisire un posizionam­ento distintivo rispetto ai competitor, rafforzare autorevole­zza e leadership. Ma ci sono anche dei rischi. Il primo è di confondere una progettual­ità strategica con una tattica. O ancora non conoscere nel dettaglio il proprio pubblico», dice Incorvaia. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare vasto della rete. E la coerenza risulta essenziale. È quanto è mancato recentemen­te sempre a Musk: il Washington Post ha raccontato di una dura presa di posizione tra l’imprendito­re e le autorità locali di Fremont, in California. Qui ha sede lo stabilimen­to principale della Tesla. E sempre qui sono stati registrati diversi casi di coronaviru­s tra i dipendenti. Ma Musk si è opposto alla chiusura. Con un impatto reputazion­ale devastante.

 ??  ?? Il commesso ci mette la faccia. Walmart, colosso americano della grande distribuzi­one – la più imponente catena al mondo con quasi 12.000 punti vendita e oltre 2 milioni di dipendenti in 28 Paesi – ha realizzato uno spot partendo dalla poesia scritta da un suo dipendente, Terrell Myles. Il video, caricato su YouTube, è tuttora virale sui social
Il commesso ci mette la faccia. Walmart, colosso americano della grande distribuzi­one – la più imponente catena al mondo con quasi 12.000 punti vendita e oltre 2 milioni di dipendenti in 28 Paesi – ha realizzato uno spot partendo dalla poesia scritta da un suo dipendente, Terrell Myles. Il video, caricato su YouTube, è tuttora virale sui social

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