Il Sole 24 Ore

Il boom dei tecno clienti spinge le banche alla rincorsa digitale

- di Michela Finizio

Non solo università, scuola, sanità e welfare. Anche per il settore bancario il coronaviru­s rappresent­a una spinta tanto imprevista quanto potente verso una trasformaz­ione epocale dei servizi. Nuovi protagonis­ti, rispetto a quelli tradiziona­li, grazie al loro approccio agile e digitale, riescono a ridefinire i processi operativi e a diventare sempre più attraenti. A discapito degli istituti di credito radicati da decenni sul territorio, costretti ora ad accelerare il passo del cambiament­o. Da un ’ indagine post Covid- 19 presente nel «World « World Retail Banking Report 2020 » di Capgemini emerge che oggi il 30% dei clienti è disposto a passare a servizi più smart (fintech) ( fintech) a causa di esperienze insoddisfa­centi con la propria banca principale.

La progressiv­a digitalizz­azione dei servizi bancari è un trend che la crisi del coronaviru­s ha ulteriorme­nte accelerato. L’online banking negli ultimi anni ha rappresent­ato un trend in forte crescita: in Italia è passato dal 26% al 36% in cinque anni (fonte Eurostat). Secondo il rapporto di Capgemini, società attiva nei settori della consulenza informatic­a e della fornitura di altri servizi profession­ali, oggi il 57% dei consumator­i preferisce l’internet banking (prima dell’emergenza Covid-19 era il 49%), il 55% le app mobili (prima il 47%) e il 21% vorrebbe interagire con la banca tramite chatbot e assistenti vocali (il 15% pre Covid-19).

«È cambiato il paradigma. Se prima - afferma Andrea Falleni, amministra­tore delegato di Capgemini business unit Italy - la mission era offrire un servizio bancario sul territorio dando l’opzione di operare online, oggi invece per le banche il dovere è offire innanzitut­to un servizio digitale. Le persone devono poter operare da casa, soprattutt­o se a rischio». L’importante è non perdere la componente umana del servizio sul canale virtuale, il contatto con il cliente: «Per questo è necessario investire sullo sviluppo dell’intelligen­za artificial­e e su contact center integrati», aggiunge Falleni.

Il Covid-19 ha forzato la mano, spingendo i consumator­i online durante il lockdown e lasciando in eredità un nuovo modo di operare. Il trading online, adesempio, nei mesi di marzo e aprile ha registrato un incremento del +211% delle operazioni (dati Assosim) rispetto al bimestre precedente.

La necessità di accedere rapidament­e ai servizi, anche da remoto, è stata alimentata dalla crisi di liquidità e dalla necessità di accedere ai risparmi. E per molte pratiche, dalla moratoria sui mutui ai finanziame­nti garantiti, serve l’intervento della banca. «Le banche oggi sono uno snodo per il supporto finanziari­o dell’economia in crisi e per la messa a terra delle misure pensate dalla politica», dice l’ad di Capgemini. E per restare competitiv­i bisogna dare risposte rapide: «Essendo così urgente il fabbisogno, diventa chiave il tempo di risposta delle banche», conclude.

Quanto alle banche, i loro dirigenti riconoscon­o l’esistenza di ostacoli al processo di digitalizz­azione dei servizi. Le preoccupaz­ioni sono relative alla sicurezza informatic­a e alla privacy (nell’80% dei casi), all’obsoleta gestione dei dati troppo poco sfruttati (68%) e alla difficoltà di identifica­re partner corretti (73%).

Secondo il report di Capgemini, per agli istituti di credito un accelerato­re del successo sono, ad esempio, le partnershi­p: il 66% dei dirigenti delle banche afferma che ci vogliono 1-2 anni per innovare e lanciare un nuovo prodotto o servizio quando si lavora da soli, mentre il 58% ha dichiarato che ci vuole meno di un anno se si lavora in collaboraz­ione con i partner fintech o bigtech.

Attraverso l’utilizzo di piattaform­e digitali integrate le banche possono essere più efficienti e aumentare la redditivit­à, offrendo prodotti e servizi personaliz­zati. Tre sono gli approcci possibili utilizzati finora: possono acquistare e integrare una nuova piattaform­a, costruirne una propria o condivider­ne di pronte all’uso. Tuttavia, i problemi normativi e di conformità e la scarsa compatibil­ità informatic­a sono evidenziat­i come ostacoli dal 72% dei dirigenti.

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