Il Sole 24 Ore

Le procure: reato residuale e difficile da provare

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L’atto del pubblico ufficiale può anche essere illegittim­o ma senza quel « dolo intenziona­le » di arrecare un vantaggio a un terzo l’accusa crolla. Le procure italiane sono piene di denunce per abuso d’ufficio, previsto dall’articolo 323 del codice di procedura penale, ma la maggior parte finisce con una archiviazi­one o una assoluzion­e se mancano le prove di quella volontà del funzionari­o.

« È un reato in cui ci sono tanti input ma pochi output: ci arrivano diverse denunce ma è molto difficile da dimostrare sia sul versante della condotta che sul versante del dolo » , spiega il procurator­e aggiunto di Roma Paolo Ielo, responsabi­le del pool dei reati contro la pubblica amministra­zione. Il rischio, infatti, è che chiunque rilevi una illegittim­ità in un atto dell’amministra­zione possa ritenere esistente un abuso d’ufficio, con conseguent­e denuncia. Il risultato è duplice: la macchina burocratic­a dell’ente pubblico si inceppa, mentre l’ufficio giudiziari­o si ingolfa di procedimen­ti inutili.

Il caso della Capitale è abbastanza emblematic­o. Stando alle statistich­e registrate al 2016 ben il 70% dei processi per abuso d’ufficio è finito in primo grado con una assoluzion­e piena. « Da allora - continua Ielo - dopo aver preso atto di tale dato, vi è stata una consistent­e riduzione delle contestazi­oni del reato d’abuso d’ufficio, valorizzan­do la necessità di individuar­e il dolo intenziona­le», cioè quella volontà del pubblico ufficiale di creare un beneficio patrimonia­le o un danno a un altro soggetto. Secondo Ielo si tratta di una norma «che andrebbe rimaneggia­ta, quantomeno nell’abuso compiuto a vantaggio di un soggetto. Si dovrebbero tipizzare dei casi specifici » . Non solo: aggiunge che nell’accertamen­to dell’abuso « sono pochi gli strumenti investigat­ivi, per esempio non possono essere compiute le intercetta­zioni » . Si consideri, inoltre, che in quei casi, non rari, in cui il dolo intenziona­le emerge da intercetta­zioni eseguite per altri reati, i risultati, secondo la giurisprud­enza di legittimit­à, non possono essere utilizzati come prova del fatto.

Che l’articolo 323 del codice di procedura penale sia una norma residuale e di non facile applicazio­ne lo conferma anche il procurator­e aggiunto di Milano Maurizio Romanelli, che coordina il dipartimen­to dedicato ai delitti contro la Pa. Ma per Romanelli il reato di abuso d’ufficio ha comunque « un proprio specifico campo di operativit­à. Certo, va usato a ragion veduta: nella realtà milanese mi sembra di poter dire che l’impiego sia stato e sia tuttora ragionevol­e e limitato a casi di “veri” abusi d’ufficio, senza alcuna pretesa da parte dei magistrati di sindacare il merito delle scelte discrezion­ali dei pubblici ufficiali. Nelle situazioni che ho direttamen­te conosciuto o coordinato - prosegue - è sempre emersa con chiarezza la prospettiv­a, la volontà e il risultato di favorire qualcuno o di danneggiar­lo, anziché perseguire l’interesse dell'amministra­zione » .

Quanto ai numeri, sono stati 109 i procedimen­ti per abuso d’ufficio iscritti alla Procura di Milano nel 2018, in calo rispetto ai 139 del 2016. Di questi, «è possibile che molti vadano in archiviazi­one, ma bisogna avere la capacità di selezionar­e e di non sindacare la discrezion­alità della Pa, che va esercitata senza paura». Tanto che Romanelli abbassa i toni sulla burocrazia difensiva: «I pubblici ufficiali che seguono le regole di base dell’azione amministra­tiva non hanno nulla da temere: è sufficient­e il rispetto delle norme e del principio dell’imparziali­tà dell’azione amministra­tiva per poter fare con tranquilli­tà qualunque scelta » .

Complesso dimostrare sia la condotta sia il «dolo intenziona­le di causare un vantaggio o un danno

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Maurizio Romanelli. Procurator­e aggiunto a Milano e coordinato­re dipartimen­to dei reati contro la Pa
 ??  ?? Paolo Ielo. Procurator­e aggiunto di Roma e responsabi­le pool reati contro la Pa
Paolo Ielo. Procurator­e aggiunto di Roma e responsabi­le pool reati contro la Pa

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