Atenei, meglio il mix aula e online
Indagine sugli studenti. Per 2 su 3 a settembre occorre alternare: le lezioni a distanza presentano criticità. Sì a 198 nuovi corsi di laurea tra ingegneria biomedica, food e diritto
Gli universitari chiedono di non archiviare l’esperienza dell’e-learning. A dirlo è un’indagine di Ipsos-Federica weblearning che Il Sole 24Ore pubblica in esclusiva. I due terzi del campione intervistato (1.200 universitari di tutta Italia) auspicano che il nuovo anno accademico inizi con un mix di lezioni in aula e online per non disperdere l’esperienza di questi mesi. Ma va superato il digital divide: 9 su 10 hanno avuto un problema nella fruizione via web e il 33% non ha ancora superato i problemi di connessione. Intanto, nella settimana che coincide con l’inizio della maturità si delinea l’offerta formativa degli atenei. Sul piatto quasi 200 nuovi di corsi di laurea. Food, ingegneria biomedica e nuove frontiere del diritto le aree più gettonate.
Il futuro è adesso. Quanto meno negli atenei. A oltre tre mesi dalla chiusura delle università e dal passaggio obbligato (e pressoché totale) alla didattica a distanza, 2 studenti su 3 promuovono con riserva l’esperienza che abbiamo alle spalle e, guardando alla riapertura di settembre, chiedono di miscelare le lezioni in aula con quelle online. A dirlo è un’indagine di Ipsos-Federica Weblearning (il centro di ateneo per il distance learning della Federico II di Napoli) su un campione di 1.200 universitari di tutta Italia, che il Sole 24Ore pubblica in esclusiva.
Il successo «quantitativo»
Finora gli unici numeri organici sull’e-learning negli atenei erano quelli diffusi a fine marzo dal ministro Manfredi sulla base delle rilevazioni della Crui, secondo cui risultava raggiunto l’80% degli universitari ed erogato online il 94% dei corsi. Anche l’indagine di Ipsos - che ha il pregio di aver interpellato direttamente i fruitori del servizio - conferma il successo quantitativo dell’operazione emergenziale avviata dalle università. Se prima della pandemia quasi la metà degli studenti non aveva avuto alcuna esperienza di didattica digitale in “house”, adesso l’88% dichiara di aver seguito fino a 5 corsi online negli ultimi tre mesi. Con un giudizio tutto sommato positivo del proprio ateneo: oltre il 70% giudica sufficiente la reattività dimostrata, la tempestività e chiarezza delle comunicazioni e l’efficacia. Quanto all’esperienza didattica, malgrado molti atenei si siano concentrati sulla videoconferenza, metà della popolazione studentesca ha sperimentato anche modalità asincrone (cioè registrate) e miste. Ed è proprio quella asincrona - da sola o in combinazione con quella sincrona - ad aver incontrato particolare consenso.
La lezione per il futuro
Sebbene per un’ampia maggioranza del campione (i 4/5) la didattica a distanza non potrà mai equiparare il valore dell’aula, oltre 3/4 degli studenti sono convinti che la trasformazione digitale della didattica sia irreversibile. Guardando al nuovo anno solo il 30% degli universitari, infatti, confida nel ritorno alla situazione pre-emergenza, gli altri 2/3 si augurano una programmazione mista tra lezioni frontali e digitali. E - perché no - con una maggiore opportunità di ibridazione curricolare attraverso la didattica aperta.
C’è un ostacolo da rimuovere però in vista di settembre ed è il digital divide. Nove studenti su 10 hanno riscontrato disfunzioni nella fruizione online delle lezioni. I problemi di connessione riguardano ancora un terzo degli intervistati, ma la maggior parte dei limiti osservati riguarda le lezioni in streaming. Oltre metà degli intervistati riscontra difficoltà dovute all’inesperienza dei docenti nella gestione della smart education, rispetto al nuovo registro della comunicazione virtuale (32%) e alla gestione della diretta (26%). Mentre il 35% si autoattribuisce un deficit di attenzione durante le videoconferenze. Quanto agli strumenti a disposizione, benché i 2/3 abbiano un Pc portatile e una connessione di rete, nel 42% dei casi, per poter seguire le lezioni, ci si è visti costretti ad acquistare nuovi device o installare/migliorare il proprio collegamento Internet. Una pressione su famiglie e studenti che si affianca a quella della gestione degli spazi: più di uno su 5 ha dovuto condividere l’uso del dispositivo con un altro familiare e uno su 4 non ha avuto a disposizione un ambiente a uso esclusivo per seguire le lezioni. Un gap che difficilmente potrà essere risolto con i 20 milioni stanziati dal decreto Rilancio.
Resta il nodo del digital divide: un terzo del campione ha ancora difficoltà di connessione Internet