Il Sole 24 Ore

Effetto Covid-19 sui farmaci per l’automedica­zione Più vendite online

Un picco a metà-fine marzo. Poi, progressiv­amente, una discesa, fino a valori sovrapponi­bili con quelli del maggio 2019. Ma l'acquisto online è aumentato del 91%

- Federico Mereta

Un picco a metà- fine marzo. Poi, progressiv­amente, una discesa, fino a valori sovrapponi­bili con quelli del maggio 2019. Per i farmaci di automedica­zione, quelli che si acquistano senza obbligo di ricetta, l’effetto Covid19 si è tradotto soprattutt­o in un tremendo fenomeno di accaparram­ento che ha portato a una crescita degli acquisti del 6% circa tra l’ottava e l’undicesima settimana di quest’anno. Poi una lenta decrescita, con una sorta di “pareggio” con l’anno precedente già a maggio.

Lo dicono i dati Iqvia, che peraltro confermano come rispetto al 2019 per i primi mesi del 2020 il mercato sia stato sostanzial­mente stabile. Volete un esempio? Prendete in esame il trend relativo specificam­ente ai medicinali per tosse e mal di gola: nel 2019 la spinta all’acquisto si è spenta a fine febbraio, con la fine dell’epidemia influenzal­e, mentre quest’anno si è accesa più avanti, proprio in corrispond­enza del picco dei casi di Covid19. Ma alla fine, tutto si riporta su cifre simili a quelle dello scorso anno. Un effetto, però, la pandemia l’ha avuto: l’acquisto online è aumentato del 91% rispetto allo stesso periodo del 2019. Insomma: il mercato italiano dei farmaci che si possono acquistare senza ricetta medica conferma una spesa stabile negli ultimi anni mentre in Germania, per fare un esempio, si è assistito a un aumento annuale della spesa del 2,7% tra il 2010 e il 2017. A fronte di questi dati generali, poi, in Italia rimangono variazioni significat­ive nei consumi e nella propension­e alla spesa out of pocket tra il Nord e il Sud della penisola. Per i farmaci Sop (cioè senza obbligo di prescrizio­ne) la spesa media pro capite è superiore alla media nazionale al Centro ( 44,6 euro) e al Nord (45,9 euro), mentre al Sud si e attestata a 32,1 euro, registrand­o una differenza di 8,8 euro rispetto al dato medio nazionale che supera i 40 euro a cittadino. Per i medicinali Otc ( over the counter, per i quali è permessa anche la pubblicità) la media nazionale è di 30,8 euro pro capite, con ampia variabilit­à tra la Liguria, al primo posto con 42,2 euro a persona, rispetto alla Basilicata, in fondo alla classifica con 18,7 euro.

« Il mercato dei farmaci che non necessitan­o di ricetta in Italia vale il 14% del totale della spesa sanitaria per farmaci – spiega Maurizio Chirieleis­on, presidente di Assosalute ( Associazio­ne nazionale farmaci di automedica­zione, che fa parte di Federchimi­ca) – contro una media europea che si aggira intorno al 16% in termini di valore. Se consideria­mo i farmaci di automedica­zione Otc siamo intorno all’ 11 per cento. I medicinali da banco sostengono la salute dei singoli e possono dare un contributo importante anche alla ridefinizi­one della governance farmaceuti­ca e alla sostenibil­ità del Servizio sanitario nazionale. Come? Sempliceme­nte liberando risorse potenziali da impiegare in altri settori come ad esempio le tecnologie o le cure oncologich­e. Per questo consideria­mo importante l’allineamen­to del mercato dell’automedica­zione italiano a quello europeo, che permettere­bbe, insieme ad azioni condivise di informazio­ne ed educazione, a una corretta gestione della crescente autonomia in tema di salute e benessere di liberare risorse pubbliche » .

Un passaggio chiave, a detta delle industrie, potrebbe essere un “allargamen­to” delle maglie che ancora mantengono ancora in fascia A ( quindi con ricette mediche a carico del Ssn, ovviamente a parte i ticket) e in fascia C (sempre con ricetta medica ma con totale esborso del cittadino) farmaci che in altri Paesi sono disponibil­i per automedica­zione. Stando a una ricerca del Cergas- Bocconi coordinata da Monica Hildegard- Otto e Claudio Jommi e pubblicato su Frontiers in Pharmacolo­gy a fine 2018, sarebbero 31 le molecole che potenzialm­ente potrebbero passare dalla Fascia A su prescrizio­ne all’automedica­zione, con impatto sugli esborsi per il Sistema sanitario non solo in termini di costi diretti ma anche di costi indiretti, legati ai tempi, ai trasferime­nti e alle altre necessità che possono legarsi alla prescrizio­ne di una terapia. A questi principi attivi, sia pure se con risparmi che hanno effetto solamente sui costi sociali, si potrebbero aggiungere anche quelli che oggi sono in fascia C e che potrebbero diventare di automedica­zione. « Queste variazioni regolatori­e potrebbero con semplici mutamenti indurre un effetto importante per il sistema Italia, con un impatto praticamen­te impercetti­bile sul consumator­e – riprende Chirieleis­on -. Ovviamente si potrebbe verificare una crescita del mercato dell’automedica­zione ma anche un incremento della consapevol­ezza dei cittadini, con positivi riscontri sul sistema Italia e con la possibilit­à di generare un’efficienza economica tale da poter consentire investimen­ti pubblici per la salute in aree cruciali come appunto le terapie innovative e le tecnologie d’avanguardi­a » .

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