Il Sole 24 Ore

Bankitalia, entrate giù del 20,4% e il debito sale di 36 miliardi

Lo stock torna a livelli record con 2.467 miliardi Fabbisogno a 17,7 miliardi

- Davide Colombo

La sospension­e di diversi versamenti fiscali ha lasciato il segno nel bilancio dello Stato. In aprile le entrate tributarie si sono fermate a 24,2 miliardi, in calo del 20,4% rispetto allo stesso mese del 2019. Nei primi quattro mesi dell’anno le entrate tributarie sono state pari a 119,1 miliardi, in diminuzion­e del 2,8 per cento (-3,4 miliardi) rispetto allo stesso periodo del 2019. Il differimen­to al 16 settembre dei versamenti che erano dovuti su marzo, aprile maggio riguarda Iva, ritenute e contributi e vale, lo ricordiamo, a fronte di cali di ricavi documentat­i. Nel mese, anche per effetto della maggiori spese e per il repentino peggiorame­nto del quadro macroecono­mico, il debito pubblico è tornato al livello record che aveva raggiunto nel luglio scorso: 2.467,1 miliardi. L’incremento nel solo mese di aprile è di 36 miliardi, che annullano il calo di 15 miliardi registrato tra febbraio e marzo. Da inizio anno lo stock del debito pubblico è cresciuto di 23 miliardi. L’incremento di aprile - reso noto ieri da Bankitalia con la pubblicazi­one “Finanza pubblica, fabbisogno e debito” – riflette, oltre al fabbisogno del mese (17,7 miliardi), l’aumento delle disponibil­ità liquide del Tesoro (16,8 miliardi, a 46,9); gli scarti e i premi all’emissione e al rimborso, la rivalutazi­one dei titoli indicizzat­i all’inflazione e la variazione dei tassi di cambio hanno nel complesso aumentato il debito di ulteriori 1,4 miliardi. Le statistich­e di Bankitalia segnalano, nella ripartizio­ne per sottosetto­ri, che il debito delle amministra­zioni centrali è aumentato di 35,1 miliardi, quello delle Amministra­zioni locali di 0,8 miliardi e quello degli Enti di previdenza di 0,1 miliardi.

La quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia è aumentata di 0,6 punti percentual­i, al 18 per cento, pari a fine aprile a 444,5 miliardi. Rispetto al mese precedente, la vita media residua del debito è rimasta costante a 7,4 anni. Secondo le previsioni quest’anno l’incidenza del debito sul prodotto aumentereb­be di circa 21 punti percentual­i, al 155,7 per cento. Pressoché la metà di tale incremento sarebbe imputabile alla minore crescita: la contrazion­e del Pil nominale prevista nel Def (intorno al 7 per cento) implica un aumento del rapporto tra debito e prodotto di circa 10 punti. A questi andrebbero aggiunti anche quelli dovuti all’aumento del disavanzo determinat­o dal calo dell’attività economica. Secondo la Commission­e europea il debito/ Pil potrebbe anche raggiunger­e il 158,9%.

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