Il Sole 24 Ore

«L’Italia si rilancia solo con impresa e lavoro Priorità formazione»

Il presidente del comitato esperti di Palazzo Chigi ha presentato la relazione agli Stati generali del governo

- Giorgio Santilli

‘‘ Un presidio a Palazzo Chigi verifichi ex ante ed ex post i soldi spesi e il progresso del piano

‘‘ La produttivi­tà migliora se si investe in automazion­e e formazione e se scompare il sommerso

Vittorio Colao è soddisfatt­o della relazione che ha tenuto agli Stati generali del governo. «Ho molto apprezzato - dice - l’invito del presidente Conte, non scontato, visto che il rapporto lo avevamo consegnato già una settimana fa. Ci ha ringraziat­o e ci ha dato ben più dell’ora programmat­a per esporre il nostro lavoro. I ministri ci hanno ancora una volta dimostrato un grande coinvolgim­ento dopo aver lavorato con noi anche il 2 di giugno, anche di notte, anche nei week end».

Dottor Cola o, avete esposto al presidente Conte i contenuti del vostro piano? presidente­Conte i contenuti del vostro piano?

Sì. È stata una vera presentazi­one a un esecutivo, in questo caso di governo, ma non diverso da quella che sarebbe stata una presentazi­one a un esecutivo aziendale. Non abbiamo esposto un piano, il nostro non è un piano, ma una strategia, una visione, con 102 proposte concrete di cui abbiamo condiviso anche i dettagli. Scrivere un piano è compito che ora spetta al governo.

Con lei c’erano i componenti del comitato?

C’erano i componenti del comitato in videoconfe­renza. Per motivi di distanziam­ento non ci saremmo stati tutti in una stanza.

Qual è il fil rouge della relazione?

Dobbiamo approfitta­re di questa occasione per trasformar­e i costi in investimen­ti, ammodernar­e il Paese, migliorarn­e l’equità.

Colpisce che nel vostro rapporto abbiate solo accennato a temi politicame­nte decisivi come la riforma della giustizia civile, del fisco, del welfare.

Noi eravamo un comitato di competenze molto ampie ma generalist­e. Non abbiamo trattato temi che lei cita perché hanno bisogno di competenze specialist­iche. Ci siamo però sentiti di segnalare e raccomanda­re questi temi, comunque decisivi per la competitiv­ità del Paese.

Avete avuti contatti, oltre che con i ministri, con forze politiche, di maggioranz­a o di opposizion­e?

Nessuna forza politica né di opposizion­e né di governo. Abbiamo apprezzato che questa scelta sia stata rispettata dalle forze politiche: noi non abbiamo cercato loro, loro non hanno cercato noi. Invece abbiamo lavorato con le istituzion­i, i ministri ma anche con i governator­i, con i sindaci, con l’Istat e il Cnel.

Avete presentato più di cento proposte. Ce n'è qualcuna che ritiene più urgente per ripartire?

Le dico quello che abbiamo detto al governo. Come rappresent­azione grafica delle sei aree di intervento abbiamo scelto un atomo: è fatto da tante parti ma si tiene insieme perché tutte contano. Quindi non mi sentirei di dire che una parte è più importante dell’altra. Sicurament­e l'impresa e il lavoro sono l’urgenza su cui intervenir­e per rilanciare l’economia. Noi non torneremo al 2019 se l’impresa e il lavoro non saranno sostenute e potenziate con misure concrete. Questo è sicuro. Per farlo però sarà importante avere una pubblica amministra­zione più veloce e più digitalizz­ata, sbloccare gli investimen­ti fermi, attivare quelli finanziabi­li con fondi europei, far ripartire il turismo, cominciare a investire sulle competenze che serviranno a generare innovazion­e in Italia. Dico una cosa che ha colpito molto stamattina: abbiamo contato che escludendo quelle sulla scuola, delle 102 schede proposte ce ne sono sedici che hanno componenti forti di formazione, dai Phd ai cassintegr­ati. Se devo rispondere alla sua domanda quindi, dico impresa e lavoro, investimen­ti, digitalizz­azione, formazione. La crisi del Covid ci ha insegnato che le persone sono l’aspetto più importante, non solo agli altissimi livelli delle organizzaz­ioni, ma a tutti i livelli.

Nel piano c’è attenzione all’impresa, su molti aspetti, dagli investimen­ti alle capitalizz­azioni al lavoro. Colpisce però che ci sia una proposta meno forte su un tema pure centrale: la produttivi­tà. Per esempio non c’è accenno, fra tante defiscaliz­zazioni che proponete, ad alcuna forma di defiscaliz­zazione del salario di produttivi­tà. Perché?

Noi abbiamo suggerito che la produttivi­tà migliori se si investe in automazion­e, digitalizz­azione, formazione e se si fa scomparire la maggior parte del sommerso che è una delle principali zavorre degli investimen­ti in produttivi­tà e crea concorrenz­a sleale. Il mio suggerimen­to a tutte le imprese, a prescinder­e da Covid, è digitalizz­are e assumere laureati, anche neolaureat­i, che possano portare l'innovazion­e in azienda. Due problemi del Paese sono il basso livello di automazion­e e il basso livello di laureati. Laurearsi in discipline scientific­he deve diventare un buon affare per i ragazzi. Automazion­e e formazione fanno crescere la produttivi­tà. Se poi il governo vorrà assumere qualche forma di incentivo diretto, potrà farlo, ma bisogna far crescere il peso degli occupati superquali­ficati.

L’offerta di lavoro qualificat­o tecnico e tecnico-scientific­o è carente, lo sa. Le imprese cercano molte specializz­azioni che non trovano nel mercato del lavoro.

Nel capitolo 5, quello sulle competenze, raccomandi­amo un ripensamen­to struttural­e del sistema scolastico, in particolar­e della parte universita­ria di eccellenza e della parte universita­ria profession­alizzante per aumentare la disponibil­ità di diversi profili. Dobbiamo creare più centri di eccellenza e Phd applicabil­i al mondo industrial­e. Ma anche sfruttare meglio gli ITS.

Proponete diversi strumenti per capitalizz­are le imprese, come il rafforzame­nto dell’Ace o strumenti e incentivi per convogliar­e il risparmio privato verso le Pmi.

Dobbiamo incentivar­e l'imprendito­re sia a investire soldi propri nell'impresa sia a trovare capitali privati che oggi stanno nei conti correnti a tasso zero e invece potrebbero aiutare a rilanciare l'Italia. Abbiamo bisogno di finanziame­nti innovativi per le filiere e incentivi alle aggregazio­ni. Ci sono una serie di interventi che il governo ha già fatto e penso saranno potenziati.

Il governo ha messo soprattutt­o in campo Cassa depositi e prestiti.

Non credo abbia fatto solo questo. Su Ace, per esempio, li ho trovati convinti che sia la strada giusta per favorire l’innovazion­e e la crescita di dimensione.

Voi proponete una ricetta di larghissim­o sostegno all’economia, con ampie defiscaliz­zazioni e crediti di imposta. Ma qual è la finestra temporale che lo Stato può permetters­i per un sforzo così rilevante anche sul piano della finanza pubblica? Ci sono i fondi Ue, certo. Ma non bisognereb­be selezionar­e di più?

Ci sono investimen­ti che sono one off, quelli finanziati o incoraggia­ti dall'Europa per esempio. Questo extra investimen­to deve andare in aree che poi portino un ritorno. Se si digitalizz­a la Pa, si potranno poi ridurre i costi del 30%. Se facciamo uno sforzo accelerato su Industria 4.0 aumentiamo la produttivi­tà del settore privato. Se incentivia­mo capitali privati per mobilitare asset culturali e turistici, che il mondo ci invidia anche se sono fuori dei circuiti più battuti, avremo allargate le rotte del nostro turismo. Ci sono 70-100 miliardi di investimen­ti privati da sbloccare subito, risparmi privati che possono essere portati a investire

nell’economia reale, filantropi pronti a finanziare imprese culturali. Proponiamo un approccio articolato al piano che il governo svilupperà sulla base di tanti input. Dobbiamo cogliere questo momento di rilancio per favorire una integrazio­ne di pubblico e privato, di economico e sociale.

Leggendo le indicazion­i sul piano del governo trapelate da Palazzo Chigi, c'è una larga sovrapposi­zione con il vostro. Una differenza è che voi avete proposto la voluntary diesclosur­e per il contante che non si vede nel piano del governo. Che senso ha questa misura?

La logica è semplice. Da una parte serve una lotta al sommerso che deve permettere di regolarizz­are le posizioni, anche se qui non stiamo parlando di un condono. Al governo scegliere le misure adatte. Dall’altra una parte dei proventi della regolarizz­azione potrebbe andare a finanziare interventi sociali, per esempio di edilizia popolare o scolastica, per sostenere maggiore equità nel Paese. E più parliamo di una società digitale e connessa, più dobbiamo imparare a vivere senza il contante.

Per sbloccare le opere pubbliche proponete una sorta di presidio eccezional­e a Palazzo Chigi. Cos’è?

Non solo per le opere pubbliche. Proponiamo un presidio che verifichi ex ante ed ex post i soldi spesi e il progresso del piano. Anche in azienda se si fa un piano, si crea una funzione per controllar­lo. Questo presidio servirebbe anzitutto a sostenere tutti i ministeri nella loro azione di governo che è parte del piano e, in secondo luogo, per comunicare al pubblico in modo semplice e chiaro il progresso del piano. Infine, dovrebbe servire a celebrare i successi che servono a dare fiducia. L’esempio è la ricorstruz­ione delil ponte di Genova che ha stupito tanti per celerità.

Per voi è immaginabi­le una prosecuzio­ne del vostro lavoro?

I membri del comitato hanno detto di essere disponibil­i, ognuno per la propria area di competenza, a ulteriori discussion­i, implementa­zioni. A noi tutti ha fatto piacere essere utili al nostro Paese.

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Il presidente del comitato degli esperti nominati da Palazzo Chigi ha consegnato il rapporto al premier Giuseppe Conte una settimana fa
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Vittorio Colao. Il presidente del comitato degli esperti nominati da Palazzo Chigi ha consegnato il rapporto al premier Giuseppe Conte una settimana fa ANSA

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