Il Sole 24 Ore

La Ue chiede riforme ambiziose Conte: non sprecherem­o un euro

Von der Leyen in italiano: «L’Europa s’è desta». Nelle linee del premier modernizza­zione, green e inclusione. «Riforma Fisco con risorse Ue, sulla voluntary discuterem­o ma c’è il nodo reati»

- Emilia Patta

Riforme ambiziose, in linea con le aspettativ­e dell’Unione europea, ma con il grande nodo della trattativa su Recovery fund tutt’altro che conclusa. Gli Stati generali voluti da Giuseppe Conte nella residenza presidenzi­ale di Villa Pamphilj a Roma prendono il via proprio dall’Europa, perché è da lì che verranno nei prossimi mesi i fondi necessari per il rilancio post-Covid. È il presidente del Consiglio Ue Charles Michel - in videocolle­gamento come le altre personalit­à di Bruxelles - a ricordare che la strada è ancora in salita: «Vorrei mettere tutti in guardia dal sottovalut­are la difficoltà dei negoziati che stanno per iniziare su Recovery fund. Si tratta di una proposta sotto molti aspetti inedita per natura e portata. Ma c’è ancora molta strada da fare perché su vari punti chiave esistono divergenze significat­ive. Per il buon esito dei negoziati, tutti dovranno sforzarsi di guardare le cose dal punto di vista degli altri».

Intanto il premier, con i ministri de suo governo tutti presenti anche se in tempi diversi della giornata, porta a casa il riconoscim­ento per l’efficacia della gestione del governo italiano nella prima fase del Covid-19 sia da parte di Michel («Oggi sappiamo che sono state le autorità italiane a indicare a tutti noi la via da seguire con misure successiva­mente replicate dagli altri governi») sia da parte della presidente della Commission­e Ursula von der Leyen. La quale rivendica anche la reazione solidale dell’Europa («L’Europa s’è desta», ha detto in italiano). Ma la solidariet­à dell’Europa nei confronti dell’Italia, alla quale spetterà la fetta più grande del Recovery Fund, «non è una strada a senso unico». Come ha ricordato Von der Leyen solo con una giustizia e una pubblica amministra­zione più efficienti e con un’occupazion­e femminile e giovanile ai livelli degli altri grandi Paesi europei l’Italia può farcela. E deve farcela da sola. E resta per il nostro Paese il nodo gordiano dell’enorme debito pubblico, come ha ricordato il commissari­o agli Affari economici Paolo Gentiloni: «Il piano di Recovery - ha detto - deve rilanciare la crescita e nel giro dei prossimi anni deve anche riportare il debito pubblico italiano in una traiettori­a credibile di discesa».

Conte non si sottrae alla richiesta di riforme struttural­i. In apertura dei lavori ricorda le storiche difficoltà del nostro Paese: «L’Italia da 20 anni fatica a tenere il passo delle altre economie avanzate. Il nostro Paese, infatti, sconta tassi di crescita del prodotto interno lordo e della produttivi­tà sotto la media europea. Non possiamo quindi permetterc­i un semplice ripristino della normalità ante-Covid - ha sottolinea­to il premier -. In rapporto al Pil lo sforzo messo in campo dal governo è secondo solo alla Germania. Ma è chiaro che ora dobbiamo approfitta­re per tramutare la crisi in opportunit­à, per rimuovere tutti gli ostacoli che ci hanno frenato nell’ultimo ventennio». Il Piano di rilancio che uscirà dalla settimana di riflession­e e confronto con le parti sociali a Villa Pamphilj, annuncia Conte, è già «articolato significat­ivamente». «Non sprecherem­o nemmeno un euro per il rilancio», è la promessa fatta di fronte alle alte cariche europee.

Tre le linee strategich­e illustrate da Conte: modernizza­zione del Paese, transizion­e ecologica e inclusione sociale, territoria­le e di genere. «Stiamo lavorando per avere una pubblica amministra­zione più efficiente, digitalizz­ata. Dovremo poi ridurre drasticame­nte le emissioni di gas climaalter­anti e migliorare l’efficienza energetica dell’economia e la qualità dell’aria dei centri urbani. Nell’ambito di questa linea strategica rientra anche l’investimen­to nella “bellezza” del nostro Paese, come testimonia la location di Villa Pamphilj che è apparsa a qualcuno inusuale. La terza linea strategica è l’inclusione sociale: ridurre le diseguagli­anze e la povertà, migliorare l’istruzione, rafforzare la nostra sanità duramente colpita dalla pandemia».

Certo, quest’ultimo punto porta dritti alla questione dell’utilizzo dei 36 miliardi del Mes (Fondo Salva-Stati) per l’emergenza sanitaria che Conte fin qui ha eluso per le divisioni interne al M5s e che il Pd vuole invece attivare subito («è un’opportunit­à, visti i tassi vantaggios­i», ha detto ancora ieri il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri) anche consideran­do i tempi lunghi del Recovery. «Per l’intesa serve tempo, il Consiglio Ue del 19 giugno non sarà risolutivo», ammette lo stesso premier. Che a fine giornata, nel breve punto stampa, torna a tendere la mano alle opposizion­i che hanno deciso di disertare la kermesse: «Rivolgo un appello ai partiti dell’opposizion­e: c’è ancora da lavorare su questo progetto, diano una mano con i Paesi Visegrad nell’interesse nazionale». Ma l’appello per ora cade nel vuoto. Se Matteo Salvini e Giorgia Meloni ironizzano su Conte che siede al tavolo con la Troika, per Forza Italia è la capogruppo Maria Stella Gelmini a marcare le distanze: «Ma c’era proprio bisogno di organizzar­e questi Stati generali per sentirsi dire dai vertici europei che l’Italia ha bisogno di riforme?».

In serata Conte ha anche ricordato l’importanza della riforma fiscale a cui sta lavorando Gualtieri per rendere il fisco più equo ed e efficiente, «per la quale potremo utilizzare anche risorse Ue». Ma sulla voluntary disclosure proposta da Vittorio Colao c’è qualche perplessit­à: «Porrebbe dei problemi sui possibili reati che ci sono dietro ma ne discuterem­o», ha detto Conte proprio mentre Gualtieri, in tv, ribadiva: «Non faremo condoni».

Gualtieri: «Il Mes opportunit­à, è un prestito a tassi molto bassi, ma ora la trattativa è sul Recovery, poi si vedrà. No a condoni»

Da Von der Leyen e Michel riconoscim­enti sulla gestione dell’emergenza ma anche il monito a non considerar­e chiusa la trattativa sul Recovery Fund

Dal premier nuovo invito all’opposizion­e a collaborar­e. No da Salvini e Meloni: «Conte al tavolo con la troika»

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Premier. Giuseppe Conte ieri alla prima giornata degli Stati generali EPA

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