Mes, il premier valuta di spostare la scelta a settembre
Per contenere gli effetti sul Governo delle tensioni all’interno dei grillini
Giuseppe Conte sceglie di non farsi tirare per la giacca. E, davanti a un M5S terremotato da scontri e veleni, sempre sul punto di implodere, si muove con estrema cautela. L’urgenza di Palazzo Chigi è evitare ogni mina sul terreno del Governo e con questo obiettivo si procede. Al punto che, tra le proteste delle opposizioni, non soltanto si provvede a trasformare in un’informativa le comunicazioni del premier previste domani alle Camere in vista del Consiglio europeo di venerdì, per scongiurare un voto sulla risoluzione pro Mes annunciata da Emma Bonino di +Europa, ma che si valuta addirittura il rinvio a settembre di ogni decisione sul ricorso alla linea di credito pandemica del Fondo Salva- Stati. Ovvero dopo lo spartiacque politico delle elezioni regionali.
Ufficialmente Conte ha continuato a ripetere che « deciderà il Parlamento» e che «come Governo non abbiamo necessità di attivare il Mes » , ma la convinzione che la maggioranza non reggerebbe alla prova di un voto è sempre più diffusa, a maggior ragione davanti alla nuova bufera in casa M5S. Bufera da cui sia il premier sia il Pd provano a tenersi lontani. « Non reputo opportuno valutare vicende interne a una delle forze di maggioranza», ha non a caso detto Conte, negando di aver sentito Beppe Grillo. E ha frenato apertamente sia sulla creazione di una sua lista, che aveva irritato tanto i pentastellati quanto i dem, sia su un suo ruolo di guida del Movimento, auspicato ieri da Paola Taverna: « Lo dico a chi mi inserisce nei sondaggi, lo dico ai miei compagni di viaggio, se a fine incarico torno alla mia occupazione sarò soddisfatto. Non c’è il problema di uno spazio da trovare per il presidente del Consiglio » .
Il Pd, dal canto suo, decide di non infierire sul caso dei rapporti tra il M5S e il Venezuela di Maduro. «Non voglio commentare indiscrezioni giornalistiche di cui non abbiamo contezza della veridicità » , spiega ai microfoni di 24Mattino su Radio24 il capogruppo dem a Montecitorio, Graziano Delrio. «Cerchiamo di fare il bene di questo Paese, ogni partito ha le sue dinamiche e i suoi rapporti » . Soprattutto, Delrio tiene a precisare tra le righe il cambio di rotta radicale del Conte 2 rispetto al Conte 1: « Questo Governo è nato con una forte vocazione europeista. Ha scelto l’Europa come orizzonte e come destino » .
È la rivendicazione in capo al Pd di aver riportato l’Italia nel solco europeista. E suona come un avvertimento all’ala pentastellata che quel cammino potrebbe mettere a repentaglio. “Contenerla” il più possibile è la parola d’ordine. E in questa chiave va letto anche l’infittirsi dei contatti tra il capodelegazione del Pd, Dario Franceschini, e il ministro M5S Luigi Di Maio. Considerato l’unico in grado di tenere a bada tutte le anime, in attesa che gli “stati generali” del Movimento consegnino una fisionomia più definita alla creatura di Grillo e Casaleggio e alla stessa maggioranza.
Nel frattempo i dem non fermeranno il pressing su Conte per una linea di maggiore «concretezza» e perché gli altri Stati generali, quelli sull’economia in corso a Villa Pamphilj, non si risolvano in una passerella sterile a favore del premier. E un primo riconoscimento lo ottengono sulla proposta rilanciata dal segretario Nicola Zingaretti di non utilizzare le scuole come seggi elettorali in autunno. « È una buona idea » , ha detto ieri Conte. « Chiederò alla ministra Lamorgese di studiare soluzioni alternative». Ecco, le alternative. Per adesso nessuno ne intravede all’attuale Governo. «Ma il premier deve stare attento», è il monito di un big pentastellato: «Oggi gradimento e popolarità sono altissimi, la crisi potrebbe far girare il vento » .