Un banco di prova per l’Italia
Il Paese dovrà impegnarsi a realizzare i primi obiettivi già nelle prossime settimane
C’è una buona dose di rischio nell’operazione voluta dal premier Giuseppe Conte sugli Stati generali di Villa Pamphili. Impegnarsi davanti ai vertici delle grandi istituzioni europee e internazionali (Ue, Bce, Ocse) a realizzare in tempi ragionevoli riforme epocali come lotta all’evasione, digitalizzazione, sburocratizzazione, investimenti sul capitale umano, Green new Deal, inclusione sociale è un atto di coraggio notevole. Infatti, se tra qualche mese le enunciazioni di principio si riveleranno (come qualcuno già teme) l’ennesimo libro dei sogni, a farne le spese sarebbe non solo il governo Conte 2 ma lo stesso Paese.
La pandemia simmetrica ha infatti prodotto effetti asimmetrici dovuti ai diversi problemi strutturali dei singoli Paesi. E, in Europa, l’Italia poteva già considerarsi per l’alto debito e le sue fragilità strutturali un Paese “osservato speciale”. Manca ancora un nuovo sistema di regole internazionali (come Bretton Woods dopo la fine della seconda guerra mondiale) in grado di ridisegnare l’ordine dell’economia mondiale. Con le regole ancora in vigore soprattutto in Europa l’Italia dovrà mostrare un cambio di passo notevole per mostrarsi all’altezza delle sue ambizioni. Nonostante i riconoscimenti importanti all’opera del governo italiano venuti ieri dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen e dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, i 173 miliardi del Recovery fund (ora ribattezzato New Generation Ue) non sono un assegno in bianco. La solidarietà, ha insistito Michel «non è una strada a senso unico». Da una parte, l’Ue mette in campo le sue risorse, ma, dall’altra, i singoli Paesi devono «realizzare trasformazioni indispensabili». Solo un’Italia con meno burocrazia, più digitalizzazione, un fisco più equo potrà fare buon uso dei fondi europei, ricorda la presidente della Commissione. La sfida riguarda sia il governo italiano che la Commissione, sottolinea Paolo Gentiloni.
Non ci sarà, tanto per intenderci, alcun “helicopter money” nel quale sperare, ma risorse che arriveranno a partire da ottobre prima a valere sui programmi già esistenti (per l’Italia non più di 5 miliardi di Euro) e poi progressivamente da gennaio 2021 a valere sul nuovo bilancio Ue rafforzato per le misure post Covid. Le risorse europee arriveranno divise in tranche, e si sbloccheranno ad ogni obiettivo raggiunto. Se si fallisce un target, si perde una rata. Il New Generation Ue del resto è ancora tutto da approvare. Il Consiglio europeo di venerdì prossimo non sarà risolutivo come ha ammesso ieri lo stesso Conte. Si guarda con speranza al Consiglio sotto presidenza tedesca per la fine di luglio. Ma già nelle prossime settimane l’Italia dovrà dimostrare di impegnarsi a realizzare una prima parte dei suoi innumerevoli “compiti a casa”.