Due fondi in gestione a Enea
Il “Dl rilancio” prevede un Fondo per il trasferimento tecnologico, il passaggio dalla ricerca allo sviluppo di mercato, e la costituzione di Enea Tech, una fondazione di diritto privato. Stanziati in tutto 517 milioni. Il Pd ha presentato emendamenti per correggere la norma promossa dal ministero dello Sviluppo guidato da Stefano Patuanelli (M5S). Per i Dem la struttura moltiplica risorse e poltrone rispetto al Fondo nazionale innovazione della Cassa depositi e prestiti. Troppi soggetti in campo per il venture capital è la tesi. Il Mise tira dritto. Per Patuanelli lo scopo di Enea Tech è «colmare la distanza tra chi fa innovazione e chi fa impresa, senza duplicare il Fni che è invece dedicato a sostenere il percorso di crescita delle start up nel tempo, attraverso l’industrializzazione e il lancio commerciale sul mercato». Per il Mise i due organismi occupano due anelli diversi della stessa catena: lo Stato investe tramite Enea Tech in startup per sostenerle nella fase precommerciale e precompetitiva della ricerca, poi esce lasciando la fase di industrializzazione dell’idea al Fondo di Cdp. Il Mise difende anche la scelta della Fondazione, additata da alcuni come poco trasparente. «È il modo per creare in tempi più rapidi possibile un veicolo snello. La trasparenza è garantita – si replica - perché la Fondazione sarà sottoposta sia alla vigilanza Mise sia al controllo della Corte dei Conti». La stessa Agenzia Enea, tra l’altro, è deputata ad essere il gestore del Fondo per le tecnologie emergenti previsto dalla legge di bilancio 2019. Il Fondo – 45 milioni in tre anni per intelligenza artificiale, blockchain e internet of things –non è ancora operativo. Dopo un lungo periodo per il concerto tra Mise e Mef, il decreto attuativo (un Dpr) risulta ancora al parere del Consiglio di Stato.