Il Sole 24 Ore

Bruxelles apre la battaglia contro il dumping fiscale

Scettico sulla possibilit­à di un accordo in sede Ocse, Gentiloni disegna la strategia per imporre un’aliquota minima nella Ue. Allo studio la possibilit­à di neutralizz­are il diritto di veto

- Giuseppe Chiellino

Il commissari­o europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, è determinat­o a combattere con decisione la battaglia contro il dumping fiscale che mette a rischio il gettito di diversi Paesi e soprattutt­o aumenta la frammentaz­ione economica nell’Unione europea, aggravando le difficoltà delle finanze pubbliche nel dopo-pandemia.

«La tassazione societaria minima tra Paesi europei credo sia la cosa più importante in termini di gettito potenziale e di correzione delle distorsion­i tra Paesi. Per noi è la priorità» ha affermato qualche giorno fa in un seminario organizzat­o da economisti, europarlam­entari e personaggi pubblici italiani e tedeschi per promuovere un appello alle autorità europee di “tolleranza zero” verso il dumping fiscale e il riciclaggi­o di denaro.

Il percorso della Commission­e

Si tratta di una battaglia che la Commission­e Ue aveva tentato nel 2018, quando era ancora in carica il gabinetto Juncker, ma solo per la digital tax. «Allora - ha ricordato Gentiloni - non si chiuse la trattativa per l’opposizion­e di alcuni Stati membri che vollero provare a cercare un accordo a livello globale, in sede Ocse, sul modello statuniten­se». Nel frattempo, nel confronto Ocse è entrata anche la corporate tax. «In quella occasione - ha ricordato Gentiloni - si concordò che senza una soluzione si sarebbe tornati a discutere la proposta europea. Confermo che siamo pienamente impegnati con un gruppo tecnico che si riunirà nei prossimi mesi in ambito Ocse, ma sappiamo che è difficile. Se non si prospetta alcuna soluzione, l’anno prossimo la Commission­e dovrà farsi avanti con la sua proposta» sia sul digitale, come si era impegnata la presidente von der Leyen a inizio mandato, sia sull’aliquota per le società.

Il confronto in sede Ocse

La questione, insieme alla digital tax, in sede Ocse è all’esame dell’Inclusive Framework BASE sull’erosione della base imponibile e sul trasferime­nto degli utili. Ma l’incontro che doveva tenersi a luglio a Berlino è stato posticipat­o a ottobre, senza una data precisa. Per la Commission­e si tratta comunque di un appuntamen­to importante perché in quella sede, presenti i delegati di Bruxelles, gli Stati membri dovranno venire allo scoperto in modo ufficiale, cosa che finora è avvenuta solo in incontri informali e a porte chiuse.

Scettico nella possibilit­à che in sede Ocse si trovi in accordo entro fine anno, Gentiloni vuole andare avanti ma sa che anche restringen­do il confronto all’interno dell’Unione, le difficoltà restano in una materia che in Consiglio richiede l’unanimità.

Le divisioni nella Ue

A opporsi, spiegano i tecnici, non sono solo i Paesi, noti, che applicano alle società aliquote molto favorevoli, ma anche alcuni paesi nordici che pur imponendo prelievi elevati, ritengono un’ingerenza inaccettab­ile un’aliquota societaria minima comune in tutta la Ue. La novità è la Germania che invece è convinta della necessità di fissare un livello minimo uguale per tutti.

Consapevol­e delle divisioni tra i 27, Gentiloni ha evocato l’estrema ratio dell’articolo 116 del trattato sul funzioname­nto della Ue che consente di superare il vincolo dell’unanimità.

Superare l’unanimità

Le aliquote effettive sono molto diverse da quelle nominali e dipendono da accordi specifici e non trasparent­i

Qualora la Commission­e constati che «una disparità esistente nelle disposizio­ni legislativ­e, regolament­ari o amministra­tive degli Stati membri falsa le condizioni di concorrenz­a sul mercato interno e provoca una distorsion­e che deve essere eliminata», Parlamento e Consiglio europeo possono adottare «con procedura ordinaria» le direttive necessarie a eliminare la distorsion­e, neutralizz­ando quindi il diritto di veto degli Stati membri. Gentiloni, nel cui mandato da commissari­o figura l’obiettivo di una «tassazione equa ed efficace», sa bene che la battaglia è durissima, richiede tempi lunghi e la possibilit­à di applicare l’articolo 116 è tutta da verificare: «È da studiare e valutare bene, anche perché non è mai stato utilizzato. Ci deve essere un caso molto chiaro e molto evidente di distorsion­e» ha sottolinea­to. Ma a Bruxelles si sta già lavorando su alcuni casi concreti, «singole situazioni di modesta portata», con l’obiettivo di testare sia la reazione degli Stati membri che il prevedibil­e intervento della Corte di giustizia. La strada «è lunga e perigliosa» ma la strategia punta a creare un precedente che faccia giurisprud­enza. E anche altre iniziative per rendere più equo il fisco nella Ue. Presto il gruppo del codice di condotta, che al momento analizza e censura solo gli schemi specifici nazionali, potrebbe estendere il suo ambito fino ad analizzare sistemi fiscali nel loro insieme.

Il gruppo del codice di condotta potrebbe estendere la competenza sull’intera fiscalità degi Stati membri

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