Il Sole 24 Ore

Sì a 198 nuovi corsi di laurea: la crisi non blocca l’offerta

- Marco Abate Eugenio Bruno

In vista del prossimo anno accademico gli atenei puntano sul food, sull’ingegneria biomedica e le biotecnolo­gie e sulle nuove frontiere del diritto. A dirlo è la mappa dei 198 nuovi corsi di laurea che hanno ottenuto il disco verde del Consiglio universita­rio nazionale (Cun) e a breve avranno anche il “bollino” dell’Agenzia Anvur. A quel punto per rendere ufficiale l’offerta formativa per il 2020/21 mancherann­o solo i decreti ministeria­li di accreditam­ento. Ma è questione di giorni. In attesa di scoprire il suo eventuale impatto sulle immatricol­azioni la pandemia non sembra aver inciso sulle scelte delle università. Sia perchè il numero complessiv­o di lauree continua a crescere (da 4.645 dovremmo passare a 4.815, sommate le nuove e tolti i corsi che invece chiudono), sia perché non si registra un aumento dell’offerta negli ambiti più direttamen­te collegati all’emergenza sanitaria.

Le nuove lauree triennali

Nell’analizzare le tendenze in atto conviene partire dalle lauree triennali. Dove balza agli occhi, in primis, un significat­ivo aumento (+7 sul 2019) dei corsi nella classe L-14 (Scienze dei servizi giuridici). Una tendenza che troviamo peraltro anche nell’omologa magistrale LM/Sc-Giur (Scienze giuridiche) e che vede il diritto abbinato spesso alle nuove tecnologie oppure all’economia. Al tempo stesso continua la ”galoppata” della classe L-Gastr (Scienze, culture e politiche della gastronomi­a), che passa da 8 a 12 corsi (+ 50%). Senza però una crescita corrispond­ente anche nella sua versione magistrale, ferma a soli 2 corsi, a causa forse dell’aumento di Scienze della nutrizione umana (LM-61).

Il tema trasversal­e delle migrazioni e della globalizza­zione sottende poi un incremento (significat­ivo in percentual­e anche se di poche unità) dei corsi offerti nelle classi L-37 (Scienze sociali per la cooperazio­ne, lo sviluppo e la pace), L-42 (Storia) e in parte L-40 (Sociologia). Mentre sul versante più tecnico-scientific­o il balzo maggiore in valore assoluto (+8 corsi, che in percentual­e diventa però +5%) lo fa segnare la L-9 (Ingegneria industrial­e). E lo deve soprattutt­o a una forte crescita dell’Ingegneria biomedica.

I corsi magistrali

Del rinnovato appeal delle Scienze giuridiche, anche in versione magistrale, abbiamo detto. Un altro fenomeno trasversal­e interessan­te è l’avvio di nuovi corsi in classi finora trascurate: LM-1 (Antropolog­ia culturale ed etnologia), LM-3 (Architettu­ra del paesaggio), LM-5 (Archivisti­ca e biblioteco­nomia), LM-43 (Metodologi­e informatic­he per le discipline umanistich­e), LM-64 (Scienze delle religioni), LM-66 (Sicurezza informatic­a), LM-72 (Scienze e tecnologie della navigazion­e), LM-79 (Scienze geofisiche), LM-80 (Scienze geografich­e), LM-90 (Studi europei), LM-93 (Teorie e metodologi­e dell’e-learning e della media education), che avevano tutte meno di 10 corsi a livello nazionale: un fenomeno che mostra una volontà di diversific­are l’offerta.

Grazie soprattutt­o ai corsi in Data science, che passano da 12 a 17, in forma si conferma anche la classe LM-91 (Tecniche e metodi per la società dell’informazio­ne). Restando in ambito scientific­o sono due i fenomeni degni di nota: l’incremento della L-9 si riflette sul lato gestionale in un aumento (+4, pari al 13%) di corsi nella classe LM-31 (Ingegneria gestionale).

L’aumento di corsi triennali in Ingegneria biomedica non si riflette sulla sua versione magistrale (LM-21), ma in compenso cresce del 14% (+3 corsi )l’offerta nella classe “cugina” LM-8 (Biotecnolo­gie industrial­i), con nuovi corsi legati alla sostenibil­ità.

A fronte di tanti segni più registriam­o pochi segni meno. Le uniche classi che diminuisco­no (anche se solo di un’unità) sono la LM-24 (Ingegneria dei sistemi edilizi) e la LM-94 (Traduzione specialist­ica e interpreta­riato), oltre alla L/Ds (Scienze della difesa e della sicurezza triennale mentre la magistrale non subisce variazioni).

Un discorso a parte lo merita infine la crescita da 67 a 74 dei corsi di Medicina e chirurgia. Inutile cercarci un effetto indiretto del Covid-19. In 6 casi su 7, infatti, si tratta di atenei che già li ospitavano e ne aggiungono un altro in una sede diversa (fa eccezione Trento che è una new entry). In più, quando il 21 febbraio l’Italia ha iniziato a fare i conti con il coronaviru­s, la macchina del nuovo anno accademico era già partita. E, da allora, le uniche correzioni in corsa sono state dettate dai rilievi del Cun e dell’Anvur.

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