La logistica chiede un progetto Servizi 4.0 per spingere i traffici
Le braccia, le gambe e la mente del nostro import ed export: sono le 95mila imprese logistiche che operano in Italia. Domani il mondo della logistica e della movimentazione delle merci, rappresentato da Confetra (la confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica), incontrerà il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Governo nell’ambito degli Stati generali dell’economia. Sarà una importantissima occasione per discutere del futuro logistico del Paese. Ivano Russo, direttore generale di Confetra, anticipa al Sole 24 Ore i temi del confronto. «Anzitutto - spiega Russo - è da riconoscere al Governo l’aver posto la logistica al centro dell’agenda economica del Paese. Non era scontato». Le imprese della logistica vogliono aprire con il Governo un confronto sulle politiche industriali che servono al settore. Dice Russo: «Stiamo ai numeri: movimentiamo circa 490 milioni di tonnellate di merce in import ed export. Il tutto per il 65%/70% nel giro di 3mila chilometri: praticamente due volte la distanza tra Milano e Catania. Il nostro ecosistema logistico è asfittico, va dal Maghreb alla Germania. La nostra mappa degli scambi internazionali è limitata. Più che una potenza globale, dal punto di vista logistico l’Italia è una commodity regionale utilizzata in buona parte dalle merci provenienti dalla Cina per raggiungere il centro Europa. Il messaggio che intendiamo lanciare è chiaro: dobbiamo allungare la gittata, se vogliamo svolgere un ruolo da protagonisti globali».
Secondo Confetra, la gittata logistica si allunga muovendosi in due direzioni. Anzitutto sostenendo la competitività, il valore e l’internazionalizzazione della nostra manifattura. In secondo luogo aiutando le imprese logistiche a crescere come comparto. A differenza di Germania, Francia, Svizzera, Danimarca - rimarca Russo - noi non abbiamo «campioni nazionali» multimodali nel settore, di dimensioni tali da rappresentare le gambe e la mente degli interessi economici italiani nel mondo. «Né abbiamo - continua Russo - un ampio tessuto di medie imprese strutturate e finanziariamente robuste. Il nanismo dimensionale esiste anche nel nostro settore, e se oltre il 90% delle nostre 95mila imprese ha meno di 9 addetti e di 5 milioni di fatturato, abbiamo un problema. Sono imprese che spesso lottano per la sopravvivenza, che hanno tenuto aperto il Paese durante il lockdown, vanno ringraziate, ma alle quali non si può chiedere di essere protagoniste autonome della Via della Seta, o di aggredire il mercato africano, o di essere protagoniste dell’intesa commerciale tra Ue e Mercosur». Sono imprese, spesso sottocapitalizzate, che fanno fatica anche a investire in blockchain, digitalizzazione, intelligenza artificiale: eppure questi sono oggi il vero valore aggiunto che un servizio logistico può offrire, al netto del mero trasporto fisico che va via via sempre più perdendo di valore . Dice ancora Russo: «Abbattere il cuneo fiscale, liberare risorse per gli investimenti innovativi, sostenere il passaggio generazionale, incentivare i contratti di rete ed i contratti franco destino, favorire la capitalizzazione e l’internazionalizzazione: se il Paese vuole essere protagonista degli scambi internazionali, deve varare una sorta di Progetto Servizi 4.0 che in un triennio cambi il profilo produttivo del settore».
Guardiamo alla Germania, per esempio: Db Schenker nel cargo ferroviario, Dhl su gomma corriere e spedizioniere, Eurokai nel terminalismo portuale, Hapag Lloyd come grande Shipping Line, Lufthansa Cargo, leader nel trasporto aereo merci. Il primato logistico europeo e globale, di quel Paese, non è casuale. Discorso simile si può fare per Francia e Svizzera, per non parlare della Cina. Sul piano delle infrastrutture, dirà domani Confetra, le priorità riguardano il completamento dei Corridoi Ten-T e del programma di interventi “Ultimo miglio ferroviario” per connettere tutti i nostri scali core alla rete nazionale. È urgente anche la messa in sicurezza dell’accessibilità stradale per i porti dove - da Piombino a Bari passando per il caso Genova - persistono problemi enormi. «Confidiamo molto - conclude Russo - nel piano Italia Veloce presentato dalla ministra Paola De Micheli. E poi le semplificazioni: solo nei porti, vi sono 133 procedimenti amministrativi di controllo sulle merci in capo a 17 diverse pubbliche amministrazioni». Una giungla da disboscare al più presto.