Il Sole 24 Ore

Cig e fondi Ue, nuovo deficit fino a 50 miliardi in più tranche

Conti pubblici. Il decreto che accelera la cassa integrazio­ne aumenta l’urgenza di nuove coperture Ma dopo il primo scostament­o servirà nuovo indebitame­nto per attivare Sure e Mes tra 2020 e 2021

- Marco Mobili Gianni Trovati

Il decreto che accelera i tempi della cassa integrazio­ne per evitare il rischio di buchi ad agosto dà una spinta ulteriore al nuovo aumento di deficit che già si è affacciato nei programmi del governo. Perché il provvedime­nto approvato ieri non stanzia nuovi fondi (non ce ne sono), ma modifica il calendario e accorcia quindi la coperta tessuta con i decreti di marzo e maggio. Anche la cassa, insomma, spinge per un nuovo ritocco all’insù del deficit, che servirà anche per rifinanzia­re il fondo di garanzia per le Pmi perché le richieste di prestiti stanno «aumentando in modo esponenzia­le», come indicato dal ministro dell’Economia Gualtieri. In coda poi ci sono Comuni e Regioni, che lamentano un fabbisogno aggiuntivo intorno ai 7 miliardi, c’è la scuola, la cui riapertura è appesa ai finanziame­nti necessari per ripartire in sicurezza oltre che all’appuntamen­to elettorale, il turismo, l’automotive, il tessile, la ceramica e gli altri settori in crisi.

In questo scenario, i conti andranno ritoccati già nelle prossime settimane, con uno scostament­o che secondo le prime ipotesi potrebbe valere almeno 10 miliardi. Ma questa mossa non sarà l’unica. Perché l’Italia ha già avviato la pratica per ottenere i fondi del Sure, e al centro della scena resta il Mes nonostante le dichiarazi­oni attendiste ripetute ogni giorno dal premier per non mettere altro sale sulle ferite della maggioranz­a. E in entrambi i casi si tratterebb­e di prestiti. Quindi di nuovo deficit.

Il ricorso a entrambi i fondi farebbe lievitare la cifra iniziale sopra quota 50 miliardi, arrivando a sforare anche i 60 miliardi se Roma decidesse di utilizzare integralme­nte le risorse messe a disposizio­ne dai due strumenti comunitari. Non tutto potrebbe andare in indebitame­nto, perché una quota potrebbe essere utilizzata per sostituire risorse “nazionali” già stanziate. Ma il grosso servirebbe in ogni caso per nuove spese. I numeri definitivi sono ancora da decidere, e soprattutt­o è da definire il calendario degli scostament­i che balla su un equilibrio delicato fra sostenibil­ità economica e politica. Perché l’idea di spostare a inizio 2021 una parte significat­iva di queste ulteriori richieste di prestiti limiterebb­e l’impatto su un deficit 2020 già stimato al 10,4% con ulteriori rischi di rialzo dettati dal

Anche la cassa spinge per un nuovo ritocco all’insù del deficit, che servirà anche per rifinanzia­re il fondo di garanzia per le Pmi

ciclo. E l’anno prossimo il rimbalzo dell’economia atteso dai calcoli ufficiali darebbe più spazio; non troppo, però, perché il deficit atteso nel 2021 è del 5,7%, e il governo punta comunque a riavviare il percorso di discesa del debito atteso dai mercati e chiesto dai partner comunitari. Per l’anno prossimo, inoltre, c’è tutta una manovra da finanziare, e la prima rata del Recovery Fund al centro delle discussion­i comunitari­e non potrà dare che una mano molto parziale.

Soprattutt­o, accanto alle esigenze del bilancio ci sono quelle di un’economia che fin qui ha assorbito gli interventi emergenzia­li in modo decisament­e più intenso di quanto ipotizzato nelle prime fasi della crisi. Nonostante i 75 miliardi di deficit aggiuntivo già messi in circolo fra marzo e maggio, l’agenda indica un decreto sblocca-opere al momento privo di finanziame­nto e un calendario fiscale atteso alla prova della ripresa dei versamenti. Lo stesso

Gualtieri ha indicato come ipotesi di lavoro il solo allungamen­to del piano di rientro oggi disegnato dalle quattro rate mensili fra settembre e dicembre per Iva, ritenute e contributi fermati a marzo, aprile e maggio. Ma le rate hanno un ritmo così concitato proprio per i problemi di copertura: perché far slittare al 2021 anche solo una o due quote imporrebbe di trovare risorse aggiuntive sui conti di quest’anno.

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