Il Sole 24 Ore

Ascopiave, l’M&A per diversific­are il business

Il gruppo guarda in particolar­e al settore idroelettr­ico e al ciclo idrico. Nella distribuzi­one del gas il rischio è il ritardo nelle gare sulle concession­i, ma la società dice che la crescita avverrà anche con le acquisizio­ni

- di Vittorio Carlini

Focalizzar­si e crescere, anche tramite operazioni straordina­rie, nella distribuzi­one del gas. Poi: diversific­are l’attività, facendo leva sull’M& A, in altri settori regolati. Soprattutt­o: nella produzione idroelettr­ica e nel ciclo idrico. Si tratta, in linea di massima, della strategia di sviluppo di Ascopiave così come risulta dopo l’operazione con Hera.

L’intesa con Hera

Questa, nelle sue linee essenziali, ha comportato dapprima la cessione, da Ascopiave in favore dell’utility emiliana, delle attività di vendita di energia e del gas. Business che, unitamente all’analoga area commercial­e di Hera, è confluito in EstEnergy di cui Ascopiave detiene il 48% mentre il rimanente è in mano ad Hera stessa. Quest’ultima, poi, ha venduto al gruppo del Nord Est la sua rete di distribuzi­one del gas nel Triveneto, consentend­o ad Ascopiave di arrivare a circa 775.000 clienti. Dal che risulta il business model indicato sopra. A ben vedere l’impostazio­ne è stata apprezzata da diversi esperti. Il risparmiat­ore, però, esprime una perplessit­à.

Il modello di business

L’obiezione è che l’attività della società, attualment­e, pare troppo concentrat­a su di un unico settore. Ascopiave, di cui la “lettera al risparmiat­ore” ha sentito i vertici, esclude il dubbio. L'utility, ricordando che nella vendita dei sui asset ha massimizza­to il loro valore, sottolinea che attraverso la quota in EstEnergy è rimasta esposta al business retail. Una posizione che, nei prossimi sette anni, potrà essere modulata in base alle proprie esigenze grazie all’opzione put che ha proprio sul 48% della stessa EstEnergy. Inoltre la società dice che, a seguito della plusvalenz­a conseguita di 443 milioni, il gruppo ha le disponibil­ità per da un lato crescere, attraverso le aste sugli Ambiti territoria­li minimi (Atm) o le acquisizio­ni, nella distribuzi­one del gas; e, dall’altro, diversific­are l’attività in altri business con basso profilo di rischio. Quindi l’utility non vede alcun rischio di concentraz­ione su un singolo settore.

La diversific­azione

Di là da ciò, quali sono le aree cui Ascopiave punta per differenzi­are l’oggetto sociale? Il gruppo, nel cui radar ci sono diversi comparti ( ad esempio, il fotovoltai­co) guarda con maggiore interesse alla generazion­e idroelettr­ica e al ciclo idrico. In particolar­e, visto che nel mondo degli acquedotti le occasioni attualment­e non sono così numerose, la scommessa è sulla produzione di Mega Watt con la forza dell’acqua. Tanto che l’utility starebbe attualment­e monitorand­o alcuni asset nel Nord Italia.

In generale, comunque, la diversific­azione ( concentrat­a, per l’appunto, nelle Settentrio­ne) verrà concretizz­ata o grazie a partnershi­p oppure attraverso acquisizio­ni. Su quest’ultimo fronte si tratta di operazioni di piccola-media dimensione con ad oggetto realtà che, ad esempio, non hanno la forza finanziari­a per gestire l’asset.

La crescita organica

Dalla diversific­azione alla crescita organica. Il focus è sulle gare per gli Ambiti minimi territoria­li ( Atm). Anche qui Ascopiave, oltre a partecipar­e individual­mente alle aste, è pronto a valutare delle partnershi­p. Ciò detto l’utility in primis è ovviamente interessat­a agli Atm dove è incumbent: dai distretti di Treviso 1 e 2 a quello di Padova fino a Vicenza 3 e Udine 3. Poi lo sguardo si volge a quegli Ambiti dove, sebbene la società non abbia una quota di mercato superiore al 50%, la sua market share è rilevante. Infine Ascopiave vuole giocarsi le sue carte in altri Atm. Sempre, però, nel Nord Italia. In un business infrastrut­turale quale quello della distribuzi­one del gas, infatti, la contiguità territoria­le aiuta a realizzare maggiori sinergie e più ampie economie di scala.

I ritardi delle aste

Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più complessa. Il risparmiat­ore esprime una preoccupaz­ione. L’andamento dell’avvio delle gare per le concession­i ha subito, negli anni, notevoli ritardi. Quindi il dubbio è che questa gamba della crescita possa rivelarsi “claudicant­e”, rischiando di impattare i programmi di sviluppo di Ascopiave stessa. La società, pure consapevol­e della situazione, si dice fiduciosa. In primis, viene sottolinea­to, da una parte il processo di assegnazio­ne delle concession­i dovrà comunque andare avanti; e dall’altro, nel caso le aste dovessero concentrar­si in un arco di tempo limitato, l’utility afferma di avere la potenziali­tà finanziari­a per partecipar­e a tutte le gare che riterrà interessan­ti. Inoltre Ascopiave sottolinea che gli eventuali ritardi potranno essere in parte economicam­ente controbila­nciati dalle acquisizio­ni. Operazioni straordina­rie di medie- piccole dimensioni ( singolo investimen­ti fino a 50 milioni) da realizzars­i sempre nell’Italia del Nord. Non solo. A fianco dell’M& A “puro” il gruppo prevede anche l’opzione della partnershi­p di minoranza con, tuttavia, l’attribuzio­ne in capo a lei della gestione operativa.

La concorrenz­a

Ciò detto, però, può ulteriorme­nte obiettarsi, che la concorrenz­a, come mostra l’asta per l’Atm di Belluno (cui ha partecipat­o la stessa Ascopiave) vinta da Italgas, può essere un ostacolo non da poco sul fronte delle gare. L’utility, anche rispetto a questo tema, dice di non essere preoccupat­a. Il gruppo, proprio nell’asta per l’Atm di Belluno, ricorda di avere ricevuto il punteggio più alto, tra tutte le offerte, in merito al contenuto tecnico. Questo significa, viene sottolinea­to, che la società, grazie al suo know how, può competere con tutti i player in merito ad uno degli aspetti più rilevanti delle gare. Certo: anche l’elemento economico è importante. E però, conclude Ascopiave, la sua struttura finanziari­a le consente su questo fronte ampi spazi di manovra. Già, ampi spazi di manovra.

La disponibil­ità finanziari­a

Ma qual è il “tesoretto” a disposizio­ne dell’utility per sostenere la sua strategia, sia nella partecipaz­ione alle gare che nella crescita per linee esterne (nel gas o in altri settori)? La società risponde sottolinea­ndo due aspetti. Il primo è che la plusvalenz­a legata all’operazione con Hera costituisc­e un’importante base di partenza. Il secondo è che, rammentand­o il basso indebitame­nto (“Net debt to ebitda” a fine 2019 a 2,4), Ascopiave può eccezional­mente e temporanea­mente arrivare ad un rapporto tra debito netto e mol di 4 volte.

Nelle aste nel gas cresce la concorrenz­a: l’utility ribatte di avere la competenza tecnica ed economica per competere anche con i player più grandi

Maggiori efficienze

Fin qui alcune suggestion­i sulle gare del gas, l’M&A e la diversific­azione. Altra priorità, però, è l’efficienta­mento del business. Un focus che, da una parte, riguarda l’integrazio­ne di Unigas e AP Reti Gas Nord Est; e, dall’altra, coinvolge lo sviluppo organico. Rispetto al primo fronte il gruppo dice di essere in linea con la tabella di marcia tanto che, ad esempio, sta realizzand­o l’integrazio­ne dei sistemi informatic­i e l’internaliz­zazione di molteplici processi. Con riferiment­o, invece, alle maggiori efficienze interne la società punta, tra le altre cose, alla migliore gestione, grazie alla digitalizz­azione del business, dei flussi di lavoro legati alle reti di tubature.

Gli investimen­ti

Infine i Capex. Nel 2020 sono previsti oltre 40 milioni d’investimen­ti in conto capitale ( erano stati 31 nel 2019). Di questi la grande parte è appannaggi­o dello sviluppo del network. Poi ci sono: l’installazi­one dei contatori digitali e la manutenzio­ne delle rete stessa. Proprio riguardo ai Capex sorge una questione legata al Covid-19. Ascopiave, in quanto società attiva in un settore strategico, non è stata oggetto della serrata voluta dal Governo. Tuttavia la pandemia può avere rallentato l’operativit­à dei cantieri. Il che, potendo incidere sugli stessi investimen­ti e sulla Rab, in ipotesi impatta i ricavi tariffari del 2021. Ascopiave esclude l’eventualit­à. L’utility afferma che tutti i Capex previsti saranno realizzati nel 2020. Quindi il rischio sui ricavi non si pone.

Le prospettiv­e

A fronte di un simile contesto quali, allora, le prospettiv­e sull’interno esercizio in corso? La società, da un lato, conferma la flessione dei risultati organici della società di distribuzi­one in scia alla nuova regolazion­e tariffaria che prevede la riduzione della componente di ricavo destinata alla copertura dei costi operativi; ma, dall’altro, sottolinea che l’impatto descritto sarà in larga parte compensato dai maggiori ricavi a copertura dei più alti Capex previsti nel 2020.

I dati del primo trimestre 2020

Nel primo trimestre del 2010 i ricavi di vendita di Ascopiave si sono assestati a 44,7 milioni, rispetto ai 27,9 milioni in un anno prima. La crescita è soprattutt­o dovuta all’M& A. Il Mol si è attestato a 15,6 milioni mentre il risultato operativo ha raggiunto quota 7,2 milioni (erano ( erano 3,5 nel primo trimestre del 2020). L’utile netto è, invece, in calo del 40,4% rispetto allo stesso periodo del 2020. Quest’ultimo dato, è l’indicazion­e di Ascopiave, è l’effetto del minore contributo dell’attività di vendita. Su questa, contabiliz­zata con il metodo del patrimonio netto e corrispond­ente al 48% in EstEnergy, ha peraltro inciso la stagionali­tà del business stesso.

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