La Ue chiede riforme ambiziose Conte: non sprecheremo un euro
Von der Leyen in italiano: «L’Europa s’è desta». Nelle linee del premier modernizzazione, green e inclusione. «Riforma Fisco con risorse Ue, sulla voluntary discuteremo ma c’è il nodo reati»
Riforme ambiziose, in linea con le aspettative dell’Unione europea, ma con il grande nodo della trattativa su Recovery fund tutt’altro che conclusa. Gli Stati generali voluti da Giuseppe Conte nella residenza presidenziale di Villa Pamphilj a Roma prendono il via proprio dall’Europa, perché è da lì che verranno nei prossimi mesi i fondi necessari per il rilancio post-Covid. È il presidente del Consiglio Ue Charles Michel - in videocollegamento come le altre personalità di Bruxelles - a ricordare che la strada è ancora in salita: «Vorrei mettere tutti in guardia dal sottovalutare la difficoltà dei negoziati che stanno per iniziare su Recovery fund. Si tratta di una proposta sotto molti aspetti inedita per natura e portata. Ma c’è ancora molta strada da fare perché su vari punti chiave esistono divergenze significative. Per il buon esito dei negoziati, tutti dovranno sforzarsi di guardare le cose dal punto di vista degli altri».
Intanto il premier, con i ministri de suo governo tutti presenti anche se in tempi diversi della giornata, porta a casa il riconoscimento per l’efficacia della gestione del governo italiano nella prima fase del Covid-19 sia da parte di Michel («Oggi sappiamo che sono state le autorità italiane a indicare a tutti noi la via da seguire con misure successivamente replicate dagli altri governi») sia da parte della presidente della Commissione Ursula von der Leyen. La quale rivendica anche la reazione solidale dell’Europa («L’Europa s’è desta», ha detto in italiano). Ma la solidarietà dell’Europa nei confronti dell’Italia, alla quale spetterà la fetta più grande del Recovery Fund, «non è una strada a senso unico». Come ha ricordato Von der Leyen solo con una giustizia e una pubblica amministrazione più efficienti e con un’occupazione femminile e giovanile ai livelli degli altri grandi Paesi europei l’Italia può farcela. E deve farcela da sola. E resta per il nostro Paese il nodo gordiano dell’enorme debito pubblico, come ha ricordato il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni: «Il piano di Recovery - ha detto - deve rilanciare la crescita e nel giro dei prossimi anni deve anche riportare il debito pubblico italiano in una traiettoria credibile di discesa».
Conte non si sottrae alla richiesta di riforme strutturali. In apertura dei lavori ricorda le storiche difficoltà del nostro Paese: «L’Italia da 20 anni fatica a tenere il passo delle altre economie avanzate. Il nostro Paese, infatti, sconta tassi di crescita del prodotto interno lordo e della produttività sotto la media europea. Non possiamo quindi permetterci un semplice ripristino della normalità ante-Covid - ha sottolineato il premier -. In rapporto al Pil lo sforzo messo in campo dal governo è secondo solo alla Germania. Ma è chiaro che ora dobbiamo approfittare per tramutare la crisi in opportunità, per rimuovere tutti gli ostacoli che ci hanno frenato nell’ultimo ventennio». Il Piano di rilancio che uscirà dalla settimana di riflessione e confronto con le parti sociali a Villa Pamphilj, annuncia Conte, è già «articolato significativamente». «Non sprecheremo nemmeno un euro per il rilancio», è la promessa fatta di fronte alle alte cariche europee.
Tre le linee strategiche illustrate da Conte: modernizzazione del Paese, transizione ecologica e inclusione sociale, territoriale e di genere. «Stiamo lavorando per avere una pubblica amministrazione più efficiente, digitalizzata. Dovremo poi ridurre drasticamente le emissioni di gas climaalteranti e migliorare l’efficienza energetica dell’economia e la qualità dell’aria dei centri urbani. Nell’ambito di questa linea strategica rientra anche l’investimento nella “bellezza” del nostro Paese, come testimonia la location di Villa Pamphilj che è apparsa a qualcuno inusuale. La terza linea strategica è l’inclusione sociale: ridurre le diseguaglianze e la povertà, migliorare l’istruzione, rafforzare la nostra sanità duramente colpita dalla pandemia».
Certo, quest’ultimo punto porta dritti alla questione dell’utilizzo dei 36 miliardi del Mes (Fondo Salva-Stati) per l’emergenza sanitaria che Conte fin qui ha eluso per le divisioni interne al M5s e che il Pd vuole invece attivare subito («è un’opportunità, visti i tassi vantaggiosi», ha detto ancora ieri il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri) anche considerando i tempi lunghi del Recovery. «Per l’intesa serve tempo, il Consiglio Ue del 19 giugno non sarà risolutivo», ammette lo stesso premier. Che a fine giornata, nel breve punto stampa, torna a tendere la mano alle opposizioni che hanno deciso di disertare la kermesse: «Rivolgo un appello ai partiti dell’opposizione: c’è ancora da lavorare su questo progetto, diano una mano con i Paesi Visegrad nell’interesse nazionale». Ma l’appello per ora cade nel vuoto. Se Matteo Salvini e Giorgia Meloni ironizzano su Conte che siede al tavolo con la Troika, per Forza Italia è la capogruppo Maria Stella Gelmini a marcare le distanze: «Ma c’era proprio bisogno di organizzare questi Stati generali per sentirsi dire dai vertici europei che l’Italia ha bisogno di riforme?».
In serata Conte ha anche ricordato l’importanza della riforma fiscale a cui sta lavorando Gualtieri per rendere il fisco più equo ed e efficiente, «per la quale potremo utilizzare anche risorse Ue». Ma sulla voluntary disclosure proposta da Vittorio Colao c’è qualche perplessità: «Porrebbe dei problemi sui possibili reati che ci sono dietro ma ne discuteremo», ha detto Conte proprio mentre Gualtieri, in tv, ribadiva: «Non faremo condoni».
Gualtieri: «Il Mes opportunità, è un prestito a tassi molto bassi, ma ora la trattativa è sul Recovery, poi si vedrà. No a condoni»
Da Von der Leyen e Michel riconoscimenti sulla gestione dell’emergenza ma anche il monito a non considerare chiusa la trattativa sul Recovery Fund
Dal premier nuovo invito all’opposizione a collaborare. No da Salvini e Meloni: «Conte al tavolo con la troika»