Giovani matematici senza frontiere
Tre studenti di Imola hanno fondato un servizio non profit, Lead the Future, per informare i coetanei italiani su come iscriversi alle università più prestigiose del mondo: dal 2018 sono stati selezionati 200 candidati
Tre studenti di Imola hanno fondato un servizio non profit, Lead the Future, per informare i coetanei italiani su come iscriversi alle università più prestigiose del mondo: grazie al mentoring, in tre anni sono stati selezionati 200 candidati che hanno potuto accedere a esperienze di internship in aziende e istituzioni come Apple, Google, Eth Zurich, Cern e Nasa.
Emanuele Rossi lavora a Twitter e abita a Imola. Twitter non si formalizza sul luogo dal quale i suoi collaboratori lavorano, specialmente dopo il Covid-19, purché siano concentrati e attivi sui progetti dell'azienda. Matematico e informatico, a 24 anni, con una laurea all'Imperial College di Londra e un master all'università di Cambridge, hacollaborato alla ricerca di sistemi automatici per riconoscere le fake news e ora si occupa di recommendation. Partito da un normalissimo buon liceo italiano, il Rambaldi Valeriani di Imola, Emanuele ha percorso una strada apparentemente improbabile: «Ma in realtà basta sapere come si fa». E non c'è molto da sapere. Ma ai ragazzi italiani non lo spiega nessuno. Proprio per questo, con Matilde Padovano, 22 anni, che studia computer science a Cambridge, e Francesco Capponi, 27 anni, che lavora a Linkedin, tutti partiti dallo stesso liceo di Imola, ha fondato nel 2018 un servizio
Lead The Future
LtF è una non profit fondata nel 2018 da tre ragazzi di Imola: Emanuele Rossi, 24 anni, Matilde Padovano, 22 anni, e Francesco Capponi, 27 anni. Ha selezionato oltre 200 giovani da aiutare a fare domanda per entrare nelle università e nelle aziende internazionali. E conta su oltre 100 mentor che lavorano nelle più prestigiose università e aziende internazionali e che sono disponibili a seguire i candidati per tutte le procedure necessarie.
Come funziona e con chi lavora
I mentor che aprono le porte ai giovani italiani ne seguono due o tre fino al raggiungimento dell'obiettivo. Ecco alcune delle università e delle aziende dove lavorano:
Google, LinkedIn, Rolls Royce, ESA, Twitter, Google, Apple, Amazon, Siemens, Netflix, BNP Paribas , Facebook, NVIDIA, Dallara Automobili, Accenture, Cisco , Maserati, Yale University, IBM, Research Stanford University, University College London, Dropbox, NASA, California Insititute, of Technology, Università di Pisa, MIT, Max Planck ETH - Zurigo Grenoble, Ecole de Management Universitat Pompeu, Fabra. non profit, Lead the Future, per informare i giovani italiani su come iscriversi alle università internazionali. Con risultati sorprendenti. In tre anni sono stati selezionati 300 candidati. E oltre cento persone che si trovano in posti eccezionali, da Apple a Amazon, da Yale a Stanford, si sono messe disposizione per aprire loro le porte della conoscenza.
È una storia che quei tre ragazzi hanno scritto da soli. Tutto è cominciato con le Olimpiadi della Matematica, nel 2012-2013, quando Emanuele frequentava il terzo anno del liceo. C’era anche Francesco: «Lui aveva tre anni più di me. Era stato bocciato perché si era perso in un progetto di informatica tutto suo. Ma fuori dalla scuola con lui imparavamo il lunguaggio di programmazione C++». E c’era Matilde appena arrivata in prima e subito entrata nel giro. La scuola partecipava alle Olimpiadi: gare individuali e a squadre. «Ci siamo organizzati e iscritti». Ed è stata la scintilla. «Alle Olimpiadi la matematica è un po’ diversa. A scuola ti insegnano un argomento e poi ti danno il problema: se ti ricordi la spiegazione vai avanti, altrimenti ti fermi. Alle Olimpiadi ti danno i problemi, ma sei tu a dover trovare l’approccio per affrontarli. Si compete in modo sano e si trovano stimoli che altrimenti mancano».
Da quell’anno in poi, alle Olimpiadi, gli imolesi ottengono successi evidenti. Che non nascono dal nulla: dal 2012, appunto, cominciano a costruire una comunità di studenti che si aiutano a imparare programmazione e logica e si allenano per le Olimpiadi, la AlgoGen. Una serie di bronzi, argenti e ori individuali e a squadre porta il liceo di Imola a superare i grandi istituti delle città più popolose. I ragazzi non avevano ancora idea di che cosa fare dopo il liceo, ma avevano scoperto una passione per la matematica e incontrato persone diverse che aprirono per loro mondi nuovi. Per esempio, li aiutarono a pensare di andare a studiare all’estero. «Sembrava una prospettiva lontana. Il processo di selezione per l’iscrizione alle università tipo Cambridge sembra insormontabile. Ma se qualcuno ti guida diventa facile. Quando Matilde ha iniziato informatica a Cambridge era l’unica italiana. Adesso sono dieci. Con due ore di supporto, con qualcuno che ti spiega come si fa un “personal statement” e come avere una lettera di referenze, si fa una domanda che permette di entrare quasi sempre».
Fedeli a una cultura solidale con il loro territorio, quando tornavano a casa, i tre imolesi giravano per i licei spiegando di queste opportunità. «Ci siamo accorti che così il processo non scalava». Abbiamo pensato a fare evolvere AlgoGen in Lead the future: la piattaforma mette in collegamento “mentor” e “mentee”. Da una parte, ci sono persone che si trovano in posti eccezionali, vogliono restituire ai giovani italiani un po' dei vantaggi che il loro paese gli ha dato e sono disponibili a spiegare come si entra in certe università o come si fa domanda per lavorare nelle imprese innovative; dall’altra parte, ci sono i giovani interessati a studiare in quelle università e a lavorare in quelle aziende. Lead the Future seleziona i candidati, scegliendoli non soltanto in base ai voti ma anche e soprattutto in base a quanto hanno fatto in più rispetto al normale programma scolastico. «Le università inglesi e americane non hanno nulla di più delle nostre sul piano dell’insegnamento delle materie. Ma sono superiori per tutto il resto: gli stage, le esperienze con progetti veri, l’ecosistema di startup con le quali si può collaborare. Esperienze importanti. Che mancano in Italia: da noi gli studenti stanno nella loro bolla,, non incontrano il mondo reale».
Emanuele è un esempio. «Ho fatto diversi stage. Al secondo anno sono stato ammesso a Google, il sogno di molti. Ho conosciuto persone che facevano ricerca usando il machine learning. Uno era italiano e sono rimasto in contatto. Alla fine del master sono andato a lavorare con loro, sotto la guida del professor Michael Bronstein. Il progetto era bellissimo: applicava il machine learning ai grafi (oggetti che permettono di schematizzare una grande varietà di situazioni e processi, ndr) invece che, come si fa di solito, alle fotografie o ai testi. Studiando i grafi si elaborano modelli di comportamento delle reti. Abbiamo applicato il metodo al riconoscimento delle fake news: non ne analizziamo il contenuto ma il modello di diffusione. Io lavoravo al machine learning». La startup, Fabula Ai, che faceva questa ricerca è stata acquisita da Twitterche ha tenuto i collaboratori.
E ora la nuova esperienza, post coronavirus. «Gli orari sono sempre stati flessibili a Twitter. Tutto è basato sui risultati. Ultimamente c’è libertà anche nello spazio. Twitter già prima del coronavirus voleva diventare azienda che opera da remoto. Già prima io lavoravo almeno un giorno da casa e facevo weekend lunghi a Imola. Il Covid-19 ha accelerato tutto».
Quella di questi ragazzi è una storia di porte trovate aperte. Che i tre fondatori, insieme ai nuovi membri del team, Gabriele Corso, Nicola Croce, Samuele Ceroni, Federico Dragoni, ripensano per restituire aperture agli italiani. Perché nel lungo termine la partecipazione dei giovani a una dimensione economica internazionale è destinata a essere decisiva, per loro e per l’Italia. E se non ci pensa qualcuno, la distanza tra chi è dentro e chi è fuori aumenta troppo. Come osserva Francesco Capponi: «Un tempo le rimesse degli emigranti aiutavano l’Italia con la moneta. Oggi lo fanno a livello cognitivo». Il che è coerente con le caratteristiche dell’economia della conoscenza.