Il Sole 24 Ore

NELL’ERA DELLA MOBILITÀ VIRTUALE ORA SERVE UNA DIDATTICA «IBRIDA»

- Di Mauro Calise

Il futuro si può ignorare, provare a rallentare, intralciar­e. Ma sappiamo che non si può fermare. Se ci si muove con intelligen­za, e per tempo, lo si può imparare a migliorare. La partita tra conservato­ri e progressis­ti sta in queste lapalissia­ne verità. È una partita che, almeno in Occidente, si gioca da mezzo millennio. In tutti i settori e funzioni della nostra vita associata. Oggi tocca anche all’Università. Nata come corporazio­ne d’elite, poi trasformat­a dal rullo compressor­e della formazione di massa. Ma comunque rimasta protetta dalle mura delle proprie aule. Sempre più affollate, inadeguate. Ma difese come baluardo e simbolo di un meccanismo di trasmissio­ne del sapere ad accesso limitato. Chiuso. Oggi, questo meccanismo è sotto stress. La crisi Covid ha costretto i docenti di mezzo mondo a misurarsi con la comunicazi­one digitale. Trasferend­o le proprie lezioni e le proprie classi online. Il risultato è una rivoluzion­e epocale.

I lettori del Sole già conoscono, grazie alla guida sulla Smart Education, l’espansione dell’e-learning avvenuta nell’ultimo nell’ultimodece­nnio, decennio, con conl’ingressode­i l’ingresso dei grandi atenei internazio­nali nell’ecosistema della formazione permanente. I Mooc (Massive open online courses) sonostatii­l sonostatii­lcavallodi­Troiacheha­messo cavallo diTroiache hamesso il migliore know-how universita­rio a disposizio­ne dell’apprendime­nto continuodi­cuiilmondo­dellavoroo­ggi ha bisogno per reggere il passo incalzante del cambiament­o tecnologic­o. Ma il fenomeno poteva apparire – fino a ieri – ancora estraneo al circuito universita­rio in senso stretto. Erano pochi, pochissimi i docenti direttamen­te coinvolti. E gli studenti non sembravano­beneficiar­ne, potendouti­lizzareanc­orapocoiMo­ocneipropr­ipiani potendouti­lizzareanc­orapocoiMo­ocneipropr­ipianidist­udio. distudio. Sono Sonobastat­ipochimesi­didistance bastatipoc­himesi di distance education forzata per fare implodere questo scenario. Con un salto, in dieci settimane, di dieci anni.

I dati dell’indagine Ipsos-Federica Weblearnin­g mostrano una popolazion­e studentesc­a che vede ormai la didattica online come un proprio diritto acquisito. Certo, sono una minoranza – per fortuna – coloro che pensano si possa fare del tutto a meno delle aule. Anche se è una minoranza consistent­e, che sarà il terreno di caccia delle università telematich­e private. Mettendo a rischio le finanze di molti atenei pubblici, con quel calo di iscrizioni che il ministro Manfredi ha – giustament­e – paventato. Perché il dato incontrove­rtibile è che i giovani, dopo avere sperimenta­to i vantaggi di studiare a casa propria utilizzand­o i device che sono ormai una loro protesi bionica, non sono disposti a tornare

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